Per i giornalisti italiani gli effetti della crisi generale sono
drammatici. Le più gravi difficoltà economiche dal secolo scorso a
oggi hanno trovato il settore dell'informazione in una fase di
trasformazione ,di cambiamento, caratterizzata dalla polverizzazione
dell'offerta, che ha messo in ginocchio non solo chi lavora per
informare, ma anche editori incapaci di guardare oltre la transizione.
La grande massa di colleghi che rientrano nella sfera del lavoro
autonomo o finto tale e' sempre piu' vessata, la questione uffici stampa
e' in perenne stallo e intanto non si riesce ancora a riformare una
legge ordinistica vecchia di oltre mezzo secolo. Al Sud la congiuntura
e' ancora più difficile e molti colleghi sono in uno stato di vera e
propria disperazione. La necessità' di un sindacato forte non e' più
rinviabile. Siamo estranei rispetto ad antiche responsabilità di
dirigenti che hanno creato i presupposti del dissesto dell'associazione
napoletana della stampa. E' una vicenda che non ci riguarda. E'
importante , invece, per noi costruire un soggetto che tuteli , promuova
ed assista il lavoro di chi fa informazione. Abbiamo sperato di poterlo
fare all'interno dell'unica casa dei giornalisti italiani, la Fnsi.
Alcuni di noi hanno dato vita al sindacato giornalisti della Campania
( in sigla SGC, che ha poi fatto richiesta di essere federato ), altri
vi si sono iscritti, altri ancora non hanno aderito alla nuova
iniziativa, solo perche' attendevano che dalla casa di tutti di Roma
arrivasse l'indicazione che si era sulla strada giusta o viceversa
l'individuazione di un altro percorso. Ci amareggia vedere che si va
verso il congresso con l'esclusione del giornalismo campano . Ci
sentiamo traditi.Ne trarremo le conseguenze se non si troverà una
soluzione, che potrebbe essere quella di una sessione statutaria del
prossimo congresso, che approvi prima dello svolgimento dell' assise
quadriennale ordinaria una norma transitoria. Un'iniziativa
necessaria per non perdere l'unitarietà del sindacato dopo oltre un
secolo di vita.La Campania rappresenta circa il dieci per cento della
popolazione nazionale.Non saremmo noi ad essere sconfitti in caso di
esclusione, ma tutte le altre associazioni nel loro federarsi in un
soggetto non piu' nazionale. Non crediamo che la categoria possa
permetterselo. Siamo purtroppo in bilico fra qualche strapuntino cui
qualcuno pensa e la bella proposta del presidente dell'associazione di
stampa del Friuli Venezia Giulia di celebrare a Napoli il congresso.
Sarebbe la soluzione politicamente piu' forte per riaffermare il tutti
per uno, uno per tutti. Anche senza alcuna struttura, siamo
personalmente pronti a collaborare, ma soprattutto e' fondamentale per
noi esserci a pieno titolo. Un mosaico senza un pezzo , peraltro
consistente, non e' tale. Ed e' evidente che a perdere non sarebbe chi
non vede la propria parte di disegno inserita, ma anche tutti gli altri
che danno l'apporto ad un' opera destinata a rimanere incompleta. Il
congresso rischierebbe di celebrare la sconfitta del giornalismo
italiano nel suo momento più difficile.
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