mercoledì 12 maggio 2021

Lo sport tra emergenza e rivoluzione culturale

 COMUNICATO STAMPA

 


Lo sport tra emergenza e rivoluzione culturale

 

ROMA – Una rivoluzione culturale, oltre la gestione dell’emergenza, a partire dalla scuola primaria che deve essere il punto di partenza per rafforzare la cultura dello sport. E riavvicinare tanti sedentari (sono 20 milioni di italiani che fanno sport) a fare attività fisica considerata un presidio per la salute. 

È quanto emerso dall’evento digitale “Lo sport al centro della ripartenza del Paese – Ipotesi e prospettive per una rivoluzione culturale”, promosso da ASI, Associazioni Sportive e Sociali Italiane in collaborazione con Adnkronos Comunicazione e Ciwas e trasmesso sul sito di Adnkronos.

 

Una tavola rotonda con nomi importanti che hanno parlato di presente e futuro e che ha visto la partecipazione di Paolo Barelli Presidente FIN, Rossana Ciuffetti Direttore della Scuola dello Sport CONI, Andrea Costa Sottosegretario Ministero Salute, Vito Cozzoli Presidente di Sport e Salute, Manuela Di Centa leader del progetto Legend di Sport e Salute, Bruno Molea Presidente AICS, Carlo Mornati Segretario Generale CONI e Sandrino Porru Vicepresidente Comitato Italiano Paralimpico e Presidente Fispes. 

A moderare l’evento, il giornalista RAI Jacopo Volpi.

Presenti, come padroni di casa, anche Claudio Barbaro Presidente di ASI e Andrea Pambianchi Presidente di CIWAS con anche la partecipazione dei candidati alla Presidenza CONI Antonella Bellutti Olimpionica e Renato Di Rocco, Vicepresidente UCI. 

 

“Il 42% delle associazioni che promuovono lo sport pensa di cessare l’attività entro l’anno”, ha detto il Presidente di Sport e Salute, Vito Cozzoli. “L’impatto dell’emergenza Covid sul comparto sportivo è stato e sarà pesantissimo. Abbiamo elaborato una indagine su oltre 34mila associazioni che mostra un sistema sportivo in grande difficoltà ma che fa di tutto per reagire. Già l’8% di chi a febbraio non aveva riaperto ha cessato l’attività. Le 100mila società sportive sono l’ossatura sociale e civile del Paese in tutti gli 8mila comuni italiani A risentire della crisi, anche i collaboratori sportivi che abbiamo sostenuto. 

La scuola primaria deve essere il punto di partenza. Per quanto riguarda i luoghi dello sport, abbiamo censito 77mila impianti sportivi che devono essere ripensati e aggiornati alla pratica sportiva e valorizzati per la propensione sociale”.

 

Concorda sul tema Rossana Ciuffetti, Direttore della Scuola dello Sport del CONI: “Fondamentale che lo sport diventi diritto costituzionale e introdurre l’insegnante di educazione fisica già dalla scuola primaria”.

 

“Mi auguro che lo sport sia uno dei temi che unisca la politica”, ha detto il Sottosegretario del Ministero della Salute Andrea Costa. “Lo Stato deve investire perché lo sport diventi cultura”. Il Sottosegretario ha poi sottolineato l’importanza, “che nelle scuole elementari ci sia presenza di docenti che insegnino che lo sport è anche rispetto delle regole, a socializzare e a creare relazioni”.

 

Sul momento emergenziale, lancia l’allarme Paolo Barelli, Presidente della Federnuoto: “Se non vengono messi subito 2 miliardi di euro a disposizione del sistema sportivo, intendo per associazioni, attività sportive e per chi gestisce gli impianti, conteremo il danno in termini sociali e poi agonistici”.

 

“Dal punto di vista sportivo – sottolinea anche Carlo Mornati, Segretario Generale del CONI – la situazione è drammatica”. Il settore “produce un miliardo e mezzo di contribuzione fiscale: è riduttivo persino parlare di due mld, vuol dire che il Governo mette lo sport in serie C. Serve dare una boccata d’ossigeno, e dopo potremo parlare di libro dei sogni. Lo sport rientri a pieno diritto in uno dei settori strategici del Paese”.

 

“C’è stata un grande disattenzione da parte della politica nei confronti di quella che è realmente la pratica sportiva in questo Paese. Nel periodo Covid si è dimostrata poca incisività: avevamo 1mln 260mila tesserati. In un anno si è ridotta del 30% la base associativa”, spiega Bruno Molea, Presidente di AICS, ente di promozione sportiva. “Serve creare condizioni strategiche politiche diverse, con un nuovo panorama sistemico che possa promuovere lo sport nella giusta direzione togliendo le incongruità che oggi ci sono. Solo così se ne esce”.

 

E senza grandi limitazioni alla ripartenza e spiegando alla popolazione come lo sport sia sicuro: “Gli studi hanno dimostrato che la diffusione dei contagi non dipende dalle strutture sportive”, ha detto Andrea Pambianchi Presidente CIWAS. “Chiediamo un forte piano di ripartenza e rilancio del nostro settore I gestori di impianti sono pieni di debiti – ha rincalzato – Ora servono anche detrazioni per incentivare i clienti a tornare”. La soluzione ipotizzata da Pambianchi è quella di “operare come farmacie in cui il costo dell’iscrizione venga detratto dalla dichiarazione dei redditi. Ci piacerebbe fare la nostra parte svolgendo anche visite mediche di base perché lo sport sia anche al centro di un piano di prevenzione su larga scala”.

 

“Lo sport misura il livello del quoziente sociale e culturale di un paese. Lo sport è sempre stato promotore di miracoli sociali, momenti di riappacificazione e ripartenze. Come movimento paralimpico pensiamo di poter davvero testimoniare in maniera inequivocabile quanto lo sport non sia importante solo per la persona con disabilità ma per tutte le persone perché è un luogo dove vengono abbattute barriere di carattere sociale e culturale mettendo al centro il valore della persona”. Lo ha detto Sandrino Porru, Vicepresidente del Comitato Italiano Paralimpico e Presidente FISPES. 

 

Di futuro dello sport si è parlato anche in chiave istituzionale: “Il CONI ha svolto un ruolo di supplenza enorme ma andava riformato. Ci sono carenze a cui può metter mano solo lo Stato. Se lo Stato non torna a fare lo Stato non avremo mai possibilità di dire che in Italia esiste una vera cultura sportiva”. È quanto affermato da Claudio Barbaro, Presidente ASI, durante il suo intervento. “Possiamo tranquillamente affermare che alla sportività del Paese ricondotta alle medaglie conquistate non corrisponda una cultura sportiva a 360 gradi. Sono elementi su cui ragionare per la riforma ma anche nel modo di andare a perfezionarla. Ci sono aspetti che il CONI non potrà mai risolvere come il problema della scuola. La riforma ha sancito un aspetto importante introducendo ‘Sport e salute’, lo sport non è solo salute ma anche istruzione e cultura”, conclude Barbaro.

 

“Le crisi sono occasioni per il cambiamento e la rigenerazione. La pandemia ha amplificato problemi nuovi ma anche antichi: serve una capacità di visione d’insieme, e il problema è sempre più lo stesso: rimettere al centro le persone e la scuola, e far lavorare in sinergia scuole e associazioni sportive, con un approccio globale”. Lo dice l’ex campionessa di ciclismo e candidata alla presidenza del CONI Antonella Bellutti, intervenuta al webinar. “Alla scuola serve personale specializzato. Con 250 mln annui avremmo insegnanti di educazione fisica nella scuola primaria, questo è un primo passo importante”.

 

Renato Di Rocco, Vicepresidente Unione Ciclistica Internazionale e candidato alla presidenza CONI porta un esempio: “La bici oggi è uno strumento di mobilità, ma non ci sono infrastrutture in termini di sicurezza e una cultura di sviluppo dell’attività sportiva. Fondamentale a questo punto è ripartire dalla scuola. Ci sono riforme necessarie allo sport che vanno adeguate con un corretto piano di attuazione. ‘Grazie’ alla pandemia abbiamo anche numeri di riferimento che indicano dove si deve intervenire”.

 

Ad aiutare questo momento delicato per lo sport, anche le vecchie glorie: “Le storie di vita dei grandi campioni e delle grandi campionesse non sono solo le medaglie e le coppe da raccogliere, sono anche fatte di grandi sconfitte. Con il progetto Legend vogliamo raccontare questo all’Italia, per dare una mano a tutta la nazione in questo momento”. ha detto Manuela Di Centa, intervenuta al webinar. 

 

------

Nessun commento:

Posta un commento