ESCLUSIVA - KILMARNOCK, Pascali: "Io uno dei 250 giovani del Parma. Vi racconto tutto e cosa accadde dopo aver detto la verità"

Manuel Pascali, capitano del Kilmarnock, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di ItaSportPress per analizzare l’andamento della sua squadra e della situazione del Parma. Pascali infatti è uno dei tanti giovani che nel 2007 furono messi sotto contratto dal club ducale. Questo il suo racconto partendo però dalla sua esperienza in Scozia.

Pascali, nelle ultime 5 partite il Kilmarnock ha ottenuto 4 pareggi ed una vittoria. Siete a 5 punti dalla Top 6. Ci sono possibilità reali di agganciare i play-off?

"Abbiamo due partite in meno rispetto alla quinta ed una rispetto alla sesta. Ne mancano sei prima dello "split", possiamo farcela ed escludendo il Celtic, abbiamo partite alla nostra portata. Dipende da noi, abbiamo cambiato il mister quattro giornate fa ed abbiamo fatto punti pesanti avendo giocato su campi difficili,ma in alcune occasioni siamo stati un po’ sfortunati. Siamo un po’ delusi perché avevamo iniziato alla grande, però facendo un confronto con la scorsa stagione, quando ci siamo salvati all’ultima giornata, ritengo che ritrovarci a sei turni dalla fine in questa posizione e poterci giocare un posto per la Top 6 non è affatto male. Abbiamo cambiato moltissimi giocatori e ci siamo dovuti adattare al campo sintetico. Le prossime tre partite ci diranno se potremo aspirare alla Top 6 oppure dovremmo accontentarci di arrivare al settimo posto". 

In Scozia, il Rangers è fallito nel 2012 per problemi finanziari. I Gers hanno dovuto ricominciare dalla Third Division. Pensa che il campionato scozzese si sia livellato escludendo il Celtic?

"Sicuramente ha dato l'opportunità ad altri club di avvicinarsi al Celtic, mentre prima si faceva a gara per arrivare al terzo posto, adesso c’è la possibilità di ambire alle Coppe europee e quindi di accedere ai preliminari di Champions o di Europa League, come è successo all’Inverness, all’Aberdeen o al Motherwell l’anno scorso. C’è da dire però che è stato controproducente perché sia Celtic che Rangers portavano nelle casse dei club molti soldi (dai diritti tv esteri) che venivano investiti per acquistare calciatori di livello. Attualmente, non avendo i Rangers in Premiership, si crea un buco per squadra di circa mezzo milione di sterline, perché quando giochi in casa contro di loro riempi lo stadio, mentre quando giochi da loro sei in tv e questa situazione ha messo in crisi alcune squadre visto che con 500.000 pound si potevano acquistare calciatori per rendere la rosa più competitiva, non solo per il campionato ma anche per l’Europa. Ma quando si è dovuto votare per la radiazione dei Rangers (hanno affidato la votazione ai presidenti dei club e non alla Lega), la prima cosa è l’etica: hanno barato e sono stati puniti. Quest’anno poi è stato particolare perché per la prima volta nella storia del calcio scozzese non ci sono squadre di Edimburgo. La Championship (Serie B scozzese, ndr) è diventato un campionato molto bello, perché ci sono cinque o sei squadre che si sono attrezzate per la promozione".

In Italia il Parma vive una situazione simile a quella dei Rangers. Nel 2007 lei fu acquistato dai ducali. Ci racconti la sua esperienza.

"Io ebbi un’esperienza non felice a Parma, anzi, non ho mai visto Collecchio, non ho mai visto un medico né fatto visite mediche. Non ho mai avuto l’opportunità di mettermi in mostra, ho firmato un triennale nel 2007 senza mai entrare al centro sportivo e di avere l’opportunità di conoscere i miei compagni di squadra. Tommaso Ghirardi prese il Parma in quell’anno e portò con se alcuni elementi dal Carpenedolo, squadra di Lega Pro parmense, ma solo uno di noi fece il ritiro con i ducali. Gli altri furono abbandonati e non andarono in ritiro. lo feci da solo in palestra con un mio amico, nonostante fossi sotto contratto col Parma. Poi venni a scoprire che avevano circa 250 giocatori sotto contratto ed oggi tutti gridano allo scandalo e se la prendono con Ghirardi e con Leonardi o di recente Manenti. Però penso che tutti sapessero, perché quando si presenta alla Federcalcio una società con 250 giocatori a libro paga, qualche dubbio ti può venire. Purtroppo la nostra usanza è quella di fare la caccia all’uomo, non dico che Ghirardi sia un santo, io l’ho conosciuto e non so che cosa sia successo a Parma. Però penso che fosse sotto gli occhi di tutti. Ho letto le parole di Melli (“giocatori che non avevo mai incontrato o mai conosciuto” ndr.): io ero uno di quelli. Mi ricordo che una volta andai a vedere Parma - Juventus di Coppa Italia, dovetti pagare il biglietto e c’erano alcuni miei amici tra cui un mio ex compagno di squadra che giocava a Parma,e mi presentò alcuni giocatori dei ducali tra i quali c’era Reginaldo. Andammo a mangiare una pizza ed io gli dissi: “Io, in teoria, sarei anche un tuo compagno di squadra… Perché ho un contratto col Parma e ad oggi non ho squadra, però ho un triennale con voi”. Ci mettemmo tutti a ridere però la situazione era allucinante. Rilasciai un’intervista nel 2008 riguardo questo fatto che mi creò problemi. Ricevetti dai tifosi insulti e critiche".

Col senno del poi, quella situazione del 2007, rivedendola oggi, fa riflettere moltissimo...

"Dopo una discreta carriera qui in Scozia, a 33 anni non credo che metterò più piede in Italia, almeno da calciatore. Quelle parole che uscirono fuori dalla mia bocca non era soltanto rabbia, ma erano fatti. Dovetti chiedere al Carpenedolo, squadra con la quale avevo giocato negli ultimi due anni prima del Parma, di potermi allenare e fare il ritiro con loro invece di prepararmi a casa in palestra. Se qualcuno avesse capito quell’intervista, forse qualcosa si sarebbe potuta fare prima visto che non stavo dicendo stupidate. Molti dei 250 giocatori si sono già ritirati, altri forse giocano in Italia ma avrebbero problemi a parlare, perché non si vuol dire la verità per non aver problemi dopo. Nel nostro Paese si ha sempre paura, come la ebbi io a quei tempi, di dire queste cose. Ci sarà qualcuno che invece di supportarti cercherà di non farti giocare, perché è capitato. Adesso mi sento tranquillo perché, nel mio piccolo, ho un nome qui in Scozia che è apprezzato da tutti. Questa cosa fa rumore perché il Parma è una società con un bacino d’utenza importante ma in Lega Pro succede troppo spesso. Ad Alessandria per sette mesi non ho avuto stipendio. Dispiace perchè in questo modo si allontana la gente dal calcio".

La sua esperienza nel Parma sembrava profetica per i fatti di queste settimane...

"Firmai per il Parma contentissimo, presero Di Carlo come allenatore che aveva allenato il Mantova quando ci giocai contro. Avevo 26 anni ed ero nel pieno della maturità calcistica, avevo tante ambizioni. Ma sono stato veramente trattato male. Io sono stato sempre un ragazzo onesto e sempre lo sarò. Se avessi avuto l’opportunità e fossi stato lì tre giorni avrei detto: “No Manuel, la Serie A è troppo per te - sarei stato il primo a dire - forse meriti la Serie B o la C. Lavora duro e piano piano maturerai di più”. Ma non pensavo di non fare visite mediche o che non mi presentassero ai compagni, ero abbandonato a me stesso. Vorrei vedere quanti di quei 250 giocatori hanno avuto la mia stessa esperienza. Non so che interesse c’è, però era molto strano. Questi sono i fatti e i nodi sono venuti al pettine".

Fonte: 

ESCL. ITASPORTPRESS1