mercoledì 4 giugno 2014

: Rapporto Cave 2014. Tavola rotonda presso l’ISSR "S.Pietro"

Il Circolo casertano di Legambiente e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “S. Pietro” di Caserta hanno organizzato la presentazione del “Rapporto Cave 2014” di Legambiente Nazionale, che si terrà il 09 giugno 2014, alle ore 17:30, presso la Sala Conferenze della Biblioteca Diocesana.
L’incontro sarà moderato da Gianfranco TozzaLegambiente Caserta, e ospiterà gli interventi di Edoardo ZanchiniVice-Presidente Nazionale LegambienteLuigi AdinolfiAvvocatoGiuseppe Messina,AgronomoSergio D’AlessioRappresentante Legale I.P.S. srlRaffaele CutilloStudio OfCA. I saluti saranno affidati al sac. Nicola Lombardi, Direttore ISSR “S.Pietro”.
Il convegno avrà la formula della tavola rotonda, cui seguirà un dibattito con la cittadinanza, e sarà l’occasione per parlare di attività estrattiva in Italia; attività di difesa del paesaggio; necessità del recupero degli inertiriuso delle cave e rinaturalizzazione delle cave dismesse e/o abbandonate; Piano Regionale delle Attività Estrattive della Campania (P.R.A.E. Campania); adeguamento dei canoni di concessione e tanto altro ancora.
In Italia esistono più di 5.500 cave ancora attive e oltre 16.000 dismesse e/o abbandonate, di cui il 62% circa composte da estrazioni di sabbia e ghiaia, materiale necessario per le costruzioni. Nel 2012, sempre per sabbia e ghiaia, il totale delle concessioni pagato dall’industria delle cave alle Regioni italiane è arrivato a quota 34,5 milioni di euro a fronte di 1 miliardo di euro incassato.
In pratica, chi cava rende al territorio appena il 3,5% del ricavato.
Al bassissimo prezzo pagato per l’estrazione, è da aggiungere la datata legislazione nazionale in materia che risale ad un Regio Decreto del 1927, quasi 90 anni fa. È inoltre da segnalare che le poche Regioni che hanno adottato una propria regolamentazione lo hanno fatto spesso rappresentando le richieste dei cavatori o ancor più spesso fissando pochissimi limiti alle attività estrattive, il che ha lasciato soli e deboli i comuni nell’autorizzare nuove cave o nel riuscire a controllare il proprio territorio.
Questa tendenza sta ormai cambiando rotta, anche perché il cittadino si è reso più consapevole e sensibile alla tutela della salute, alla tutela del paesaggio e al riutilizzo dei materiali “di scarto”.
Tre componenti che potrebbero incidere positivamente nel settore dell’estrazione, promuovendo una “politica industriale” più attenta a ridurre il prelievo dei materiali e ad investire nel recupero dei rifiuti di questa attività.


Fonte: comunicato stampa

Nessun commento:

Posta un commento