martedì 11 giugno 2024

Segnalazione inadeguata potatura lecci della via d’Acqua del Parco della Reggia

 

Al Ministro della Cultura

On. Gennaro Sangiuliano

udcm@pec.cultura.gov.it

 

Al Direttore Generale

arch. Massimo Osanna

Direzione Generale Musei

g-mu@pec.cultura.gov.it

 

Al Soprintendente Abap Caserta e Benevento

arch. Mariano Nuzzo

sabap-ce@pec.cultura.gov.it

 

Alla D.G.

Reggia di Caserta

arch. Tiziana Maffei

mbac-re-ce@mailcert.beniculturali.it

 

Al sig. Procuratore della Repubblica

Presso il Tribunale di Santa Maria C.V.

Dr. Dott. Pier Paolo Bruni

335.procura.santamariacapuavetere@giustiziacert.it

 

Al Consiglio dell’Ordine dei Dottori Agronomi

e dei Dottori Forestali della Provincia di Caserta

via Tazzoli, n. 1 - 81100 Caserta

protocollo.odaf.caserta@conafpec.it   

 

Al Consiglio dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori Paesaggisti Conservatori della provincia di Caserta

Corso Trieste, 31 - 81100 Caserta

archcaserta@pec.aruba.it

 

Oggetto: Segnalazione inadeguata potatura lecci della via d’Acqua del Parco della Reggia.

 

A seguito dell’annuncio da parte della D.G. della Reggia di Caserta dell’abbattimento di 750 lecci della via d’Acqua del Parco si costituì il gruppo di lavoro spontaneo denominato poi “Gruppo 31 agosto” che ha prodotto documenti tecnici e motivato l’opinione pubblica sul tema arrivando a scongiurare l’abbattimento dei lecci secolari. Il Gruppo ha continuato a tenere alta l’attenzione sulle attività nel parco della Reggia ed a seguito dei recenti interventi di potatura energica eseguiti sui lecci della via d’Acqua, si è riunito per discutere sulla tematica.

È superfluo ricordare che la Reggia di Caserta è stata dichiarata nel 1997 Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO non soltanto per il sontuoso Palazzo, ma anche per il Parco, contesto naturalistico di rara bellezza in cui è inserita la residenza reale.

Con la presente si segnala che gli interventi di potature sui filari di lecci della Via d’acqua finalizzati al contenimento ed alla profilatura del doppio filare vanvitelliano sono stati inadeguati. Già in altre occasioni sono stati segnalati, e non solo da parte del Gruppo di lavoro, interventi di potatura errati sia per il periodo che per gli interventi cesori eccessivamente energici senza operare un risanamento delle parti ammalorate e dei rami secchi.

È appena il caso, in questa sede, ricordare che il leccio è una latifoglia sempreverde che può vivere diversi secoli, fino a mille anni e che tutti gli interventi di potatura e di modellatura su lecci andrebbero fatti con regolarità (ogni anno oppure due volte l’anno in stagioni particolarmente calde) e sempre quando la pianta è in riposo vegetativo, ovvero quando il flusso di linfa è al punto più basso. Il periodo migliore per effettuare le potature è tra gennaio e marzo, ed anche prima vista l’anticipazione delle stagioni, ma mai a primavera con la ripresa vegetativa.

Inoltre per la tutela della nidificazione dell’avifauna oltre alla Legge 11 febbraio 1992, n.157, il DM dell’Ambiente del 10 marzo 2020 “Criteri ambientali minimi per il servizio di gestione del verde pubblico e la fornitura di prodotti per la cura del verde” all. 1, Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della pubblica amministrazione, lettera e. criteri ambientali minimi per l’affidamento del servizio di gestione e manutenzione del verde pubblico, paragrafo 11. Manutenzione del patrimonio arboreo e arbustivo, prescrive che “Gli interventi di potatura devono essere svolti unicamente da personale competente, in periodi che non arrecano danni alla pianta e non creano disturbo all’avifauna nidificante ed effettuati solo nei casi strettamente necessari”.

La potatura dovrebbe essere effettuata con cura, evitando di tagliare rami troppo grossi in modo da non compromettere la salute dell’albero. Inoltre è importante rimuovere i rami morti o malati ed asportare le piante morte che sono motivo di infezioni parassitarie per le piante sane.

Nei lavori realizzati sono stati osservati tagli di rami importanti, peraltro sembrerebbero eseguiti senza l’utilizzo di presidi fitosanitari quali disinfettanti delle lame (alcool, bicarbonato di sodio, candeggina) e l’applicazione di paste cicatrizzanti (a base di rame, calce) che si spalmano, si ricorda, sulle ferite da taglio in quanto le stesse sono possibili ingressi per gli agenti patogeni come funghi, che provocano carie del legno e marciumi, ed insetti minatori, nonché batteri e virus. Si è notato che mentre per alcuni tagli sono stati utilizzati queste paste visibili sui rami tagliati, per altri non si comprende il motivo dell’assenza di tali presidi fitosanitari.

Alcune piante di leccio morte sono state lasciate senza un plausibile motivo “in situ”. Lo stesso per visibili rami secchi.

Tutto quanto sopra rappresentato starebbe ad indicare una evidente assenza di una direzione dei lavori professionalmente qualificata, accorta e competente, che ignora che le piante (o rami) morte sono fonte di infezione e diffusione di parassiti animali e vegetali quali insetti, funghi, batteri, virus, per altre piante sane.

Ciò posto, atteso che gli interventi realizzati potrebbero aver determinato danni al patrimonio storico culturale dello Stato si chiede a ciascuna Autorità in indirizzo di mettere in essere i provvedimenti che si riterranno più opportuni per valutare interventi correttivi.

 

Caserta xx maggio 2024

 

Il gruppo di lavoro

Giuseppe Altieri,                    Segretario Nazionale de L’Altritalia ambiente,

Nando Astarita,                      gruppo storico del territorio e fondatore del gruppo FB Reggiando,

Ciro Costagliola,                    Presidente IRVAT,

Francesco Canestrini,             già Soprintendente ABAP Basilicata,

Enrico Ferranti,                      già ufficio Giardini di Napoli,

*Raffaele Lauria,                   Delegato del WWF Italia per la Campania,

Cinzia Piccioni Ignorato,       già ufficio Giardini di Napoli,

Matteo Palmisani,                  Delegato Lipu Caserta,

Ottavio Pannone,                    già presidente dell’Ordine Avvocati,

Sergio Vellante,                     Referente Italia Nostra in ASviS

 

  *in attesa di approvazione del CN WWF

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