martedì 2 settembre 2014

Casertavecchia, il Castello, la Torre dei Falchi, Settembre al Borgo, occasioni di rilancio del territorio e per non disperdere la storia!

Al Sindaco di Caserta dott. Pio del Gaudio

Con l'avvio del #Settembrealborgo si sono anche quest’anno illuminati il #CastellodiCasertavecchia e la straordinaria #TorredeiFalchi, opere di millenaria memoria per Caserta.
Oggi, con grande umiltà, nel rispetto della storia vissuta, sento forte l’esigenza di rappresentarLe, Signor Sindaco, un pezzo importante di storia amministrativa della nostra città. Una storia, mi permetta di sottolineare, da leggere con attenzione poiché il percorso burocratico compiuto e che andrò ad esporre merita rispetto e tutela ed è, per i processi di partecipazione virtuosa attivati,  un messaggio di estrema innovazione per l’epoca dei fatti, da emulare e da tramandare. 
Una ragione per cui tutte le questioni aperte ed inerenti la sistemazione delle carte relative al monumento storico, non possono e non dovranno avere un epilogo senza anima, ne' radice storica.
In genere, si dice che la storia la scrivono, secondo i loro interessi e la propria visuale, i vincitori. Dopo circa vent'anni, mi accingo a dimostrare che non sempre i protagonisti scrivono la propria volontà, per raccogliere gloria o ricevere suffragi.
Fino agli anni ‘90 il Castello era semi-seppellito da detriti derivati dall’incedere dei secoli ma anche dal cospicuo materiale di risulta proveniente da diverse ristrutturazioni del Borgo. Un luogo da evitare, inaccessibile e pericoloso. Recintato per evitare lo sconcio della vista ed inopportuni ingressi. Evidente era il rischio da crolli, sgradevoli ed oltremodo pericolose le fuoriuscite di animali. Il piazzale di ingresso segnava un luogo di incontro tra il degrado storico, l'irriverenza e l’ingratitudine umana.
Nessuno fino ad allora aveva osato metterci piede, né mano, data l'importanza della impresa da realizzare, sia in termini tecnici (sottolineo il rischio incombente del crollo definitivo dell’intera struttura) che per risorse umane ed economiche da investire.
In quegli anni ho avuto l'onore di lavorare alla #ScuolaSuperioredellaPubblicaAmministrazione, anch'essa un pezzo dal pregiato valore amministrativo e di livello internazionale, voluta dal Ministro casertano #GiacintoBosco, fin dall'intuizione del 1962, con vincolo territoriale nel #PalazzoRealediCaserta. Una Scuola di livello superiore per la elaborazione della strategia scientifica, organizzativa e la formazione dei funzionari e dirigenti della P.A. Una struttura mai percepita, per il suo rilievo, dalla città e mai valorizzata dai governi successivi a quelli che la originarono, tant’è che si è sempre guardato ad essa come luogo strategico e di cambiamento, ma da dissolvere sul nostro territorio ed accentrare, in epoca di decentramento amministrativo (…!!!) per una questione, a mio modo di vedere, di solo potere, a Roma (un giorno mi soffermerò anche su essa per evidenziare come le battaglie condotte con passione non sempre generano risultati positivi).
Oggi, però, mi preme recuperare un pezzo di questa storia lavorativa per arrivare alla fonte della odierna bellezza del Castello e all’onere morale che insorge in capo all’amministrazione comunale.
Tra i miei colleghi dell’epoca, vi era una professionalità eccentrica e vulcanica, un uomo dalle mille idee e le infinite realizzazioni, un servitore della stato che anche nel mentre sorseggiava un caffè, guardandoti negli occhi, ti enunciava un percorso utile per la soluzione di importanti  problematiche cittadine.
Una persona che colloquiava con tutti e che aveva il carisma specifico di ascoltare e sostenere le ragioni dei più giovani, che erano poi la sua naturale risorsa. E di giovani intorno a lui ne giravano centinaia e non tutti casertani. Un uomo che per raggiungere la meta, non si faceva eccessivo pensiero, di mettersi in auto, meglio sulla jeep e raggiunta Roma “martellare” il Ministro di turno, in nome di una casertanità e di un pezzo di territorio del Sud, bisognosi di perseguire obiettivi possibili ed improcrastinabili.
Molti erano proprio progetti per i giovani della sua organizzazione di volontariato giovanile che, in partenza o in arrivo, avevano comunque il loro vincolo geografico di destinazione nella città di  Caserta.
Con gli anni, sul piano personale e sulla capacità di gestione di eventi da gestire in emergenza, si era conquistato infinite benemerenze e fiducia presso ministeri, ambasciate e consolati, non solo nazionali.
Il Suo riconoscimento più alto ed ufficiale avvenne con il terremoto dell'80, quando con una autocolonna fatta di pochi mezzi e tantissimi ragazzi, diventati poi pilastri della protezione civile, anche nazionale, fu uno dei primi ad entrare nelle terre distrutte dell’avellinese e tra i più attivi nel prestare sostegno ed il primo soccorso alle popolazioni terremotate di quella interminabile notte del 23 novembre.
Per quella preziosa attività di soccorso ricevette, con la sua organizzazione, encomio nazionale, apprezzamenti e citazioni dall’allora Ministro Zamberletti e dal Capo dello Stato, dei quali fu spesso autorevole interlocutore.
Questa persona per me speciale, che mi ha trasferito il sacro fuoco dell'impegno per le istituzioni ed il furore indomito della passione per la città e per le nostre radici,  sarà stato anche una sorta di compatibilità genetica, dovuta al fatto che eravamo nati nello stesso giorno di anni diversi, se qualcuno ancora non l'avesse intuito, era il fondatore del #ServizioVolontariatoGiovanile (#Svg) di Caserta il Cav. #RobertoForlani.
Un capo, sempre!
La sua attività iniziava con le prime luci del giorno ed il suo realizzato era visibile fin dall'avvio della attività lavorativa.  In una di queste mattine, nel mentre sorseggiava il suo caffè di metà lavoro, erano circa le 8, mi chiese di parlare un attimo e da qui la rapida esposizione di una sua idea progetto, su un luogo che descritto così nei dettagli, vi assicuro non conoscevo.
Si trattava della ipotesi di recupero della Torre dei Falchi e del Castello di Casertavecchia.
Mi inondò di foto, di progetti, di argomentazioni e di spiegazioni tecniche.
Con un suo forbicione ritagliava pezzi e faceva minuzie di fogli, di cui ancora conservo qualche brandello, sui quali aveva abbozzato e descritto l’intera operazione che, ripulita di tutte le impurità e gli anacronismi, lasciava delineare e riapparire il profilo spettacolare di una realizzazione d’epoca destinata a divenire simbolo rappresentativo del territorio.
A me, non nascondo, sembrava una cosa impensabile, sostenuta con il solito impeto, ma impossibile anche per lo stesso cav. Forlani. Tante sarebbero state le difficoltà, insormontabili i disagi, pochi coloro pronti ad affiancarlo nelle responsabilità, nelle manovre e nelle operazioni tecniche. 
Un intuito geniale, come al solito, ma che con imprudenza giovanile definii di difficile attuazione.
La mia domanda era soprattutto legata alle risorse, ossia sul come poteva il mio, pur illustre, collega realizzare tutto ciò e a costo zero per la città?
Lui, abituato a porsi stringenti interrogativi e rapide risposte, mi introdusse subito un tema, per me totalmente nuovo, quello della cooperazione internazionale, mi parlò di un progetto tra giovani di tutto il mondo che, impegnati su un livello di recupero e restauro, d'intesa con la Soprintendenza ed il Ministero,  potessero lavorare in loco, con il solo impegno del vitto e dell’alloggio, per riportare a giorno non solo il rudere ma quello che poi doveva diventare poi un simbolo di appartenenza ed identità  millenaria per la città e l'intera comunità di Terra di Lavoro.
Un valore patrimoniale da recuperare alla fruizione territoriale ed una immagine da esportare al mondo intero!
Dalla sua stessa stanza, confesso, chiamai per un incontro l’indomani il Sindaco Aldo Bulzoni, lo feci più per rispetto verso l’uomo che per una reale convinzione verso quella idea che, pur bella e suggestiva, a mio modo di vedere, era assai distante dalla possibilità di potersi realizzare.
Il giorno dopo ci fu quello che, invece, poi, si rivelò uno storico incontro, visto che l'impeto espositivo del Cav. Forlani, le argomentazioni  tecniche poste e la comunicazione essenziale che nessun costo sarebbe insorto per la città, coinvolse, travolgendoli, amministratori e dirigenti dell'epoca, su una idea che, in poco tempo, divenne opera cantierata e risultato acquisito, nelle forme e nella sostanza, così come immaginato e descritto.
Dal cantiere furono sbancati numerosissimi tir di detriti ed inerti.
Decine di giovani, per alcuni mesi, si diedero il cambio in un’arena a cielo aperto in cui si lavorava con picconi, badili, pale e rigorosamente a mano, nel rispetto della singola pietra e di ogni contorno e profilo, sia pur scomposto dal tempo o deturpato dall’uomo.
Il Castello fu così riportato alla luce nel suo splendore e vigore strutturale.
Negli anni successivi furono esplorati e recuperati all’utilizzo anche alcuni vani sotterranei.
Da allora il Castello grazie al Servizio Volontariato Giovanile è un gioiello che torna  utile durante l'anno per visite guidate di scolaresche ed assume luci, colori, suoni ed echi durante il Settembre al Borgo.
In passato, grazie alla tenacia ed all'entusiasmo di un’altra figura storica della protezione civile, cara alla città e mai dimenticata dalle sue figlie Simona ed Arianna, dal marito Enzo De Lucia, dai suoi cari e dall’intera comunità del Servizio Volontariato Giovanile, #PatriziaIovine, che immagino sempre seduta sorridente sulla pietra più alta della medioevale struttura, questo luogo d'incanto si vestiva, almeno una volta l’anno, di storia autentica, riorganizzando sapori, giochi, musiche ed  abiti di un'epoca da cui spesso dimentichiamo di trarre origine.
Dopo oltre venti anni, questa storia che, spero con fedele e puntuale narrazione, ho qui rappresentata ed esposta, c'è e, per fortuna, resiste e continua, malgrado che, chi ha avuto l'intuizione, chi ci ha lavorato, chi ha costruito i percorsi amministrativi, non abbia mai fatto menzione e sfoggio di quello che è un lusinghiero risultato cittadino, frutto della collaborazione tra pubblico ed associazionismo operoso, divenuto opera di grande prestigio internazionale e dallo straordinario ed unico valore storico-monumentale.
Oggi, però, nel rincorrersi di voci di corridoio, che quasi sempre fanno da preludio ad azioni già in corso, si sente, ancora una volta, parlare di riaffidare il Castello attraverso procedure, meccanismi amministrativi urgenti, necessari ed indifferibili...
La legge, innanzitutto! … Ovvio, corretto e giusto… specie di questi tempi!!!
Ma,  mi permetta il Sindaco, dopo il lungo e spero non noioso excursus, non sia mai questa attività sottesa alla possibilità di sottrarre il Castello a chi lo ha voluto fortemente, a chi lo ha concepito e partorito, così com'è!
Qualunque azione di legale ricostruzione di un percorso, diversa dall'andamento storico descritto e che risulta trascritta negli atti ufficiali del comune di Caserta, avrà un amaro retrogusto speculativo, commerciale, di basso profilo politico e storico, di cui, sono sereno e certo, la Sua amministrazione, alla luce di alcuni episodi passati di gestione, contrari ad ogni forma di valorizzazione del patrimonio comunale, saprà rimanere distaccata e distante.
Abbia, allora Signor Sindaco, il coraggio di definire la procedura secondo natura, vincoli gli impegni prodotti, la storia trascorsa, la prestigiosa tradizione, valorizzi i notevolissimi investimenti realizzati e gli sforzi materiali ed intellettuali fin qui compiuti, con zelo e dedizione al servizio, da un manipolo di donne ed uomini ertisi negli anni a garanti del valore storico dell'intero contesto.
Accluda il Sindaco queste considerazioni, che sono pietre miliari, nell'atto per il riaffidamento della struttura, affinché i pionieri del percorso, oggi custodi, coloro che hanno speso risorse, mezzi, gioventù e consumato vite, siano messi nella condizione di resistere, d'intesa con l'amministrazione, in un percorso di luci che spero, ripeto, non abbia ad essere sopraffatto dai detriti morali e dalle nebbie di una inutile ricerca di procedure burocratiche che potrebbero risultare utili ad interessi di cordata e che nulla avrebbero a che vedere con il prestigio ed il valore pubblico dell'opera che nasce a Casertavecchia, appartiene alla nostra città ed è patrimonio dell'intera Umanità.
Gli sforzi dell'amministrazione restino concentrati sul Borgo che necessita di nuove ed innovative strategie e di una più appassionata vicinanza.
Si definisca una procedura di vera valorizzazione della filiera infinita dei nostri beni culturali.
Si riorganizzino le funzioni della città e delle frazioni intorno a questi meccanismi di rispolvero della storia, ovunque vitali ed essenziali per la rinascita dei territori.
Non ci si sforzi, attardandosi, a studiare parametri e meccanismi contrari alla volontà popolare, alla storia ed alla legge divina dei fatti che non dovranno, né potranno essere portati distanti da chi ha avuto il merito di riaccendere luce e vita in quel luogo di straordinaria magia storica.
Chiedo scusa per la lunghezza, ma Roberto Forlani, Patrizia Iovine e la nostra storia passata e contemporanea, meritano talvolta di essere trascritte per far si che l’azione amministrativa, oggi spesso additata e banalizzata dalla opinione pubblica, abbia a recuperare il suo credito, evitando di disperdersi in aspetti e considerazioni di sterile valore e freddo esercizio del potere.
La nostra storia sia radice e presupposto del futuro!
Con questi auspici positivi,  Signor Sindaco, al fine di conferire lustro e risalto ai personaggi coinvolti in questo scritto e alla storia di questa città, La invito nell’ambito della programmazione delle attività culturali della città, per l’anno amministrativo che va ad aprirsi, di rileggere, in sede pubblica, gli atti propedeutici al  recupero ed alla riapertura del Castello, cogliendo l’occasione per intitolare a Roberto Forlani e Patrizia Iovine, nostri illustri concittadini scomparsi, i pezzi di territorio su cui hanno speso la propria vita, come il piazzale antistante il Castello ed il Viale d’accesso alla Pineta.
Buon lavoro, Sindaco, confido in un cordiale riscontro.
Caserta 02 settembre 2014                                                                 Il Consigliere Comunale

                                                                                                             Antonio Ciontoli

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