Omelia del Vescovo Pietro
nella Santa Messa di Ringraziamento
di Fine Anno
Solennità della SS. Madre di Dio
Cattedrale di Caserta - 31 dicembre
2021
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Carissimi, a poche ore dalla fine del 2021,
nel Primi Vespri della Solennità di Maria SS. Madre di Dio, celebriamo la
divina Eucaristia per rendere grazie al Signore per tutti i benefici ricevuti
durante l’anno, per chiedergli perdono per ciò che potevamo fare e non abbiamo
fatto, ma anche per invocare la sua benedizione sul nuovo Anno ormai alle porte.
Saluto tutti voi carissimi sorelle e
fratelli: i presbiteri e diaconi e, in modo particolare, il Sig. Sindaco di
Caserta e tutte le autorità civili e militari presenti a questa celebrazione.
Nel ribadire la stima nelle istituzioni dello stato, rinnovo, a quanti qui
questa sera le rappresentano, l’assicurazione della mia preghiera e, insieme,
l’impegno ad offrire la collaborazione della Chiesa di Caserta per il bene del
nostro popolo la cui sorte ci sta a cuore e sempre più deve stare a cuore a
tutti.
Anche noi, come i pastori del Vangelo or
ora proclamato, vogliamo glorificare e lodare Dio per tutto ciò che il Signore
ci ha fatto vedere e udire (cfr. Lc 2, 20). Vogliamo ringraziarlo e
benedirlo per quanto Egli ha fatto per noi e - come la Chiesa ci fa dire ogni
mattina con le parole di Zaccaria durante le Lodi - vogliamo, innanzitutto,
ringraziarlo e benedirlo perché, nel Suo Figlio nato a Betlemme per noi, Dio ha
visitato e redento il suo popolo (Lc 1, 68). A partire da questa
bella notizia, che getta luce sulla nostra vita e su tutta la storia, vogliamo,
però, benedire e ringraziare il Signore per tutte le altre cose belle di cui
siamo stati testimoni in questo anno o che, forse, ci hanno visto protagonisti.
Ognuno ha dei motivi per cui ringraziare
il Signore. Come Maria, che custodiva tutto,
meditando ogni cosa nel suo cuore (cfr. Lc 2,
19), vogliamo perciò anche noi riportare alla mente e fare memoria di
tutti i benefici ricevuti perché nulla vada perduto e, soprattutto in questo
tempo, ancora tanto duro a causa della pandemia che continua in Italia e nel
mondo a diffondersi, sappiamo alimentare la speranza e non perderla.
L’anno che sta per passare è stato complesso e
faticoso ma anche caratterizzato da una nuova consapevolezza che insieme - e
solo insieme - è possibile farcela. Pensiamo a quale era la situazione soltanto
un anno fa; al senso di smarrimento e di paura che persisteva in tante persone,
che non vedevano vie d’uscita all’emergenza sanitaria. Oggi, nonostante tutto,
possiamo guardare alla pandemia senza l’angoscia dei primi tempi. È vero: il
numero dei positivi al covid in Italia è in forte risalita e i dati di queste
ore, relativi al contagio, a Caserta e nel territorio provinciale, non sono
assolutamente rassicuranti.
Per questo invito tutti a prendere sul serio le
raccomandazioni del governo nazionale e dei nostri amministratori che ci chiedono
di non abbassare la guardia e di continuare a usare prudenza e senso di
responsabilità. Ciò nonostante, possiamo, però, anche grazie ai vaccini, provare
a ripartire, a pregare insieme, a tornare a scuola e al lavoro, a muoverci e ad
incontrarci, ritornando a vivere quella socialità che - lo abbiamo costatato - è
necessaria per la nostra vita.
Di tutto ciò vogliamo ringraziare il Signore. A Lui
vogliamo dire grazie anche per quanti si sono impegnati senza riserve per
assicurare i servizi essenziali della persona e, in particolare, l’assistenza
sanitaria: penso ai medici, agli infermieri, ai farmacisti, alle istituzioni
dello stato preposte alla salute dei cittadini, alle Caritas e alle associazioni
di volontariato, e ai tanti militari che si sono ingegnati per venire incontro nei
modi migliori alle esigenze di cittadini. Un esempio per tutti l’hub vaccinale allestito
nella Caserma Garibaldi di Caserta nel quale la collaborazione tra istituzioni
civili e militari e le associazioni di volontariato, ha prodotto ottimi
risultati in termini di efficienza nel servizio alla persona.
Personalmente desidero anch’io ringraziare
il Signore per i tanti doni ricevuti in questo mio primo anno di episcopato a
Caserta. Quanti incontri in questi mesi e quante conoscenze; quante storie,
esperienze e testimonianze ho potuto ascoltare e raccogliere, e quante amicizie
nuove ho potuto stabilire: con sorelle e fratelli laici e consacrati della
nostra Chiesa, ma anche con uomini e donne di buona volontà che desiderano
impegnarsi per un mondo migliore. Motivo speciale per dire grazie al Signore
sono per me i nostri sacerdoti e diaconi con i quali sta nascendo un rapporto
di vera fraternità: a loro la mia gratitudine sincera per l’opera che svolgono
ma soprattutto per l’accoglienza filiale più volte manifestatami. Con loro
sogno di poter realizzare una Chiesa sempre più sinodale: casa e scuola di
comunione e, allo stesso tempo, sempre più missionaria. Il Signore mi donò
dei fratelli: così scriveva San Francesco nel suo Testamento; così anche
io, con animo grato al Signore Gesù, sento di dire: il Signore mi sta donando
dei fratelli: sono le casertane e i casertani con i quali vorrò sviluppare
sempre più relazioni vere e significative.
Sento pure di dire grazie al Signore per il
ministero di Papa Francesco: la sua parola è fonte di consolazione per tanti e il
dono del suo Magistero franco, appassionato, sempre evangelico, con la passione
per Dio e per l’uomo che ogni giorno ci testimonia, rappresenta per ogni
battezzato un invito a una conversione che dev’essere permanente, e per tutti una
chiamata a costruire un nuovo umanesimo che chiede la messa al bando di ogni
forma di egoismo e di indifferenza, di chiusura e di intolleranza, virus ben più
pericolosi del covid, sempre pronti a riemergere, come purtroppo c’insegna la
storia dei nostri giorni. Un Magistero altissimo quello del Papa, offertoci in
tante occasioni a partire dall’Evangelii Gaudium, nelle encicliche Laudato
si’ e Fratelli tutti, fino ad arrivare al Messaggio per la 55ª
Giornata Mondiale della Pace che celebreremo domani.
Nel Messaggio dal titolo “Dialogo fra
generazioni, educazione e lavoro: strumenti per edificare una pace duratura”,
che invito ad approfondire e a far conoscere, il Papa, partendo dalla
costatazione del persistere nel mondo di “un modello economico basato sull’individualismo
più che sulla condivisione solidale” ricorda a tutti che accanto ad “una ‘architettura’
della pace, dove intervengono le diverse istituzioni della società”, “c’è un ‘artigianato’ della pace che coinvolge ognuno di noi in
prima persona”. E aggiunge:
“Tutti possono collaborare a edificare un mondo più pacifico: a partire dal
proprio cuore e dalle relazioni in famiglia, nella società e con l’ambiente,
fino ai rapporti fra i popoli e fra gli Stati”. E individua nel dialogo,
nell’educazione e nel lavoro, la triplice via per la costruzione
di una pace veramente duratura. Sono tre vie che, come Chiesa di Caserta,
vogliamo provare a percorrere e, nello stesso tempo, vogliamo proporre a tutti,
a incominciare da quanti svolgono un servizio in favore del Paese e da coloro
cui è affidata l’educazione dei nostri giovani.
Per questo, questa sera, vorrò fare dono del
Messaggio alle autorità civili e militari presenti e, nei prossimi giorni, farò
in modo che giunga a tutti i Dirigenti di ogni ordine e grado delle scuole
presenti sul nostro territorio diocesano.
Attraverso Papa Francesco è arrivata a
tutta la Chiesa la chiamata di Dio a porsi in stato di Sinodo che, in modo
particolare, per le diocesi che sono in Italia segnerà un cammino che
proseguirà fino al 2025. Anche per il Sinodo, straordinaria occasione per
mettersi in ascolto dello Spirito, desidero ringraziare il Signore perché, se
accolto con cuore aperto, potrà rappresentare per tutti - ne sono certo - una
vera opportunità di rinnovamento personale e comunitario.
Vogliamo però questa sera, a conclusione dell’anno,
chiedere anche perdono al Signore per tutto ciò che potevamo fare e non abbiamo
fatto. Vogliamo chiedere perdono per tutti peccati di omissione e per tutte le
volte in cui non ci siamo dati da fare per fare il bene.
Mentre invochiamo per tutto il pianeta la fine della pandemia, vogliamo pregare per i nostri territori segnati da tante emergenze ma ricchi anche di tante opportunità e risorse: innanzitutto penso al senso di disaffezione e di sfiducia verso i temi del bene comune e alla mancanza di partecipazione all’impegno politico anche recentemente constatato; penso alla qualità della vita delle nostre città, e, in particolare, alla piaga del gioco d’azzardo e delle scommesse sportive, molto diffusa tra noi, tanto da far meritare alla nostra provincia il triste risultato di essere tra le primissime in Italia per diffusione del fenomeno; penso a un turismo che
stenta a decollare, nonostante la Reggia, e alla nota faccenda del biodigestore che si vorrebbe realizzare a pochissima distanza da essa.
Sul biodigestore ho già avuto modo di esprimermi; sento però questa sera nuovamente
il dovere di intervenire per rinnovare il mio appello alle
istituzioni e alle parti sociali perché, prima di qualunque decisione, sulla
questione si instauri un dialogo sincero e costruttivo che, ne sono certo, se
intrapreso, non mancherà di condurre alla migliore soluzione possibile.
Penso infine alle espressioni di violenza che, sempre
più negli ultimi tempi, hanno visto protagonisti i nostri giovani e adolescenti
e hanno reso le nostre strade testimoni muti di un degrado culturale e morale
che non può non preoccuparci.
Il mio pensiero va al giovane Gennaro Leone di San
Marco Evangelista, ucciso la scorsa estate a pochi passi da questa Cattedrale
in seguito ad una lite con un suo coetaneo. Per Gennaro e per la sua famiglia,
alla quale in queste ore mi stringo, offro la mia preghiera. La morte del
giovane di San Marco pesa come un macigno sulla coscienza di tutti noi e chiede
che noi ci interroghiamo sulla violenza che sempre più coinvolge i nostri
giovani e sulle nostre responsabilità di adulti e in particolare di formatori, e
domanda che ci appassioniamo nuovamente alla causa del mondo giovanile e stabiliamo
alleanze educative per le quali tutti, a incominciare dalla famiglia, la Chiesa
e la scuola, possiamo e dobbiamo fare di più.
Questa sera nella preghiera porto al Signore anche tutte
le altre situazioni di sofferenza presenti sul territorio della nostra Diocesi:
in primo luogo le persone segnate dalla malattia e, in particolare, quanti sono
affetti da forme tumorali anche a causa del forte tasso di inquinamento dei
nostri territori: i
dati emersi lo scorso febbraio dal rapporto promosso dalla Procura di Napoli Nord
e dall’Istituto Superiore di Sanità, lo hanno definitivamente precisato.
D’altronde un altro fatto appare
evidente ed è quello della forte presenza di reati legati alla realtà delle
ecomafie nei nostri territori: sì, c’è un chiaro nesso di causalità tra la
presenza di rifiuti tossici nelle nostre aree e le organizzazioni criminali che
continuano a imperversare nelle nostre terre e a sversare in esse sostanze nocive,
facendo della provincia di Caserta tra le prime in Italia per numero di reati
legati al ciclo dei rifiuti. Ciò ci impone di essere tutti uniti nel
contrastare i fenomeni di inquinamento del nostro territorio e, più in
generale, in una lotta senza quartiere contro ogni forma di criminalità
organizzata, che non deve conoscere sosta perché, lo sappiamo bene, pur essendo
mutata, la camorra non è morta.
La lettera “Per amore del mio popolo non tacerò”,
che, insieme ad alcuni preti dell’aversano, don Peppe Diana scrisse a Natale di
30 anni fa, - vero manifesto del suo impegno profetico in favore della
giustizia e della pace, vissuto fino al martirio - conserva tutta la sua
attualità e domanda a tutti un rinnovato impegno nel combattere la camorra e
ogni altra organizzazione illegale e malavitosa, sapendo che esse - come
purtroppo è successo tante volte e succede ancora - soffocano la libertà e
la dignità delle persone, avvelenano l’economia e impediscono che si sviluppi
il bene comune.
La risposta a questi
fenomeni sta proprio nelle tre vie indicateci nel Messaggio della Giornata
Mondiale della Pace e, in modo particolare - dice il Papa - “non può che
passare attraverso un ampliamento delle opportunità di lavoro dignitoso”. Sì, è
il lavoro ciò di cui abbiamo bisogno, perché “il lavoro è un fattore
indispensabile per costruire e preservare la pace”. Lo chiediamo con forza,
come impegno prioritario, a quanti governano il Paese e le nostre città nella
consapevolezza che i tempi siano maturi, grazie anche all’attuale congiuntura
economica, perché la nostra diventi realmente la terra del lavoro e il lavoro
segni la rinascita dei nostri territori. Un lavoro equo, onesto, dignitoso e
soprattutto sicuro: sono tanti, infatti, gli uomini e le donne che nella nostra
provincia ogni anno muoiono sul posto di lavoro. Sì, impegniamoci tutti perché
nessuno più abbia a perdere la vita a causa del lavoro.
Carissimi, profitto di questa occasione
per parteciparvi un mio proposito in merito ad un tema che so essere
particolarmente a cuore ai casertani e non solo. In questo primo anno di servizio
episcopale a Caserta ho avuto modo di interrogarmi più volte in merito all’Ex Macrico
sul quale tanto si è detto e scritto negli anni passati, fin da quando ventuno
anni fa incominciò a parlarne il mio venerato predecessore, S. E. Mons. Nogaro.
A lui e alle associazioni che hanno provato a tenere viva l’attenzione su
quell’area, la mia più viva riconoscenza.
Sul destino
di quell’area, abbandonata da circa trent’anni, fino ad oggi ho preferito non
esprimermi, ritenendo necessario, prima conoscere e capire: cosa che ho cercato
di fare fin da subito, anche visitando personalmente il sito in questione il 19
marzo scorso.
Dopo
attenta valutazione, sono giunto alla considerazione che sia venuta
l’ora che quel bene venga messo a disposizione della Città e a servizio del
bene comune. La conversione di quell’area potrebbe rappresentare, per un
territorio nei passati decenni più volte mortificato, una formidabile occasione
per uno sviluppo sostenibile, capace di coniugare cura per il creato e
opportunità di lavoro per tanti giovani che fanno i conti con la piaga della
disoccupazione e sono costretti ad abbandonare i loro luoghi di origine in
cerca di lavoro.
Sì, è
venuto il momento di agire. Non possiamo più nasconderci dietro a un
dito, giocando a rimpiattino su compiti e responsabilità. Anche in questa
occasione sento dovere della Chiesa di Caserta, che sono stato chiamato a servire,
adoperarsi secondo il Vangelo e non secondo le logiche del mero profitto e
dell’esclusivo interesse economico.
Carissimi,
nel 2025 la Chiesa celebrerà l’Anno Santo. Secondo il
Libro del Levitico, la celebrazione del Giubileo comportava la remissione dei debiti e il perdono dei peccati, la
liberazione di schiavi e prigionieri, ma anche il riposo della terra e la sua
restituzione agli antichi proprietari (cfr. Lv 25,8-13). Vorrei che il
2025 fosse per i casertani l’occasione per accogliere pienamente la grazia del
Giubileo e godere di una terra da vivere come parco urbano dove fare esperienza
di comunità.
Quell’area,
un tempo denominata Campo di Marte, sogno di poterla restituire ai casertani
non più come luogo in cui preparare armi di morte ma come campo di pace, di
vita, di incontro, campo di dialogo tra generazioni, terra in cui coltivare la
pace, seminare la speranza e custodire la vita. Sì, questo io sogno e ad ogni
casertano, per questo sogno, chiedo di operare insieme.
È mia intenzione, pertanto,
rilevare l’area dell’Ex-Macrico acquisendone il
diritto, al fine di mettere mano al restauro di quel bene e permettere alla
città di poterne godere.
Carissimi, nel rinnovare la nostra
gratitudine al Signore per tutti i suoi benefici, invochiamo da Lui su di noi e
sulla nostra terra la Sua Benedizione. “Nella città che Egli ama mi ha fatto
abitare”: così leggiamo nel Siricide (24,11). Sì, Egli ama questa città e il
nostro territorio e chiede a me e a voi che li abitiamo, di fare altrettanto.
Scenda perciò la Sua benedizione su di noi perché con il suo aiuto possiamo
fare il bene e farlo bene e realizzare un mondo nel quale sperimentare sempre
più la giustizia, l’amore e la pace.
Sì, ci benedica il Signore e ci custodisca. Faccia
risplendere per noi il suo volto e ci faccia grazia. Rivolga a noi il suo volto
e ci conceda pace (cfr. Nm 6, 22-27).
A Maria Santissima, Madre di Dio e Donna feconda, affidiamo
le nostre intenzioni e i nostri propositi. Ci aiuti Lei a fare anche della
nostra vita un’occasione per generare la presenza di Dio operando il bene.
Amen.
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