Il patron del Messina, Pietro Lo Monaco, l’aveva detto che non avrebbe votato per Carlo Tavecchio, ed è stato di parola. “Non sono andato a votare a Roma –spiega l’ex ad del Catania a Itasportpress.it- confermando che il Messina non stava nè dalla parte di Tavecchio, nè da quella di Albertini. Il calcio italiano è in mano a gente che fa il bello e il cattivo tempo ed è gestito in maniera cervellotica senza nessuna finalità positiva. La Lega Pro perde ogni anno diverse società, la B è alla canna del gas, la Serie A nonostante la montagna dei soldi che arrivano dalle tv, ha solo quattro società con i bilanci virtuosi. E’ un calcio gestito da pochi presidenti che fanno gli interesse propri. Il sistema è marcio tanto che l’85% dei proventi da diritti tv vanno nelle tasche dei calciatori e di altri personaggi vicini e solo il 15% viene investito nelle strutture. Tavecchio è figlio del sistema ma anche Albertini lo è quindi non può cambiare il calcio italiano. La nomina di un commissario avrebbe portato all’inizio di una ristrutturazione ma molti presidenti di A hanno scelto la linea Tavecchio per gestire direttamente il sistema calcio che di fatto è in mano a Lotito che è l’ago della bilancia di tutto. Il presidente della Lazio ha avuto la capacità di tirarsi tutti dietro di lui lanciando la volata a Tavecchio. Ha sicuramente la forza di stare sempre sul pezzo Lotito che diceva tempo fa, girando le varie leghe, che con Tavecchio presidente avremmo cambiato il calcio. Poi c’è De Laurentiis che ogni tanto lancia proclami dicendo che dobbiamo avvicinarci al calcio europeo ma sono solo parole gettate al vento di due minuti e mezzo. Il calcio può ristrutturarlo gente che lo conosce e non ha il giardinetto proprio da curare. Costacurta, Vialli, Albertini, sono ex calciatori che non hanno idea di come funziona il calcio in generale dai dilettanti alla A. Il nostro sistema produce prodotti avariati. Pensate che il nostro attaccante principe al Mondiale si chiamava Balotelli. Siamo riusciti a far diventare un campione un giocatore che non lo è sia dal punto di vista tecnico che mentale ma soprattutto della moralità. Questo è il prodotto del nostro calcio. Se le tv dovessero diminuire il contributo economico, il calcio chiuderebbe per bancarotta per come è strutturato”.
Fonte: Redazione ITA Sport Press
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