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PER Luca di Montezemolo i Giochi sono finiti. Il presidente del comitato promotore si arrende, ha parlato con i suoi in un'atmosfera di tristezza. Presto si dimetterà dalla carica non retribuita di numero uno e il comitato chiuderà i battenti. E anche Giovanni Malagò va verso la resa, ormai davvero vicina. Martedì 4 ottobre, Malagò vedrà Thomas Bach, n.1 del Cio, preoccupatissimo se Roma si ritira adesso.

Tanto da aver fatto una nota irrituale la scorsa settimana citando Governo e Regione Lazio favorevoli a Roma 2024. E tutto questo di fronte ad una mozione del Campidoglio, che adesso, presto, dovrebbe fare anche una delibera di Giunta per "smarcarsi" definitivamente dai Giochi di Roma 2024. Il Cio ha dato una mano a Malagò, intenzionato a prendere tempo (vedi Spy Calcio del 28 settembre). Il Cio è in crisi: ormai anche Tokyo, che ha avuto l'edizione del 2020, fa quello che vuole e stravolge il dossier perché i costi sono troppo alti.

Una volta assegnati i Giochi, i soloni di Losanna fanno finta di nulla. E questo dimostra quanto sono in difficoltà. La Raggi è stata coerente (aveva sempre detto no anche durante la sua campagna elettorale), ma fare un passo indietro adesso, ad un solo anno dalle decisione del Cio, causa un danno di immagine e di credibilità enorme allo sport italiano. Prendiamo per buone alcune considerazioni della Raggi sui rischi olimpici (anche se è male informata, vedi debito di Roma '60): ma Roma Capitale è davvero messa così male?. Che farà Bach martedì? Non sta a lui salvare la candidatura. "Non sta a me farlo, io devo essere informato dal Coni della situazione politica in Italia.

Avremo l'opportunità di parlare (della candidatura di Roma, ndr) questa settimana in occasione di una visita prevista in Vaticano. Vedremo...Sappiamo che c'è un grande appoggio del governo italiano e del governo regionale e c'è il 'no' della nuova sindaca di Roma. In Italia c'è discussione fra i partiti, ed ho l'impressione che non siano i Giochi Olimpici davvero al centro di questa discussione". Darà tempo, ancora tempo, a Malagò: al Coni non vogliono arrendersi, e stanno cercando di arrivare almeno sino al 3 febbraio, la vera dead line, con la speranza-non certo dichiarata- che in Campidoglio sbarchi di nuovo un commissario (alla Tronca che disse sì). Ma un eventuale commissario dovrebbe cancellare una delibera della Giunta, entrando nel merito: può farlo? Una tattica non facile e piena di ostacoli, quella di Palazzo H (Malagò a Novara è apparso pessimista, "impossibile il piano B perché una candidatura si regge su tre gambe e una, quella del Comune, è venuta a mancare"")Renzi ha sempre appoggiato i Giochi e ha avuto parole dure nei confronti della Raggi ma considera questa candidaura ormai persa, ed è improbabile che voglia ingaggiare un duello con i Cinquestelle su quel fronte, visto che di fronti ne ha già aperti non pochi. Malagò è molto legato a Renzi: se il premier gli dice di staccare la spina ai Giochi, lo fa. Non vuole certo metterlo in difficoltà.

Nicchi, la moviola e quel box a bordo campo
Si sta convincendo anche lui. "E' stata un'esperienza positiva, una cosa che attendevamo tutti e mi ha anche molto incuriosito". Il presidente dell'Aia, Marcello Nicchi, parla così ai microfoni de "La Politica nel Pallone" su Gr Parlamento, del Var, la tecnologia offline adottata ieri nelle partite Torino-Fiorentina e Milan-Sassuolo. "Sono rimasto favorevolmente sorpreso dall'organizzazione che, con Lega e Federazione, abbiamo messo in atto in breve tempo. Ero a Torino ed ho guardato un tempo in tribuna e un altro in cabina con l'arbitro Irrati, che era al monitor. La cosa che dovranno fare velocemente - prosegue - è scrivere le regole Var, dove agire e in quale situazione: e cioè, per quanto mi riguarda, il fallo dentro o fuori l'area di rigore, una rete in evidente posizione di fuorigioco, se c'è evidente simulazione o un fallo non recepito. L'arbitro però rimarrà sempre la parte essenziale e sarà quello che deciderà a prescindere da quello che gli faranno vedere con il Var". Sempre secondo Nicchi "potrebbero esserci giornate senza bisogno del Var, ma anche se ce ne fosse bisogno, non penso più di 2-3 volte su dieci partite, e magari a conferma della decisione arbitrale". Nicchi, infine, assicura che "potremmo essere pronti per la Coppa Italia dell'anno prossimo". A Torino con Nicchi c'era Rosetti. A San Siro c'erano Collina e Messima, e l'arbitro Guida che ha fatto u macello. La moviola lo avrebbe salvato. A proposito, previsto un box a bordo campo dove l'arbitro potrà andare a rivedere le immagini (ma solo lui, non allenatori o giocatori). Tempo? Meno di 10 secondi.

Jenny all'arbitro: "Il difensore non mi ha sfiorata, non è rigore"
Si gioca la prima di campionato di serie B femminile girone B tra Imolese e Marcon. E' passato da poco il 55' e l'Imolese ha appena accorciato le distante. Il Marcon è in vantaggio per 3 a 1 e sta soffrendo l'offensiva delle emiliane quando, sugli sviluppi di un'azione di contrattacco, l'attaccante Jenny Camilli entra in area in dribbling, il difensore allunga la gamba senza sfiorare l'attaccante arancionero che cade. L'arbitro fischia il calcio di rigore. La Camilli si alza e si dirige verso il direttore di gara per fargli presente che il rigore non c'è! "Il difensore non mi ha minimamente sfiorata - spiega Jenny all'arbitro, il rigore non c'è!"Il gioco riprende. Grande Jenny.

Che tristezza San Siro e Olimpico mezzi vuoti
C'è il caso-Olimpico: Pallotta fa bene ad insistere con lo stadio di Tor di Valle, anche se i segnali che arrivano dal Campidoglio sono contradittori. Ma il patron della Roma potrebbe davvero mettere in vendita il club, e non solo una quota, nel caso arrivasse lo stop al nuovo impianto: anzi, da tempo si sta guardando intorno. Nel frattempo, c'è da risolvere appunto il caso-Olimpico: il crollo degli spettatori è impressionante. Contro l'Inter, in una gara per certi aspetti decisiva se non importante, c'erano meno di 40.000 tifosi sugli spalti. Quindi, stadio mezzo vuoto. Gli ultrà della curva nord dell'Inter inoltre non sono andati all'Olimpico per solidarietà con quelli della curva sud della Roma. Tutti contro le misure di sicurezza volute lo scorso anno dal prefetto Gabrielli, ora capo della polizia, e rinnovate quest'anno. C'è anche chi compra l'abbonamento poi non va allo stadio. Non si trova una via d'uscita. Lo stesso problema ce l'ha, almeno in parte, anche la Lazio: anche lì, stadio (quasi) deserto. Una ripicca contro Lotito? Ma i risultati gli stanno dando ragione. Il calo di spettatori è abbastanza generalizzato per quasi tutti i club, eccezioni a pare: tanti i fattori, un modo diverso di seguire il calcio (pay tv, internet, ecc.) e una crisi economica che si fa sentire. Non c'entra il fatto che gli stadi sono vecchi e poco confortevoli: anni fa erano uguali, se non peggio, eppure erano pieni. Poi ci sono casi (vedi Milan) dove i tifosi non credono più nelle tante promesse non mantenute e preferiscono la tv. E così anche San Siro, fronte rossonero, è mezzo vuoto come l'Olimpico. Uno spettacolo desolante. Su questo dovrebbero concentrarsi Figc e Lega, ma questo, si sa, è l'anno elettorale. Meglio andarci cauti. Tavecchio ha detto: "Mai più un caso Crotone (club senza stadio, ndr)". Poi, si sa, arriveranno le solite deroghe...

Ma per fortuna che c'è il generale Cataldi
Giovanni Malagò ha fatto un'ottima cosa, la riforma della giustizia sportiva: a capo della Superprocura Coni ha messo il generale dei carabinieri (in pensione) Enrico Cataldi, lunga esperienza al Ros e al Racis. Per fortuna che c'è lui. Perché certe giustizie domestiche, delle varie procure federali delle varie Federazioni, a volte erano (sono?) sin troppo domestiche. Amici degli amici, e qualcuno che dormiva. Cataldi aveva messo all'angolo anche l'ex capo della Procura Figc, Stefano Palazzi, e adesso ha messo sotto indagine il presidente della Federugby, Gavazzi, appena rieletto (a fatica), e dieci consiglieri. L'indagine è stata fatta dal procuratore nazionale dello sport, Maria Elena Castaldo. In caso di deferimento dovrebbe intervenire la procura dalla Fir, ma attenzione: il gen. Cataldi arriva tutte le mattine alle 8,30 a Palazzo H (ha gli uffici al "meno uno"), e lavora sino a sera con uno staff fidatissimo. E soprattutto, non si fa scappare mai nulla...

Un premio per lo studio legale "Tonucci&Partners"
Nel corso della quinta edizione dei Legalcommunity Labour Awards 2016 lo Studio Legale Tonucci&Partners ha ricevuto il premio di miglior studio legale dell'anno nel settore del diritto sportivo. Il dipartimento di diritto sportivo dello Studio Tonucci&Partners, guidato da Gianluca Cambareri, vanta un gruppo di lavoro multidisciplinare nel settore sportivo, media, spettacolo, tempo libero e giochi, composto da professionisti qualificati e dinamici, guidati da una vera passione per lo sport. Lo studio è particolarmente attivo nel settore del calcio. Tra i clienti si segnalano in particolare la As Roma, Bologna, Cagliari, Foggia, Venezia e Frosinone. Lo studio presta assistenza anche a diverse Federazioni e società sportive affiliate al Coni. Il premio è stato assegnato con questa motivazione: "Tra i pochi studi in Italia ad avere un gruppo specializzato in diritto dello sport. Il team riesce a seguire la materia in tutti i profili mettendo in campo professionisti attivi in diverse practice (labour, ip, societario, ecc.) e che, al tempo stesso, vantano una conoscenza specifica e approfondita del settore".

Congresso mondiale di medicina dello sport: i complimenti del Cio alla Fims
Si è aperto a Lubiana il 34° Congresso Mondiale della Federazione Internazionale di Medicina dello sport: 117 i delegati presenti in rappresentanza delle associazioni di tutto il mondo che fanno della Fims una realtà tra le più prestigiose e ascoltate dallo stesso Comitato Internazionale Olimpico. Ad aprire i lavori, il presidente Fabio Pigozzi, che nel corso di questi suoi primi sei anni di mandato ha lavorato per rendere sempre più costante e stretto il rapporto con il Cio, trasformando la Fims in una realtà di riferimento anche per la stessa Wada. Ed è anche per questa ragione che all'inaugurazione del congresso è voluto essere presente Ivo Ferriani, presidente della Federazione Internazionale bob e skeleton, e soprattutto membro italiano al Cio, che ha portato personalmente il saluto di Thomas Bach alla Fims: "La Medicina dello Sport - ha spiegato Ferriani - deve abbracciare un cambiamento ineludibile quando si pensa al futuro. E' per questo che con la Fims immaginiamo un percorso in cui vengano seguiti gli standard proposti al Cio dove la ricerca scientifica è alla base di qualsiasi tipo di intervento, il rapporto tra medicina e atleti deve discostarsi quanto più possibile da considerazioni di carattere generale, per essere quanto più personalizzato, così come la medicina deve aprirsi a un diverso rapporto con le nuove tecnologie d'avanguardia. In questo lungo percorso auspico infine che la Fims porti avanti una collaborazione sempre più stretta con le singole federazioni che fanno capo al Comitato Internazionale Olimpico".

La Federazione Internazionale di Medicina dello sport è oggi di fatto uno dei più trasparenti strumenti di ricerca e sviluppo scientifico di questo campo e proprio per le continue polemiche in campo mondiale sui rapporti tra medicina e sport di primo livello, è ormai considerata una Federazione di riferimento per i piani di sviluppo dello stesso Cio. "Il nostro lavoro - ha poi concluso il presidente Pigozzi - è rivolto soprattutto alla tutela degli atleti e di conseguenza alla lotta contro il doping. Ed è proprio riferendomi a un argomento tanto delicato che devo sottolineare quanto le responsabilità della medicina dello sport siano crescenti e il nostro lavoro di ricerca sempre piùdelicato. Voglio infine ringraziare il presidente Ferriani, la sua presenza a questo congresso dimostra una volta di più che l'Italia è ancora in grado di offrire figure d'eccellenza allo sport mondiale".

Fonte: Annuario Media Sport  da Repubblica.it Sport