Al
Ministro della Cultura
On.
Gennaro Sangiuliano
udcm@pec.cultura.gov.it
Al
Direttore Generale
arch.
Massimo Osanna
Direzione
Generale Musei
g-mu@pec.cultura.gov.it
Al
Soprintendente Abap Caserta e Benevento
arch.
Mariano Nuzzo
sabap-ce@pec.cultura.gov.it
Alla
D.G.
Reggia
di Caserta
arch.
Tiziana Maffei
mbac-re-ce@mailcert.beniculturali.it
Al
sig. Procuratore della Repubblica
Presso
il Tribunale di Santa Maria C.V.
Dr.
Dott. Pier Paolo Bruni
335.procura.santamariacapuavetere@giustiziacert.it
Al
Consiglio dell’Ordine dei Dottori Agronomi
e
dei Dottori Forestali della Provincia di Caserta
via
Tazzoli, n. 1 - 81100 Caserta
protocollo.odaf.caserta@conafpec.it
Al
Consiglio dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori Paesaggisti Conservatori
della provincia di Caserta
Corso
Trieste, 31 - 81100 Caserta
archcaserta@pec.aruba.it
Oggetto: Segnalazione inadeguata potatura lecci
della via d’Acqua del Parco della Reggia.
A seguito dell’annuncio da parte della D.G.
della Reggia di Caserta dell’abbattimento di 750 lecci della via d’Acqua del
Parco si costituì il gruppo di lavoro spontaneo denominato poi “Gruppo 31
agosto” che ha prodotto documenti tecnici e motivato l’opinione pubblica sul
tema arrivando a scongiurare l’abbattimento dei lecci secolari. Il Gruppo ha
continuato a tenere alta l’attenzione sulle attività nel parco della Reggia ed
a seguito dei recenti interventi di potatura energica eseguiti sui lecci della
via d’Acqua, si è riunito per discutere sulla tematica.
È superfluo ricordare che la Reggia di Caserta è
stata dichiarata nel 1997 Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO non soltanto per
il sontuoso Palazzo, ma anche per il Parco, contesto naturalistico di rara
bellezza in cui è inserita la residenza reale.
Con la presente si segnala che gli interventi
di potature sui filari di lecci della Via d’acqua finalizzati al contenimento
ed alla profilatura del doppio filare vanvitelliano sono stati inadeguati. Già in
altre occasioni sono stati segnalati, e non solo da parte del Gruppo di lavoro,
interventi di potatura errati sia per il periodo che per gli interventi cesori
eccessivamente energici senza operare un risanamento delle parti ammalorate e
dei rami secchi.
È appena il caso, in questa sede, ricordare che
il leccio è una latifoglia sempreverde che può vivere diversi secoli, fino a
mille anni e che tutti gli interventi di potatura e di modellatura su lecci
andrebbero fatti con regolarità (ogni anno oppure due volte l’anno in stagioni
particolarmente calde) e sempre quando la pianta è in riposo vegetativo, ovvero
quando il flusso di linfa è al punto più basso. Il periodo migliore per
effettuare le potature è tra gennaio e marzo, ed anche prima vista
l’anticipazione delle stagioni, ma mai a primavera con la ripresa vegetativa.
Inoltre per la tutela della nidificazione
dell’avifauna oltre alla Legge 11 febbraio 1992, n.157, il DM dell’Ambiente del
10 marzo 2020 “Criteri ambientali minimi per il servizio di gestione del verde
pubblico e la fornitura di prodotti per la cura del verde” all. 1, Piano
d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della pubblica
amministrazione, lettera e. criteri ambientali minimi per l’affidamento del
servizio di gestione e manutenzione del verde pubblico, paragrafo 11.
Manutenzione del patrimonio arboreo e arbustivo, prescrive che “Gli interventi
di potatura devono essere svolti unicamente da personale competente, in periodi
che non arrecano danni alla pianta e non creano disturbo all’avifauna
nidificante ed effettuati solo nei casi strettamente necessari”.
La potatura dovrebbe essere effettuata con
cura, evitando di tagliare rami troppo grossi in modo da non compromettere la
salute dell’albero. Inoltre è importante rimuovere i rami morti o malati ed
asportare le piante morte che sono motivo di infezioni parassitarie per le
piante sane.
Nei lavori realizzati sono stati osservati
tagli di rami importanti, peraltro sembrerebbero eseguiti senza l’utilizzo di
presidi fitosanitari quali disinfettanti delle lame (alcool, bicarbonato di
sodio, candeggina) e l’applicazione di paste cicatrizzanti (a base di rame,
calce) che si spalmano, si ricorda, sulle ferite da taglio in quanto le stesse
sono possibili ingressi per gli agenti patogeni come funghi, che provocano
carie del legno e marciumi, ed insetti minatori, nonché batteri e virus. Si è notato
che mentre per alcuni tagli sono stati utilizzati queste paste visibili sui
rami tagliati, per altri non si comprende il motivo dell’assenza di tali
presidi fitosanitari.
Alcune piante di leccio morte sono state lasciate
senza un plausibile motivo “in situ”. Lo stesso per visibili rami secchi.
Tutto quanto sopra rappresentato starebbe ad
indicare una evidente assenza di una direzione dei lavori professionalmente
qualificata, accorta e competente, che ignora che le piante (o rami) morte sono
fonte di infezione e diffusione di parassiti animali e vegetali quali insetti,
funghi, batteri, virus, per altre piante sane.
Ciò posto, atteso che gli interventi realizzati
potrebbero aver determinato danni al patrimonio storico culturale dello Stato si
chiede a ciascuna Autorità in indirizzo di mettere in essere i provvedimenti che
si riterranno più opportuni per valutare interventi correttivi.
Caserta xx
maggio 2024
Il gruppo di
lavoro
Giuseppe
Altieri, Segretario
Nazionale de L’Altritalia ambiente,
Nando
Astarita, gruppo storico
del territorio e fondatore del gruppo FB Reggiando,
Ciro
Costagliola, Presidente
IRVAT,
Francesco
Canestrini, già Soprintendente
ABAP Basilicata,
Enrico
Ferranti, già ufficio
Giardini di Napoli,
*Raffaele
Lauria, Delegato del WWF
Italia per la Campania,
Cinzia
Piccioni Ignorato, già ufficio
Giardini di Napoli,
Matteo
Palmisani, Delegato Lipu
Caserta,
Ottavio
Pannone, già presidente
dell’Ordine Avvocati,
Sergio
Vellante, Referente
Italia Nostra in ASviS
*in attesa di approvazione del CN WWF