venerdì 23 luglio 2021

MESSAGGIO DELL'ARCIVESCOVO BATTAGLIA AI "GRANDI" DEL G20

 


Messaggio al G20

 

Sorelle e fratelli potenti, governanti di ricche nazioni e grandi Stati, nel darvi il benvenuto anche a nome della Chiesa napoletana in questa terra generosa e accogliente, vi chiedo perdono se in questo mio discorso oserò prendere la parola a nome vostro.

Prendo indebitamente in prestito il vostro prestigio e l’attenzione che esso comporta per rivolgermi a quanti non godono di alcun privilegio e di alcun diritto. A nome vostro, sorelle e fratelli primi, parlerò agli ultimi.

 

Parlerò a voi, fratelli e sorelle, che siete i primi agli occhi di Dio, a voi vedove e orfani, stranieri e ammalati, anziani e soli, popolo dei diseredati, degli scartati; a voi che nessuno vuole e che nessuno considera: a voi voglio innanzitutto chiedere perdono a nome dei fratelli potenti, che reggono le sorti di numerosi popoli, per non aver ascoltato il vostro grido, il vostro dolore, per non aver dato un volto alla vostra sofferenza. Sono sicuro che non si offenderanno se a nome loro chiedo scusa.

 

In questi giorni, nella nostra amata città, si riuniscono quanti hanno diritto ad un nome e a un’opinione, coloro che ascolti in silenzio e che non osi interrompere, la cui parola si trasforma in azione se solo lo vogliono, se solo lo desiderano.

 

Allora dico ai poveri: gridate! Gridate il vostro bisogno di dignità e di uguaglianza! Gridate come la vedova che chiede insistentemente giustizia al giudice (finanche se il giudice fosse corrotto)! Non si arresti il vostro grido per ottenere giustizia da quanti hanno una parola efficace. Prima o poi, fratelli miei poveri, sorelle mie povere, questo grido si farà storia e come seme cadrà sulla terra buona. Non siate indifferenti a quanto accade intorno a noi, siate voce nel deserto per un mondo alla deriva. E tu, Chiesa di Dio, chiamata a difendere il diritto dei poveri, la dignità degli ultimi, unisciti al loro coro e alza la tua voce: questo è il tempo opportuno per la tua profezia.

 

Non si offendano i primi se parlo agli ultimi; se quando si tratta di emergenza climatica ed energetica, non penso al profitto, ma a nomi e persone, che a causa dell’abuso delle risorse sono costretti a migrare, vedono i loro paesi distrutti dalla guerra, si trovano privati dei diritti più elementari quali istruzione, lavoro e salute. A questi ultimi va il mio accorato appello: fratelli e sorelle, non cessate di denunciare l’ingiustizia che vi attanaglia, il sistema che vi distrugge.

Abbiate cura della casa di Dio, della Madre Terra, non in nome di un profitto, ma per amore di volti e persone.

 

Voi dite «crisi economica», io leggo «Antonio, Gennaro, Francesca, Annamaria…», nomi e storie di quanti hanno perso il lavoro per questioni di “revisione gestionale”, perché sono cambiate le esigenze di mercato a fronte della richiesta, perché la borsa è in calo e… tante cose che sono numeri e non persone. Penso alla Whirpool e ai tanti disoccupati della nostra città, del Sud e di tutti i Sud del mondo, che per il ricatto tipico dell’economia del consumo, vedete minacciato il vostro diritto al lavoro e a un equo compenso. Voi che non chiedete più del dovuto e a cui è negato anche il minimo, gridate, ché io, vostro fratello nella battaglia, grido con voi!

 

Infine, mi rivolgo ai giovani e, a nome dei miei fratelli e sorelle primi, vi dico: aiutateci! Siate aria fresca! Noi promettiamo di aprire le finestre del cuore, per permettere che la vostra voce possa portare frutto. Promettiamo che non ci sarà bisogno che ricorriate alla violenza per farvi sentire, che non vi costringeremo più alla sommossa perché la vostra voce giunga in alto. Sapremo farci orecchio attento, che non ha bisogno di eclatanti sommosse per essere richiamato all’attenzione. Da parte vostra, però, chiedo collaborazione e comprensione: che la nostra città sia esempio di grido pacifico, ma convincente, affinché all’ingiustizia non si aggiunga la violenza.

Mi perdonino i primi se ho parlato agli ultimi. Ma sono un vescovo della Chiesa di Cristo, un semplice servo di Colui che da primo si fece ultimo e che da ricco si fece povero. Il suo grido sulla croce ancora riecheggia nei secoli e si mescola senza distinzione al grido di ogni povero, di ogni popolo oppresso, di ogni ultimo della terra.

 

Che Dio ci benedica tutti, che benedica i primi e gli ultimi, e che ci renda strumento di conversione vicendevole per una nuova alba di giustizia e di pace.

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