mercoledì 15 ottobre 2014

Appello alla FNSI


Per i giornalisti italiani gli effetti della crisi generale sono 
drammatici. Le più gravi difficoltà economiche dal secolo scorso a 
oggi hanno trovato il settore dell'informazione in una fase di 
trasformazione ,di cambiamento, caratterizzata dalla polverizzazione 
dell'offerta, che ha messo in ginocchio non solo chi lavora per 
informare, ma anche  editori incapaci di guardare oltre la transizione. 
La grande massa di colleghi che rientrano nella sfera del lavoro 
autonomo o finto tale e' sempre piu' vessata, la questione uffici stampa 
e' in perenne stallo e  intanto  non si riesce ancora a riformare una 
legge ordinistica vecchia di oltre mezzo secolo. Al Sud la congiuntura 
e' ancora più difficile e molti colleghi sono in uno stato di vera e 
propria disperazione. La necessità' di un sindacato forte  non e' più
rinviabile. Siamo estranei rispetto  ad antiche   responsabilità di  
dirigenti che hanno creato  i presupposti del dissesto dell'associazione 
napoletana della stampa. E' una vicenda che non ci riguarda. E' 
importante , invece, per noi costruire un soggetto che tuteli , promuova 
ed assista il lavoro di chi fa informazione. Abbiamo sperato di poterlo 
fare all'interno dell'unica casa dei giornalisti italiani, la Fnsi. 
Alcuni di noi hanno dato vita al sindacato  giornalisti della Campania  
(  in sigla SGC,  che ha poi fatto richiesta di essere federato ), altri 
vi si sono iscritti, altri ancora non hanno aderito alla nuova 
iniziativa, solo perche' attendevano che dalla casa di tutti di Roma 
arrivasse l'indicazione che si era sulla strada giusta o viceversa 
l'individuazione di un altro percorso.   Ci amareggia vedere che si va 
verso il congresso con l'esclusione del giornalismo campano . Ci 
sentiamo traditi.Ne trarremo le conseguenze se non si troverà una 
soluzione,  che potrebbe essere quella di una sessione statutaria del 
prossimo congresso, che approvi prima dello svolgimento dell' assise 
quadriennale ordinaria una norma transitoria. Un'iniziativa 
necessaria per non perdere l'unitarietà del sindacato dopo oltre un 
secolo di vita.La Campania rappresenta circa il dieci per cento della 
popolazione nazionale.Non saremmo noi ad essere sconfitti in caso di 
esclusione, ma tutte le altre associazioni nel loro federarsi in un 
soggetto non piu' nazionale. Non crediamo che la categoria possa 
permetterselo. Siamo purtroppo in bilico fra qualche strapuntino cui 
qualcuno pensa e la bella proposta del presidente dell'associazione di 
stampa del Friuli Venezia Giulia di celebrare a Napoli il congresso. 
Sarebbe la soluzione politicamente piu' forte per riaffermare il tutti 
per uno, uno per tutti. Anche senza alcuna struttura, siamo 
personalmente pronti a collaborare, ma soprattutto e' fondamentale per 
noi esserci a pieno titolo. Un mosaico senza un pezzo , peraltro 
consistente, non e' tale. Ed e' evidente che a perdere non sarebbe chi 
non vede la propria parte di disegno inserita, ma anche tutti gli altri 
che danno l'apporto ad un' opera destinata a rimanere incompleta. Il 
congresso rischierebbe di celebrare la sconfitta del giornalismo 
italiano nel suo momento più difficile. 

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