mercoledì 6 settembre 2017

RON FA IL PIENO IN PIAZZA VESCOVADO: TUTTI I SUCCESSI DI 40 ANNI DI CARRIERA

RON FA IL PIENO IN PIAZZA VESCOVADO:
TUTTI I SUCCESSI DI 40 ANNI DI CARRIERA
LA COMMOZIONE DI CONDORELLI PER MESOLELLA,
L’OMAGGIO AI SUD DEL MONDO DI SIMONA SCIACCA:
EMOZIONI SENZA TEMPO NELLA QUARTA SERATA DI FESTIVAL
Un crescendo di emozioni ha caratterizzato la quarta serata della 45esima edizione di Settembre al Borgo. A rompere il ghiaccio, nel Giardino della Cattedrale, Alessandro Chimienti e il suo ronroco, strumento popolare a corde delle Ande Boliviane: il chitarrista di Alessandro Mannarino, che domani sarà sul palco di piazza Vescovado, ha eseguito quattro brani di Gustavo Santaolalla, compositore argentino due volte vincitore del Premio Oscar per la migliore colonna sonora, e una particolare versione di Tulipani. “E’ il mio piccolo, piccolissimo omaggio a Fausto Mesolella – ha detto – Ci siamo conosciuti meglio durante il tour “Corde” ma, a parte il lato artistico, ciò che amo ricordare con maggiore piacere sono le sue telefonate. ‘Come stai, stai lavorando?’, mi diceva: ci teneva che i suoi amici stessero bene, era sempre attento e affettuoso”. Di aneddoti e storie legate ai “dietro le quinte” è pieno Pietro Condorelli che, sul palco insieme col Vito Di Modugno trio, è riuscito a stento a trattenere l’emozione. “Ho fatto tanti Settembre al Borgo, ma questo è il primo senza Fausto – ha ricordato -  Ma farò in modo che ci sia lo stesso eseguendo brani che mi legano in qualche modo a lui”. E allora ecco “The Big”, poi “Trivious of the secret” “che mi ricorda il mio primissimo incontro con lui”, “Over the raimbow” “che abbiamo suonato durante l’ultimo viaggio insieme”, e “Buonanotte”, un suo pezzo. “Dedicargli questa edizione di Settembre al Borgo è davvero il minimo che Caserta potesse fare per un grande come lui”, ha concluso il chitarrista jazz.
Protagonisti del doppio set in Cattedrale, a partire dalle 20, Corrado Sfogli e Andrea Castelfranato. Il chitarrista e direttore artistico della Nuova Compagnia di Canto Popolare ha declinato in quattro temi l’armonia delle cinque corde: classico, sudamericano ispanico, sudamericano portoghese e flamenco. “Negli anni Sessanta – ha ricordato – a Caserta c’era grande fermento: suonavamo insieme, suonavamo ovunque, io, Fausto, Cesarino Zebro. Si potrebbe addirittura parlare di “scuola casertana” della chitarra”. Che non è quella che ha formato Castelfranato, che si è esibito subito dopo le note tra le righe della Compagnia della Città-Fabbrica Wojtyla. Con l’artista, abruzzese, indicato come uno dei più promettenti talenti della chitarra acustica italiana, gli spettatori hanno potuto compiere un vero e proprio viaggio attraverso le influenze assimilate durante 20 anni di concerti in tutta Europa. Dal flamenco al blues alle melodie dolci della new age, Castelfranato ha attinto a piene mani dai suoi 5 album di chitarra. “Il primo brano che eseguirò – ha annunciato dall’altare - sarà un omaggio a Fausto Mesolella. L’ho scritto molti anni fa e quando glielo feci ascoltare rimase colpito dalla mia tecnica e da ciò che riuscivo a tirare fuori dallo capacità strumento”. Pubblico incantato e attento, l’esecuzione ha riscosso un notevole successo, preparandola alla successiva in piazza. Ad aprire il nuovo set le melodie gitane del Simone Magliozzi Trio, che per ha lasciato i vicoli di Casertavecchia dove, da domenica, regala serenate e dediche a richiesta, per un piccolo concerto da fermi. A seguire la chitarra di Tony Canto, che ha eseguito per il pubblico del Borgo i brani del suo ultimo lavoro, “Moltiplicato”, continuando a costruire ponti sonori tra la Sicilia e il Brasile. Notevole l’omaggio a Joao Gilberto e Caetano Veloso, di cui ha riproposto il brano “Cajuina” in chiave italo-tropicalista con un meraviglioso adattamento di Max De Tomassi. “Veloso l’ha scritto per la scomparsa del suo migliore amico – ha raccontato - Inutile chiedermi io per chi la canti, visto che Fausto era uno dei miei due migliori amici. Non ho portato la bara col suo corpo sulle spalle, ma ho avuto la fortuna di portare a termine uno dei suoi lavori. Quando è mancato stava chiudendo l’album di Alessio Bonomo, a cui teneva tanto: io farò quello che non è riuscito a fare lui e a novembre il lavoro uscirà. E’ un grande onore per me”. Rapido cambio di set per ospitare sul palco la splendida voce di Simona Sciacca: ai canti popolari della sua Sicilia ha mescolato incursioni sonore in Sudamerica e in Portogallo “perché i Sud di tutto il mondo parlano la stessa lingua e narrano storie unite dallo stesso filo invisibile”. Con i suoi tamburi a cornice Simona, che è anche corista di Mannarino e grazie a lui ha conosciuto Fausto Mesolella, ha dedicato al chitarrista casertano “Cu ti lu dissi”, di Rosa Balistreri: “Lo abbiamo spesso suonato insieme, oggi è il mio omaggio a un grande”.  Mentre a Largo Castello si esibivano le chitarre emergenti di Alfonso Brandi, Ubaldo Tartaglione e Christian Landolfi, Enzo Faraldo, Carlo Coronato, Emilio Di Donato, e nella Chiesa dell’Annunziata l’Arpa di Luce continuava ad incantare i visitatori, sul palco di piazza Vescovado è salito Ron. Pieno lo slargo, già dal pomeriggio meta di ‘pellegrinaggio’ dei fan che da 40 anni seguono l’artista bolognese: “Che bel ritorno questo a Casertavecchia – ha scherzato – se mi hanno richiamato significa che non sono poi tanto male”. Da Anima a Vorrei incontrarti tra cent’anni, che ha cantato con Nunzia Carrozza, ai vecchi e nuovi successi della sua lunga discografia, il pubblico ha cantato i successi dell’artista, accompagnato solo da una chitarra o dal pianoforte: “E’ sempre una sfida essere solo sul palco, senza contorni né paracaduti, ma è bello doversi impegnare per fare bene il proprio mestiere. Fausto? Sono l’unico qui che non lo ha conosciuto a fondo. Ricordo una volta, al Roxy Bar: mi passò accanto e mi salutò sfiorandomi una spalla, non feci in tempo a rispondergli che era già sparito: ecco, oggi con voi rispondo a quel saluto… Ciao, Fausto”.


Comunicato n. 32 del 05.09.2017



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