Nel
buio di questo tempo difficile l’esortazione del nostro Papa Francesco a
sentirci profondamente fratelli e sorelle tra noi e con tutti ci ha raggiunto
come una luce capace di indicare la strada. In questo periodo instabile e
apparentemente appiattito sul presente, l’invito del Presidente Mattarella ad
abitare il tempo con l’audacia e la lungimiranza dei costruttori ci ha toccato come
un monito a non perdere di vista la possibilità di rinascita non solo personale
ma sociale e comunitaria che si cela tra le pieghe tortuose dei dolori e dei
travagli di tutti, specialmente degli ultimi e dei poveri.
Per
questo come Pastore di questa Chiesa partenopea, in comunione con il popolo di
Dio che mi è affidato e solidale con tutti gli uomini e le donne di buona
volontà che sorreggono la nostra Napoli, invito tutti - Chiesa, istituzioni,
società civile - ad una cordata sociale
fondata sul valore della fraternità
e vissuta con l’atteggiamento di chi
vuole costruire il presente rendendo così possibile il futuro.
Se
può essere comprensibile che la pandemia da Covid-19 imponga alle istituzioni
il dovere di operare anche scelte difficili come la chiusura di attività
importanti e di servizi fondamentali, da cui dipende la vita di tanta gente,
non è comprensibile e giustificabile che a tali chiusure non corrispondano
altrettante aperture fatte di concreti sostegni economici, di parole
dialoganti, di attenzioni quotidiane alla ferialità dei tanti volti che hanno
perso la luce della speranza e alle tante storie che, nel timore di un mancato
lieto fine, si lasciano prendere da una disperazione capace con facilità di
tramutarsi in rabbia sociale.
È
il grido di queste storie, il pianto di questi volti, che mi spinge a parlare
come Vescovo di una Chiesa che non può dirsi indifferente alle grida di dolore
di tanti, ai lamenti disperati di troppi!
Il
cuore di questa città del Sud, che mi ha accolto come figlio, prima ancora che
come fratello e padre, non smette di battere all’unisono con i cuori di tutte
le periferie esistenziali e con quelli di tutti i sud del mondo e con essi, nel
bel mezzo di questa pandemia, grida al cielo e agli uomini: Giustizia! Pace!
Solo
con questi due doni possiamo ripartire insieme! Ma essi non sono frutto del
caso e se per un credente possono essere dono di Dio, per tutti sono anche
frutto dell’impegno degli uomini.
Per
questo chiedo a tutti, e alle istituzioni in modo particolare, di dar vita ad
una cordata sociale in cui a partire
dal riconoscersi fraternamente parte di
un corpo più vasto ci si metta insieme per costruire il bene comune!
Non
è pensabile che in un tempo così complesso e rischioso a sofferenza si aggiunga
sofferenza.
Per
questo guardo con enorme preoccupazione
alla sospensione del blocco dei licenziamenti, agli sfratti coatti dei
cittadini indigenti, alla demolizione di case che, seppur abusive, in questo
momento per alcune famiglie sono l’unica tana in cui rifugiarsi dal virus.
Chiedo pertanto attenzione e aiuti concreti affinché le imprese non siano
costrette a dover lasciare a casa i propri dipendenti, affinché chi ha perso il
denaro a causa della crisi non debba vedersi privato anche di un tetto, affinché
a causa di pur legittimi provvedimenti si eviti a delle famiglie, in piena
crisi sanitaria, di ritrovarsi in strada sole e disperate.
Per
questo guardo con speranza
all’inizio della vaccinazione e all’innesto economico derivante dall’utilizzo
dei fondi europei: se queste due importanti cure, una sanitaria e l’altra
economica, verranno modulate con giustizia allora la pace sociale verrà
salvaguardata! Per il bene e la sicurezza di tutti!
Come
Vescovo, consapevole di non possedere le competenze tecnico scientifiche
necessarie a valutazioni più approfondite, desidero insieme a tutta la mia Chiesa
partenopea dare voce al gemito dei poveri, alle attese degli ultimi, alle
richieste di coloro che rischiano di vedersi rubata la speranza! Come comunità
cristiana non ci tireremo indietro e faremo la nostra parte nella speranza che le
istituzioni e la società civile diano vita ad una cordata sociale all’insegna della solidarietà, della giustizia e della
pace. Solo così scaleremo insieme questa montagna insidiosa, senza lasciare
indietro nessuno, affrettando nella notte l’aurora di un mondo nuovo.
Napoli,
4 marzo 2021
† don Mimmo Battaglia
Arcivescovo Metropolita di Napoli
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