mercoledì 22 marzo 2017

LA NOTIZIA DEL GIORNO



LA NOTIZIA DEL GIORNO

Scotland Yard: "È terrorismo". E Roma si blinda

Terrore in Inghilterra. Testimoni: "Auto su folla". Spari e feriti, primo ministro May in salvo dopo l’attacco. Due morti. Intanto, dopo Usa anche Londra aveva introdotto restrizioni in cabina per laptop e portatili. L’emittente Abc: "Pericolo bombe nelle batterie”. Italia, la Capitale si blinda per le celebrazioni del Trattato di Roma. Il discorso di Sergio Mattarella alle Camere

Un pomeriggio di paura a Londra, dodici anni dopo gli attacchi del 7 luglio 2005 alla metropolitana. Poco prima delle 16 ora italiana, diversi spari sono stati sentiti fuori dalla Camera dei Comuni. Il Parlamento britannico è stato isolato e la seduta in corso sospesa. I testimoni hanno raccontato di una macchina che ha investito diverse persone sul Westminster bridge. Da quanto si apprende dai media britannici, ci sarebbero diversi feriti, almeno 12, di cui alcuni molto gravi. Secondo fonti ospedaliere, due persone - una donna e un poliziotto - sono decedute. Scotland Yard ha dichiarato che si tratta di terrorismo. Guarda il liveblog di Sky Tg24
Londra, attentato davanti Parlamento. Si cerca un secondo sospetto
Un attentato davanti al Parlamento britannico, proprio nel giorno dell’anniversario degli attacchi all'aeroporto di Zaventem e alla metropolitana di Bruxelles. Da quanto si apprende, una vettura ha investito diverse persone sul Westminster bridge, il ponte che collega le due sponde del Tamigi. L'assalitore, secondo quanto ricostruito, è poi sceso dal veicolo e ha tentato di fare irruzione attraverso i cancelli del compound del Parlamento a Westminster ma è stato fermato. L'uomo avrebbe prima accoltellato un poliziotto (poi deceduto), e in seguito sarebbe stato abbattuto dai colpi delle forze dell'ordine. È stata evacuata dal Parlamento la premier britannica Theresa May che si trovava al suo interno quando è avvenuto l'attacco. Secondo le ultime testimonianze, l'identikit dell'attentatore corrisponderebbe a quello di un uomo asiatico sui 40 anni. Su di lui non ci sono ancora informazioni ufficiali. Da quanto si apprende, la polizia cerca un secondo sospetto Guarda la photogallery
Bando hi-tech: stop pc in cabina su voli da paesi islamici
Dopo l’11 settembre arrivò il divieto di portare liquidi in aereo. Ora, in piena "rivoluzione" tecnologica, le restrizioni sono diventate hi-tech. E proprio il  Regno Unito, vittima questo pomeriggio di un attentato a Londra, ha deciso di seguire l’esempio dell’amministrazione Trump in funzione anti-terrosimo. Niente pc e tablet sui voli provenienti da dieci aeroporti di otto Paesi a maggioranza musulmana. Ci sarebbe la minaccia dell'Isis alla base della scelta. Una motivazione riportata anche dall’ABC. Per l'emittente televisiva, che cita fonti del governo americano, gli 007 ritengono "credibili" le informazioni sulla possibile presenza di esplosivi all'interno dei dispositivi più grandi di uno smartphone. Lo stesso allarme è stato riportato dalla Cnn che, però, ha indicato al Qaida come principale minaccia. Il bando hi-tech è stato varato martedì dall’amministrazione Trump e vieta di portare pc e tablet in cabina sui voli per gli Usa provenienti da specifici Paesi dell’Africa settentrionale e del Medio Oriente, compresi Arabia Saudita e Giordania, nonostante questi siano due alleati di Washington. Il provvedimento avrà un impatto su circa 50 voli al giorno e le compagnie aeree avranno 96 ore di tempo per rendere operativo il divieto. La decisione della Casa Bianca è stata presa ad esempio anche dalla Gran Bretagna che ha annunciato che imporrà il divieto pensato da Washington anche nei suoi confini, per i voli che arrivano da Turchia, Libano, Giordania, Egitto, Tunisia e Arabia Saudita. Inoltre, anche Francia e Canada starebbero valutando se adottare le stesse misure di sicurezza.
Europa60: il piano sicurezza a Roma
Sabato 25 marzo l’Europa festeggia i 60 anni dalla firma dei Trattati di Roma, quando venne fondata la Comunità Economica Europa (CEE). Nella Capitale sono attesi una quarantina tra capi di Stato, di governo e vertici dell’Ue. La Questura di Roma ha messo a punto un piano sicurezza definito “imponente”: due zone blindate nel centro storico, una quarantina di varchi d'accesso, più telecamere, tiratori scelti sui palazzi, artificieri, tremila agenti in strada e divieto di caschi, passamontagna e petardi ai cortei. La Capitale sarà attraversata da diversi cortei e sit-in, sia pro che contro l’Europa. Il più numeroso e a rischio è quello dei movimenti della piattaforma Eurostop (partirà da porta San Paolo alle 14), che raccoglie varie sigle (dai No Tav ai Cobas ai Comunisti). Alla manifestazione contro l’Europa si attendono anche antagonisti dall'estero, in particolare da Francia, Germania e Grecia. Il rischio è che tra gli 8mila manifestanti previsti possano mescolarsi infiltrati violenti e black bloc. Per questo il questore ha vietato caschi, copricapo, passamontagna, petardi e annunciato controlli in borse e zaini. I divieti scatteranno fin dall'ingresso in città già nei giorni precedenti al vertice e non si esclude la possibilità di applicare il foglio di via obbligatorio in caso di presupposti di pericolosità. Il 25 resteranno chiusi per tutta la giornata alcuni monumenti e aree archeologiche, come il Colosseo (già dalle 19 del giorno prima), il Foro Romano - Palatino e la Domus Aurea. Si sta valutando anche la chiusura di alcune scuole del centro.
Mattarella: “Europa appare ripiegata su se stessa”
Un discorso all’insegna dell’unità quello pronunciato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella nell'aula di Montecitorio per le celebrazioni del 60esimo anniversario dei Trattati di Roma. Progresso, libertà, pace come filo conduttore del suo intervento. Uno dei primi punti toccati dal capo dello Stato è la Brexit: «La celebrazione di questo anniversario richiede che sul percorso di integrazione europea si svolga una riflessione, la cui necessità è accresciuta dall'uscita, per la prima volta, di un Paese, il Regno Unito, membro dal 1973». Mattarella ha voluto sottolineare che «abbiamo bisogno dell'Europa unita perché le esigenze di sviluppo sono legate alla capacità collettiva di poter avere voce in capitolo sulla scena internazionale», ma soprattutto ha osservato come «nessun ritorno alle sovranità nazionali potrà garantire ai cittadini europei pace, sicurezza, benessere e prosperità». Mattarella ha anche ammonito: «Oggi l'Europa appare quasi ripiegata su se stessa. Spesso consapevole, nei suoi vertici, dei passi da compiere, eppure incerta nell'intraprendere la rotta. Come ieri, c'è bisogno di visioni lungimiranti, con la capacità di sperimentare percorsi ulteriori e coraggiosi».
“Gli Europei ci sono, ora fare l'Europa”
Mattarella ha ricordato poi «i padri dell'Europa che dettero vita ai Trattati, uomini politici che hanno avuto il coraggio di trasformare le debolezze, le vulnerabilità, le ansie dei rispettivi popoli in punti di forza». E ricorda anche il ruolo del nostro Paese: «Nel 1951 nasceva la Comunità del carbone e dell'acciaio, l'anno dopo il Trattato, arenatosi poi in Francia, del progetto di Comunità europea di difesa. Sarebbe stata l'Italia, prima con la Conferenza di Messina, nel 1955, poi con quella di Venezia del 1956, ad esserne motore traente, con Gaetano Martino, ministro degli Esteri nel governo Segni, fra i protagonisti». «Capovolgendo l'espressione attribuita a Massimo d'Azeglio verrebbe da dire: ‘Fatti gli europei è ora necessario fare l'Europa’», ha detto Mattarella, che ha poi definito “ineludibile” l’esigenza «di rilanciare la sfida per una riforma dei Trattati», necessaria a causa delle prove «alle quali l'Unione Europea è chiamata a tenere testa»: da quella finanziaria a quella dell’offensiva terroristica. Anche di moneta unica ha parlato il presidente della Repubblica: «L’euro, grazie alla politica della Bce, ha provocato il forte abbassamento dei costi del credito, tutelando i risparmi delle imprese e delle famiglie», ed è «il secondo strumento di riserva a livello mondiale». E respinge «la compressione dei diritti sociali nei Paesi membri» e le «grossolane definizioni di Nord e Sud d'Europa» come soluzione alla crisi sui debiti sovrani e a quella sul rallentamento dell'economia. Assenti i parlamentari della Lega Nord che hanno organizzato un sit-in fuori da Montecitorio contro la celebrazione dei trattati. In aula, però, era presente Umberto Bossi che ha commentato così la sua scelta: «Preferisco sempre sentire le cose per poi ragionarci».

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