giovedì 14 settembre 2017

Omelia che il Card. Sepe ha pronunciato questa sera in occasione dell’inaugurazione dell’anno pastorale

Esaltazione della Santa Croce
14 settembre 2017
Inizio del Nuovo Anno Pastorale
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         Care Eccellenze,
         Cari Sacerdoti, Religiosi/e, Diaconi, Seminaristi,
         Cari Fedeli tutti
“Di null’altro noi ci gloriamo se non della Croce di Gesù Cristo, nostro Signore”
(Gal 6,14)

         Con la celebrazione di questa Eucaristia, nella quale la Liturgia ci fa commemorare l’Esaltazione della Santa Croce, diamo ufficialmente inizio, come negli anni passati, al nuovo Anno pastorale.
         Desidero, innanzitutto, ringraziarvi tutti per gli auguri formulatimi attraverso le sincere ed espressive parole di S.E. Mons. Salvatore Angerami.  Vi sono profondamente grato e prego il Signore, Buon Pastore, perché vi ricompensi e vi mantenga nella fedeltà del suo amore.
         La Croce, che oggi ci unisce come Chiesa di Napoli in questa nostra Cattedrale, è l’albero della vita, l’altare della nuova Alleanza, dal quale è scaturito il mirabile sacramento di tutta la Chiesa, per cui tutti i battezzati sono stati configurati a Cristo nella morte e risurrezione.
         Dalla Croce prende senso il nostro essere Chiesa, il nostro camminare insieme come comunità che si riunisce nel nome del Signore e vive nella comunione, cibandosi del suo Corpo e Sangue ed ascoltando la sua Parola di vita. Fortificati dal suo Spirito, andiamo incontro ai nostri fratelli per annunciare a tutti il Vangelo della salvezza, testimoniando la carità di Cristo soprattutto con le opere di misericordia insegnateci dal Maestro.
         È per questo che la nostra Chiesa ha intrapreso, già da alcuni anni, il cammino della carità per vivificare e concretizzare il suo impegno pastorale. È un cammino che stiamo facendo insieme: clero, religiosi e fedeli laici, con gioia, entusiasmo e forte impegno. Canta e cammina, ci esortava la lettera pastorale del 2016-2014. E il Signore non ha mancato di guidarci e donarci il suo Spirito effondendo numerosi doni e grazie sulla nostra Diocesi, decanati, parrocchie, associazioni, movimenti. Veramente, come ci confermò Papa Benedetto XVI, il Cielo si è aperto su Napoli!
         Quest’anno siamo, quindi, alla quarta opera di misericordia: “Accogliere i pellegrini”. Tra poco, avrò la gioia di consegnare ad alcuni vostri rappresentanti il testo della lettera pastorale che, come sapete, è frutto di numerosi incontri con i diversi organismi di partecipazione della Diocesi e, in modo speciale, del Convegno tenutosi a Pacognano nel giugno scorso, con la partecipazione di rappresentanti di tutta la nostra comunità diocesana. “Accogliere i pellegrini” è “una missione di drammatica attualità”, una sfida pastorale alla quale tutti siamo chiamati e alla quale dobbiamo rispondere, come abbiamo fatto negli anni passati per le altre opere di misericordia.
         Oggi più che mai, abbiamo bisogno di una nuova pastorale per affrontare un impegno che presenta non poche difficoltà e che sembra superare le nostre deboli forze. “Si tratta per noi, come ho scritto nella Lettera, di scrivere una pagina non prevista nei manuali tradizionali di teologia. Per immaginarla abbiamo bisogno di fantasia, creatività pastorale” (p. 17).
         Aprirci all’altro per accoglierlo perché “ogni uomo è un pellegrino e ogni pellegrino è mio fratello”; aprire innanzitutto il nostro cuore per ascoltare, incontrare e dare dignità a chi l’ha perduta; perdonare chi ha sbagliato e vuole ritornare sulla retta via; offrire la “casa” della nostra carità a chi vive solo ed emarginato nel nostro mondo egoista ed inospitale e che spesso si sente ripetere: “non c’è posto per te”.
         La vera Chiesa, la Chiesa di Cristo ha sempre le porte aperte per accogliere tutti: siamo ospiti gli uni degli altri, perché tutti pellegrini della comune umanità che ci unisce come famiglia. Soprattutto le nostre Comunità parrocchiali, gli Istituti religiosi, le Aggregazioni laicali e ogni Comunità ed Associazione, coltivino e pratichino la sacra ospitalità ed accoglienza come testimonianza di carità e scuola di santità.
         Affidiamo a Maria, Madre accogliente, il cammino di questo nuovo Anno pastorale. Ella che accolse il Signore nel suo grembo, aiuti ad aprire anche il nostro cuore per renderlo capace di ospitare il suo Figlio che si presenta a noi oggi nelle sembianze di chi è senza tetto, senza affetti e legami sociali, di chi ha perso tutto, anche la propria dignità e attende un buon samaritano che curi le sue ferite e lo accolga nella sua casa.
         Maria ci accolga tutti sotto il suo manto
         Dio ci benedica e

         ‘A Maronna V’accumpagna!

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