giovedì 6 gennaio 2022

Omelia del Vescovo Pietro Lagnese nella Santa Messa di Ringraziamento di Fine Anno

Omelia del Vescovo Pietro

nella Santa Messa di Ringraziamento di Fine Anno

 

Solennità della SS. Madre di Dio

Cattedrale di Caserta - 31 dicembre 2021

 

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Carissimi, a poche ore dalla fine del 2021, nel Primi Vespri della Solennità di Maria SS. Madre di Dio, celebriamo la divina Eucaristia per rendere grazie al Signore per tutti i benefici ricevuti durante l’anno, per chiedergli perdono per ciò che potevamo fare e non abbiamo fatto, ma anche per invocare la sua benedizione sul nuovo Anno ormai alle porte.

Saluto tutti voi carissimi sorelle e fratelli: i presbiteri e diaconi e, in modo particolare, il Sig. Sindaco di Caserta e tutte le autorità civili e militari presenti a questa celebrazione. Nel ribadire la stima nelle istituzioni dello stato, rinnovo, a quanti qui questa sera le rappresentano, l’assicurazione della mia preghiera e, insieme, l’impegno ad offrire la collaborazione della Chiesa di Caserta per il bene del nostro popolo la cui sorte ci sta a cuore e sempre più deve stare a cuore a tutti.

Anche noi, come i pastori del Vangelo or ora proclamato, vogliamo glorificare e lodare Dio per tutto ciò che il Signore ci ha fatto vedere e udire (cfr. Lc 2, 20). Vogliamo ringraziarlo e benedirlo per quanto Egli ha fatto per noi e - come la Chiesa ci fa dire ogni mattina con le parole di Zaccaria durante le Lodi - vogliamo, innanzitutto, ringraziarlo e benedirlo perché, nel Suo Figlio nato a Betlemme per noi, Dio ha visitato e redento il suo popolo (Lc 1, 68). A partire da questa bella notizia, che getta luce sulla nostra vita e su tutta la storia, vogliamo, però, benedire e ringraziare il Signore per tutte le altre cose belle di cui siamo stati testimoni in questo anno o che, forse, ci hanno visto protagonisti.

Ognuno ha dei motivi per cui ringraziare il Signore. Come Maria, che custodiva tutto, meditando ogni cosa nel suo cuore (cfr. Lc 2, 19), vogliamo perciò anche noi riportare alla mente e fare memoria di tutti i benefici ricevuti perché nulla vada perduto e, soprattutto in questo tempo, ancora tanto duro a causa della pandemia che continua in Italia e nel mondo a diffondersi, sappiamo alimentare la speranza e non perderla.

L’anno che sta per passare è stato complesso e faticoso ma anche caratterizzato da una nuova consapevolezza che insieme - e solo insieme - è possibile farcela. Pensiamo a quale era la situazione soltanto un anno fa; al senso di smarrimento e di paura che persisteva in tante persone, che non vedevano vie d’uscita all’emergenza sanitaria. Oggi, nonostante tutto, possiamo guardare alla pandemia senza l’angoscia dei primi tempi. È vero: il numero dei positivi al covid in Italia è in forte risalita e i dati di queste ore, relativi al contagio, a Caserta e nel territorio provinciale, non sono assolutamente rassicuranti.

Per questo invito tutti a prendere sul serio le raccomandazioni del governo nazionale e dei nostri amministratori che ci chiedono di non abbassare la guardia e di continuare a usare prudenza e senso di responsabilità. Ciò nonostante, possiamo, però, anche grazie ai vaccini, provare a ripartire, a pregare insieme, a tornare a scuola e al lavoro, a muoverci e ad incontrarci, ritornando a vivere quella socialità che - lo abbiamo costatato - è necessaria per la nostra vita.

Di tutto ciò vogliamo ringraziare il Signore. A Lui vogliamo dire grazie anche per quanti si sono impegnati senza riserve per assicurare i servizi essenziali della persona e, in particolare, l’assistenza sanitaria: penso ai medici, agli infermieri, ai farmacisti, alle istituzioni dello stato preposte alla salute dei cittadini, alle Caritas e alle associazioni di volontariato, e ai tanti militari che si sono ingegnati per venire incontro nei modi migliori alle esigenze di cittadini. Un esempio per tutti l’hub vaccinale allestito nella Caserma Garibaldi di Caserta nel quale la collaborazione tra istituzioni civili e militari e le associazioni di volontariato, ha prodotto ottimi risultati in termini di efficienza nel servizio alla persona.

Personalmente desidero anch’io ringraziare il Signore per i tanti doni ricevuti in questo mio primo anno di episcopato a Caserta. Quanti incontri in questi mesi e quante conoscenze; quante storie, esperienze e testimonianze ho potuto ascoltare e raccogliere, e quante amicizie nuove ho potuto stabilire: con sorelle e fratelli laici e consacrati della nostra Chiesa, ma anche con uomini e donne di buona volontà che desiderano impegnarsi per un mondo migliore. Motivo speciale per dire grazie al Signore sono per me i nostri sacerdoti e diaconi con i quali sta nascendo un rapporto di vera fraternità: a loro la mia gratitudine sincera per l’opera che svolgono ma soprattutto per l’accoglienza filiale più volte manifestatami. Con loro sogno di poter realizzare una Chiesa sempre più sinodale: casa e scuola di comunione e, allo stesso tempo, sempre più missionaria. Il Signore mi donò dei fratelli: così scriveva San Francesco nel suo Testamento; così anche io, con animo grato al Signore Gesù, sento di dire: il Signore mi sta donando dei fratelli: sono le casertane e i casertani con i quali vorrò sviluppare sempre più relazioni vere e significative.

Sento pure di dire grazie al Signore per il ministero di Papa Francesco: la sua parola è fonte di consolazione per tanti e il dono del suo Magistero franco, appassionato, sempre evangelico, con la passione per Dio e per l’uomo che ogni giorno ci testimonia, rappresenta per ogni battezzato un invito a una conversione che dev’essere permanente, e per tutti una chiamata a costruire un nuovo umanesimo che chiede la messa al bando di ogni forma di egoismo e di indifferenza, di chiusura e di intolleranza, virus ben più pericolosi del covid, sempre pronti a riemergere, come purtroppo c’insegna la storia dei nostri giorni. Un Magistero altissimo quello del Papa, offertoci in tante occasioni a partire dall’Evangelii Gaudium, nelle encicliche Laudato si’ e Fratelli tutti, fino ad arrivare al Messaggio per la 55ª Giornata Mondiale della Pace che celebreremo domani.

Nel Messaggio dal titolo “Dialogo fra generazioni, educazione e lavoro: strumenti per edificare una pace duratura”, che invito ad approfondire e a far conoscere, il Papa, partendo dalla costatazione del persistere nel mondo di “un modello economico basato sull’individualismo più che sulla condivisione solidale” ricorda a tutti che accanto ad “una ‘architettura’ della pace, dove intervengono le diverse istituzioni della società”, c’è un ‘artigianato’ della pace che coinvolge ognuno di noi in prima persona”. E aggiunge: “Tutti possono collaborare a edificare un mondo più pacifico: a partire dal proprio cuore e dalle relazioni in famiglia, nella società e con l’ambiente, fino ai rapporti fra i popoli e fra gli Stati”. E individua nel dialogo, nell’educazione e nel lavoro, la triplice via per la costruzione di una pace veramente duratura. Sono tre vie che, come Chiesa di Caserta, vogliamo provare a percorrere e, nello stesso tempo, vogliamo proporre a tutti, a incominciare da quanti svolgono un servizio in favore del Paese e da coloro cui è affidata l’educazione dei nostri giovani.

Per questo, questa sera, vorrò fare dono del Messaggio alle autorità civili e militari presenti e, nei prossimi giorni, farò in modo che giunga a tutti i Dirigenti di ogni ordine e grado delle scuole presenti sul nostro territorio diocesano.

Attraverso Papa Francesco è arrivata a tutta la Chiesa la chiamata di Dio a porsi in stato di Sinodo che, in modo particolare, per le diocesi che sono in Italia segnerà un cammino che proseguirà fino al 2025. Anche per il Sinodo, straordinaria occasione per mettersi in ascolto dello Spirito, desidero ringraziare il Signore perché, se accolto con cuore aperto, potrà rappresentare per tutti - ne sono certo - una vera opportunità di rinnovamento personale e comunitario.

Vogliamo però questa sera, a conclusione dell’anno, chiedere anche perdono al Signore per tutto ciò che potevamo fare e non abbiamo fatto. Vogliamo chiedere perdono per tutti peccati di omissione e per tutte le volte in cui non ci siamo dati da fare per fare il bene.

Mentre invochiamo per tutto il pianeta la fine della pandemia, vogliamo pregare per i nostri territori segnati da tante emergenze ma ricchi anche di tante opportunità e risorse: innanzitutto penso al senso di disaffezione e di sfiducia verso i temi del bene comune e alla mancanza di partecipazione all’impegno politico anche recentemente constatato; penso alla qualità della vita delle nostre città, e, in particolare, alla piaga del gioco d’azzardo e delle scommesse sportive, molto diffusa tra noi, tanto da far meritare alla nostra provincia il triste risultato di essere tra le primissime in Italia per diffusione del fenomeno; penso a un turismo che 

stenta a decollare, nonostante la Reggia, e alla nota faccenda del biodigestore che si vorrebbe realizzare a pochissima distanza da essa.

Sul biodigestore ho già avuto modo di esprimermi; sento però questa sera nuovamente il dovere di intervenire per rinnovare il mio appello alle istituzioni e alle parti sociali perché, prima di qualunque decisione, sulla questione si instauri un dialogo sincero e costruttivo che, ne sono certo, se intrapreso, non mancherà di condurre alla migliore soluzione possibile.

Penso infine alle espressioni di violenza che, sempre più negli ultimi tempi, hanno visto protagonisti i nostri giovani e adolescenti e hanno reso le nostre strade testimoni muti di un degrado culturale e morale che non può non preoccuparci.

Il mio pensiero va al giovane Gennaro Leone di San Marco Evangelista, ucciso la scorsa estate a pochi passi da questa Cattedrale in seguito ad una lite con un suo coetaneo. Per Gennaro e per la sua famiglia, alla quale in queste ore mi stringo, offro la mia preghiera. La morte del giovane di San Marco pesa come un macigno sulla coscienza di tutti noi e chiede che noi ci interroghiamo sulla violenza che sempre più coinvolge i nostri giovani e sulle nostre responsabilità di adulti e in particolare di formatori, e domanda che ci appassioniamo nuovamente alla causa del mondo giovanile e stabiliamo alleanze educative per le quali tutti, a incominciare dalla famiglia, la Chiesa e la scuola, possiamo e dobbiamo fare di più.  

Questa sera nella preghiera porto al Signore anche tutte le altre situazioni di sofferenza presenti sul territorio della nostra Diocesi: in primo luogo le persone segnate dalla malattia e, in particolare, quanti sono affetti da forme tumorali anche a causa del forte tasso di inquinamento dei nostri territori: i dati emersi lo scorso febbraio dal rapporto promosso dalla Procura di Napoli Nord e dall’Istituto Superiore di Sanità, lo hanno definitivamente precisato.

D’altronde un altro fatto appare evidente ed è quello della forte presenza di reati legati alla realtà delle ecomafie nei nostri territori: sì, c’è un chiaro nesso di causalità tra la presenza di rifiuti tossici nelle nostre aree e le organizzazioni criminali che continuano a imperversare nelle nostre terre e a sversare in esse sostanze nocive, facendo della provincia di Caserta tra le prime in Italia per numero di reati legati al ciclo dei rifiuti. Ciò ci impone di essere tutti uniti nel contrastare i fenomeni di inquinamento del nostro territorio e, più in generale, in una lotta senza quartiere contro ogni forma di criminalità organizzata, che non deve conoscere sosta perché, lo sappiamo bene, pur essendo mutata, la camorra non è morta.

La lettera “Per amore del mio popolo non tacerò”, che, insieme ad alcuni preti dell’aversano, don Peppe Diana scrisse a Natale di 30 anni fa, - vero manifesto del suo impegno profetico in favore della giustizia e della pace, vissuto fino al martirio - conserva tutta la sua attualità e domanda a tutti un rinnovato impegno nel combattere la camorra e ogni altra organizzazione illegale e malavitosa, sapendo che esse - come purtroppo è successo tante volte e succede ancora - soffocano la libertà e la dignità delle persone, avvelenano l’economia e impediscono che si sviluppi il bene comune.

La risposta a questi fenomeni sta proprio nelle tre vie indicateci nel Messaggio della Giornata Mondiale della Pace e, in modo particolare - dice il Papa - “non può che passare attraverso un ampliamento delle opportunità di lavoro dignitoso”. Sì, è il lavoro ciò di cui abbiamo bisogno, perché “il lavoro è un fattore indispensabile per costruire e preservare la pace”. Lo chiediamo con forza, come impegno prioritario, a quanti governano il Paese e le nostre città nella consapevolezza che i tempi siano maturi, grazie anche all’attuale congiuntura economica, perché la nostra diventi realmente la terra del lavoro e il lavoro segni la rinascita dei nostri territori. Un lavoro equo, onesto, dignitoso e soprattutto sicuro: sono tanti, infatti, gli uomini e le donne che nella nostra provincia ogni anno muoiono sul posto di lavoro. Sì, impegniamoci tutti perché nessuno più abbia a perdere la vita a causa del lavoro.

Carissimi, profitto di questa occasione per parteciparvi un mio proposito in merito ad un tema che so essere particolarmente a cuore ai casertani e non solo. In questo primo anno di servizio episcopale a Caserta ho avuto modo di interrogarmi più volte in merito all’Ex Macrico sul quale tanto si è detto e scritto negli anni passati, fin da quando ventuno anni fa incominciò a parlarne il mio venerato predecessore, S. E. Mons. Nogaro. A lui e alle associazioni che hanno provato a tenere viva l’attenzione su quell’area, la mia più viva riconoscenza.

Sul destino di quell’area, abbandonata da circa trent’anni, fino ad oggi ho preferito non esprimermi, ritenendo necessario, prima conoscere e capire: cosa che ho cercato di fare fin da subito, anche visitando personalmente il sito in questione il 19 marzo scorso.

Dopo attenta valutazione, sono giunto alla considerazione che sia venuta l’ora che quel bene venga messo a disposizione della Città e a servizio del bene comune. La conversione di quell’area potrebbe rappresentare, per un territorio nei passati decenni più volte mortificato, una formidabile occasione per uno sviluppo sostenibile, capace di coniugare cura per il creato e opportunità di lavoro per tanti giovani che fanno i conti con la piaga della disoccupazione e sono costretti ad abbandonare i loro luoghi di origine in cerca di lavoro.

Sì, è venuto il momento di agire. Non possiamo più nasconderci dietro a un dito, giocando a rimpiattino su compiti e responsabilità. Anche in questa occasione sento dovere della Chiesa di Caserta, che sono stato chiamato a servire, adoperarsi secondo il Vangelo e non secondo le logiche del mero profitto e dell’esclusivo interesse economico.

Carissimi, nel 2025 la Chiesa celebrerà l’Anno Santo. Secondo il Libro del Levitico, la celebrazione del Giubileo comportava la remissione dei debiti e il perdono dei peccati, la liberazione di schiavi e prigionieri, ma anche il riposo della terra e la sua restituzione agli antichi proprietari (cfr. Lv 25,8-13). Vorrei che il 2025 fosse per i casertani l’occasione per accogliere pienamente la grazia del Giubileo e godere di una terra da vivere come parco urbano dove fare esperienza di comunità.

Quell’area, un tempo denominata Campo di Marte, sogno di poterla restituire ai casertani non più come luogo in cui preparare armi di morte ma come campo di pace, di vita, di incontro, campo di dialogo tra generazioni, terra in cui coltivare la pace, seminare la speranza e custodire la vita. Sì, questo io sogno e ad ogni casertano, per questo sogno, chiedo di operare insieme.

È mia intenzione, pertanto, rilevare l’area dell’Ex-Macrico acquisendone il diritto, al fine di mettere mano al restauro di quel bene e permettere alla città di poterne godere.

Carissimi, nel rinnovare la nostra gratitudine al Signore per tutti i suoi benefici, invochiamo da Lui su di noi e sulla nostra terra la Sua Benedizione. “Nella città che Egli ama mi ha fatto abitare”: così leggiamo nel Siricide (24,11). Sì, Egli ama questa città e il nostro territorio e chiede a me e a voi che li abitiamo, di fare altrettanto. Scenda perciò la Sua benedizione su di noi perché con il suo aiuto possiamo fare il bene e farlo bene e realizzare un mondo nel quale sperimentare sempre più la giustizia, l’amore e la pace.

Sì, ci benedica il Signore e ci custodisca. Faccia risplendere per noi il suo volto e ci faccia grazia. Rivolga a noi il suo volto e ci conceda pace (cfr. Nm 6, 22-27).

A Maria Santissima, Madre di Dio e Donna feconda, affidiamo le nostre intenzioni e i nostri propositi. Ci aiuti Lei a fare anche della nostra vita un’occasione per generare la presenza di Dio operando il bene. Amen.


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