L'avvento dell'era del reddito di cittadinanza sta incontrando già molteplici difficoltà in provincia di Caserta. Sia gli uffici di collocamento, sia i Caf, ma pure i comuni, dove poi ci sarebbero da accertare i carichi di famiglia e le situazioni familiari, non sono pronti sul territorio. Un ulteriore aggravio nelle già esigue fila del personale il quale non riesce a far fronte all’ordinario, figuriamoci allo straordinario. Non si trovano inoltre nemmeno spazi adeguati per far fronte agli adempimenti preliminari per poter poi erogare l'agognato reddito di cittadinanza. Questa confusione sta creando già da ora notevoli problemi nelle pubbliche amministrazioni ed anche i dipendenti non sono preparati né sanno in che modo approcciare la relativa utenza che si riverserà negli uffici.
“La Cisl Funzione Pubblica – spiega Franco Della Rocca, Segretario Generale di categoria – è molto preoccupata per questa situazione. Non possiamo non rimarcare per esempio che questo reddito di cittadinanza erogherebbe molto di più di uno stipendio percepito da un Lsu, Lavoratore Socialmente Utile, che dal 1998 lavora praticamente “a nero” per lo Stato che non gli versa i contributi, erogandogli un misero assegno a sostegno di 540 euro.
Per questa miseria un Lsu deve essere soggetto a tutte le regole di una contrattualizzazione, mentre una persona che nemmeno lavora dovrà percepire 780 euro senza fare nulla per tutto il tempo previsto dalla legge. Un lavoratore socialmente utile deve lavorare 20 ore settimanali in un comune, deve timbrare, fare i lavori che altri dipendenti non fanno perché non ci sono le risorse umane per portare avanti tutti gli adempimenti procedurali negli enti locali e questa disparità sembra a dir poco ingiusta.
Sul territorio abbiamo circa 1400 Lsu che lavorano negli enti locali senza contributi previdenziali, fanno attività al posto di quei dipendenti che purtroppo mancano. Come sappiamo, per 30 anni non ci sono state assunzioni negli enti locali, per cui di fatto, sono serviti allo stato a coprire quelle vacanze di ruolo altrimenti incolmabili, senza avere né responsabilità né la dovuta retribuzione per quello che fanno. Sono dei veri e propri dipendenti, trattati però dallo Stato come dei lavoratori “a nero”, con tutti i doveri di un lavoratore pubblico e nessun diritto, soggetti alle regole del pubblico impiego, e, ribadiamo, prenderanno molto meno di un reddito di cittadinanza. Ricordiamo che l’ASU, l’assegno socialmente utile, non influirà ai fini pensionistici.
Anche la Cisl Felsa Caserta, con il Segretario Angelo Magliacano, da tempo sta lavorando in sinergia con noi per la stabilizzazione di questi lavoratori nella nostra provincia. Una ingiustizia che andrebbe quanto meno equiparata”. Per questa miseria un Lsu deve essere soggetto a tutte le regole di una contrattualizzazione, mentre una persona che nemmeno lavora dovrà percepire 780 euro senza fare nulla per tutto il tempo previsto dalla legge. Un lavoratore socialmente utile deve lavorare 20 ore settimanali in un comune, deve timbrare, fare i lavori che altri dipendenti non fanno perché non ci sono le risorse umane per portare avanti tutti gli adempimenti procedurali negli enti locali e questa disparità sembra a dir poco ingiusta.
Sul territorio abbiamo circa 1400 Lsu che lavorano negli enti locali senza contributi previdenziali, fanno attività al posto di quei dipendenti che purtroppo mancano. Come sappiamo, per 30 anni non ci sono state assunzioni negli enti locali, per cui di fatto, sono serviti allo stato a coprire quelle vacanze di ruolo altrimenti incolmabili, senza avere né responsabilità né la dovuta retribuzione per quello che fanno. Sono dei veri e propri dipendenti, trattati però dallo Stato come dei lavoratori “a nero”, con tutti i doveri di un lavoratore pubblico e nessun diritto, soggetti alle regole del pubblico impiego, e, ribadiamo, prenderanno molto meno di un reddito di cittadinanza. Ricordiamo che l’ASU, l’assegno socialmente utile, non influirà ai fini pensionistici.
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