martedì 15 novembre 2016

LA NOTIZIA DEL GIORNO

LA NOTIZIA DEL GIORNO

Usa, bufera su nomina Bannon. Giuliani verso segreteria di Stato

È iniziato dalla Grecia l’ultimo tour europeo del presidente uscente. Oggi incontro con Tsipras, poi a Berlino. Obama prova a rassicurare gli alleati sull'operato del suo successore, ma Juncker: "Da lui campagna disgustosa". Intanto il neo presidente telefona a Putin. Chi è l'estremista che ha distrutto Hillary. Il video della piccola Trump che canta in mandarino diventa virale


Parte dalla Grecia l’ultimo viaggio in Europa del presidente uscente.Scopo degli incontri è anche rassicurare gli alleati sull'operato del suo successore, Donald Trump, specialmente in relazione all'accordo Nato. Ieri Obama aveva tranquillizzato l’America ed il mondo "Sono certo che Trump cercherà di fare del suo meglio per tutti, non solo per chi l'ha votato", ribadendo che  Donald Trump intende “rispettare gli impegni con una Nato forte" e "l'alleanza con l'Ue in base al principio che ciò che è buono per l'Europa e buono anche per gli Usa".

L’incontro con Tsipras
Prima tappa del tour europeo del presidente uscente la Grecia, dove oggi Obama ha incontrato il premier greco Tsipras “L’austerità da sola non porta prosperità” ha affermato ad Atene, prima tappa del suo ultimo viaggio; domani visiterà l'Acropoli e quindi terrà un discorso sulla democrazia e sulla globalizzazione prima di volare a Berlino. Obama ha poi elogiato il paese per "l'approccio umano e compassionevole" con il quale ha affrontato la crisi dei migranti, invitando poi tutta l’Europa ad una "maggiore unità" nella gestione della crisi".
Juncker: “Preoccupato da Trump”
L’austerità è anche al centro del discorso del presidente della commissione europea Jean Claude Juncker, che riponendo ad una domanda sul bilancio belga ha spiegato: “Non sono un fanatico dell'austerità cieca. La Commissione è un facile capro espiatorio, ma non è l'Europa responsabile dell'alto debito pubblico belga”. Juncker ha poi parlato del neo presidente degli Stati Uniti, definendosi “preoccupato”.”Non credo - afferma - che metterà fine alle relazioni transatlantiche, necessarie per la stabilità del mondo". Juncker ha parlato alla radio belga Bel Rtl. "Non riesco a immaginare - aggiunge - che metterà in pratica ciò che ha detto in campagna elettorale, campagna che peraltro ho trovato disgustosa".
Trump chiama Putin
Mentre in Europa ancora si commenta la sua elezione, il neo presidente Usa Trump ha iniziato a mettere in pratica uno dei suoi punti fondamentali del programma, il disgelo fra Stati Uniti e Russia. Oggi Trump avrebbe infatti telefonato al presidente russo Vladimir Putin, concordando un incontro a breve per normalizzare i rapporti tra Usa e Russia. In effetti le relazioni al momento le relazioni fra i due stati sono di fatto ridotte ai minimi termini dopo otto anni di Barack Obama alla Casa Bianca, dove anche l'incompatibilità caratteriale tra il presidente americano uscente e Putin ha riportato l'orologio dei rapporti trale superpotenze parecchio indietro, quasi all'epoca della guerra fredda. Almeno nei toni. Molte le situazioni che hanno provocato il gelo tra Putin e Obama: dalla crisi ucraina a quella siriana, passando per l'affare Snowden (a cui Mosca da ospitalità) e per le accuse di interferenze da parte di Mosca nelle elezioni presidenziali americane. Interferenze che per i democratrici Usa e per molti 007 sono state messe in campo per favorire proprio Trump e svantaggiare Hillary Clinton, candidata vista a Mosca come troppo 'ostile' e troppo in continuità con la presidenza Obama.
Il possibile cambiamento
Ora tutto è pronto per un cambiamento radicale. "Il presidente russo si è detto pronto a costruire un dialogo fra partner con la nuova amministrazione sui principi di uguaglianza, rispetto reciproco e non interferenza nei rispettivi affari interni", afferma il Cremlino. Mentre dalla Trump Tower di New York lo staff del neopresidente Usa parla della necessità di riallacciare "una relazione forte e duratura con Mosca". Sarà il tempo a dire se alle parole seguiranno i fatti.
La squadra di governo prende forma
Sul fronte interno intanto prende forma nel frattempo la squadra di governo di Trump. Giuliani sarebbe il favorito alla carica di segretario di Stato americano, mentre continuano poi le polemiche sullo chief strategy Bannon, accusato di razzismo. Intanto salgono le quotazioni di Giuliani, ex sindaco di di New York, come prossimo segretario di Stato. Atteso alla Trump Tower anche il senatore Jeff Sessions, che potrebbe andare alla Difesa.
Le polemiche su Bannon
La nomina di Bannon è "una scelta che rende l'appello all'unità una presa in giro", afferma il Council on American-Islamic relations. Di posizioni "razziste" e "antisemite" parla la comunità ebraica. "Bannon deve andare via - attacca anche l'Anti-Defamation League - se Trump vuole davvero essere il presidente di tutti”. All'attacco anche i democratici: "Non bisogna edulcorare la realtà. E la realtà è che un nazionalista bianco è stato nominato capo stratega dell'amministrazione Trump", afferma Nancy Pelosi, leader della minoranza alla Camera dei Rappresentanti. Anche per il leader della minoranza al Senato, Harry Reid, la nomina di Bannon "è un chiaro segnale che i bianchi suprematisti saranno rappresentati al massimo livello nella Casa Bianca di Trump". La portavoce del tycoon, Kellyanne Conway, però difende il consigliere di Trump: "Bannon è uno stratega brillante, e con Reince Priebus sta facendo sacrifici enormi per servire il presidente".
I primi passi su aborto e armi
Fatta la squadra, che vede a capo del gruppo di transizione il vice Mike Pence e al vertice dello staff Reince Priebus, guida del comitato nazionale del GOP, dopo l’insediamento del 20 gennaio, il primo scoglio per Trump sarà lanomina del giudice vacante alla Corte Suprema, per il quale serve il via libera del Senato. Il tycoon ha promesso di scegliere un togato che sia contrario all’aborto e favorevole alla libera vendita di armi. Subito dopo verranno le restrizioni sull’immigrazione, annunciate in campagna elettorale e parzialmente ammorbidite durante un’intervista alla Cbs, e la cancellazione di parte dell’Obamacare.

Nipote Trump canta in cinese
E mentre Donald Trump, fra politica interna ed estera, cerca alleati nuovi e vecchi, qualcuno ha già stretto un accordo a dir poco storico con la Cina. Sul web spopola infatti il video in cui la piccola Arabella Trump, figlia di 5 anni di Ivanka, canta in mandarino in onore del capodanno cinese. Il video era stato pubblicato alcuni mesifa, ma adesso, con l’elezione a presidente del nonno Donald, è diventato virale, facendo dimenticare, almeno per un stimo, i duri commenti del tycoon sulla Cina.
La piccola Arabella fra i genitori
In Pennsylvania la sconfitta di Hillary e Obama
Normalmente Bell Pepper scende in campo per terremoti, attentati, sparatorie. È un therapy-dog: di lavoro si fa abbracciare e coccolare, così aiuta le comunità colpite da un trauma. Questa volta il trauma è tutto e solo elettorale. Eppure, Cristina non ha dubbi: “Vogliamo distribuire felicità – ci dice, mentre regala fiori – perché temo che ci aspettino tempi difficili, con molte sfide. È stata una settimana tosta, a prescindere da come tu abbia votato”. Negli Stati Uniti in generale e in Pennsylvania in particolare: questo è lo stato che ha consegnato la Casa Bianca a Donald Trump, stato di carbone e acciaio, colpiti dalla crisi. A Bethlehem aveva sede una delle acciaierie più importanti del paese: è finita in bancarotta. Questa contea è democratica, ma ha votato repubblicano. A Hillary Clinton gli elettori hanno voltato le spalle. “Trump ha saputo leggere il cuore e le paure della middle class tra delocalizzazioni e nuovi posti di lavoro con stipendi più bassi. I costi della riforma sanitaria hanno fatto il resto”. La bandiera di Barack, insomma, è diventata la lettera scarlatta di Hillary, che ha commesso, però, anche errori tutti suoi. “Si è fatta vedere pochissimo – sottolinea Joe, sandersiano della prima ora – e poi a molta gente il suo comportamento proprio non piace”. Il suo comportamento, il suo essere parte di Washington da trent’anni, e qui il messaggio del repubblicano è stato vincente: la sua avversione per il carbone in uno stato costellato da città fantasma, con la crisi della manifattura che ha colpito tutta la Roosevelts a fare da sfondo.  

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