domenica 1 ottobre 2017

Laboratorio politico cattolici democratici. ATTO III



Dopo l’incontro di Napoli, e poi quello di Roma Santa Cecilia, va in scena un terzo momento del percorso di pensiero e riflessione politica legato al ruolo dei cattolici nella vita politica italiana, alla luce anche degli scenari attuali e delle prospettive. Questo terzo incontro si è svolto a Roma l’incontro Cattolicesimo politico e le sfide del terzo Millennio, presieduto dal presidente Ciriaco De Mita. Hanno partecipato all’incontro Gianfranco Marcelli, editorialista dell’Avvenire, Luigi Campiglio, docente de l’ Università Cattolica di Milano, Sergio Belardinelli, docente de l’Università di Bologna, e il presidente del Censis Giuseppe De Rita. Presenti in sala tra gli altri Paolo Pomicino, il sindaco di Terzigno Francesco Ranieri, l’Assessore Regionale Corrado Matera, il segretario provinciale di Salerno Luigi Cobellis, ed il commissario cittadino di Napoli, Nello Palumbo. Alla fine dell’incontro si registra anche la presenza dell’ on. Angelino Alfano e la sua disponibilità all’ascolto del lavoro della giornata. Riportiamo alcune parti dell’intervento dell’on. Giuseppe De Mita:
Non si possono eludere le domande della storia. Nelle iniziative che stiamo assumendo ci vedo il tentativo a non fare come fatto in passato quando, piuttosto che porsi in maniera determinata gli interrogativi su quella che era l’evoluzione della nostra società, abbiamo provato ad eluderli.
I fatti che abbiamo davanti hanno una evidente radice storica. Ma vale la pena, per semplicità e non per semplificar, soffermarsi su quello che è il tratto caratterizzante delle democrazie occidentali. Il punto vero è questa condizione di angoscia che tocca oggi la nostra società, questo fondo di malessere che attraversa tutti e che è indipendente dalle condizioni materiali. Ognuno ha un senso di incertezza che determina la fragilità della nostra società e che condiziona l’elettorato, generando una condizione di squilibrio.
L’altro aspetto che ha una sua evidenza è che c’è un fondo di indignazione per le diseguaglianze. Questa sensazione è legata all’idea della rottura del punto di equilibrio su cui è cresciuta la nostra democrazia, cioè il punto determinato dall’accrescimento della libertà e dalla garanzia di giustizia sociale. Le persone, vedendo che la democrazia non garantisce più i proprio diritti, sono pronte a barattare la democrazia rappresentativa con un’altra forma di governo perché la democrazia rappresentativa riconosce libertà false e non garantisce giustizia sociale.
Di fronte a questa condizione di angoscia esistenziale oggi abbiamo due proposte: una proposta irrazionale, quella che cavalca l’angoscia e abbiamo quella troppo razionale, quella alla Monti per intenderci. Queste sono le due posizioni che oggi si confrontano e di fronte alle quali abbiamo il bisogno ed il dovere di introdurre una terza posizione che non neghi il malessere, che non ne cancelli le cause ma che, cogliendone le ragioni, allarghi l’orizzonte della razionalità, fornendo una prospettiva.
Su questo i cattolici non possono restare afoni. I cattolici sono sempre stati la pietra dello scandalo, i cattolici non sono mai stati i moderati nel tempo in cui hanno pensato la democrazia e hanno costruito la giustizia sociale.
Partendo dalla riflessione di tipo culturale fatta oggi, non possiamo ignorare il grido di disperazione che viene dalla società, un grido che ci impone di assumere un’iniziativa che non pettini la realtà, ma che la scompigli, ne colga gli aspetti di contraddizione e provi a collocarli in una prospettiva, un’iniziativa che ricostruisca un’idea di speranza.
La liberazione dell’uomo dal bisogno è il grande impegno che i cattolici in questo determinato momento storico hanno il dovere di garantire alla loro comunità.

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