sabato 13 aprile 2019

Il pianista Enrico Fagnoni, papà aversano e mamma napoletana, incanta il pubblico della Sala dei Baroni del Maschio Angioino nel main concert della VI edizione del festival Piano City a Napoli



Successo di pubblico ma soprattutto un successo fatto di lunghi applausi, quelli che hanno certificato fattivamente lo spessore musicale del concerto tenuto dal grande pianista Enrico Fagnoni  domenica scorsa a Napoli per la sesta edizione della kermesse pianistica “Piano City”, un festival di rilievo internazionale che quest’anno ha ospitato il maestro tra i main concert. La direzione artistica del festival all’ultimo momento ha optato per un cambio di sala, inizialmente infatti era la piccola Sala della Loggia a dover ospitare Fagnoni, poi il concerto si è tenuto nella Sala dei Baroni. Probabilmente si era inizialmente sottovalutato l’elevato contenuto musicale e viste anche le innumerevoli richieste per l’evento si è arrivati alla decisione di spostare il maestro presso una sala più capiente ed ospitale per le tante persone accalcate in fila già molti minuti prima dell’inizio del concerto. Fagnoni ha mostrato una infinita esperienza, non è da tutti infatti provare sala e pianoforte solo per pochi minuti tra l’altro a ridosso dell’orario previsto per l’inizio. Repertorio versatile, prerogativa dello stesso musicista, con brani elaborati tutti personalmente dal pianista quali “The man i love” di Gershwin, “Libertango” di Piazzolla, “C’era una volta in America” di Morricone, “Fantasia in re min.” di Mozart, “Aria e Galop” da Omaggio a Lehàr, “American Fantasy” di Fagnoni. Applausi scroscianti ad ogni brano e pubblico più volte in piedi, finale con il classico “bis” chiesto per ben due volte dove Fagnoni tra l’altro ha omaggiato la sua città con un brano del repertorio classico napoletano. Virtuosismo, padronanza assoluta della tastiera inarrivabile alternata ad una grande intimità sonora con un suono penetrante di una bellezza unica, un modo elegante compìto e rispettoso nonché riconoscente nei confronti di un pubblico in visibilio. Probabilmente l’unico e vero interprete capace di prendere le distanze dai suoi colleghi “vitaliani”. Di papà aversano e mamma napoletana, quello che è stato un enfant prodige diventato poi un musicista affermato di fama internazionale, Enrico Fagnoni inizia la sua carriera a quattro anni in eurovisione guadagnandosi l’appellativo di “enfant prodige”. Studia pianoforte con il Maestro Vincenzo Vitale e successivamente composizione e direzione d’orchestra, concludendo gli studi con il massimo dei voti e la lode. All’età di dieci anni, si esibisce al Teatro “San Carlo” di Napoli suscitando l’attenzione di Nino Rota nonché, negli U.S.A. dove si   fa   apprezzare   dal   celebre   clarinettista Benny Goodman. Impersona il giovanissimo “Giuseppe Verdi” nello sceneggiato televisivo di RAI UNO. L’ampio repertorio e la sua   riconosciuta straordinaria versatilità, gli consentono di prendere parte a molteplici attività musicali: in campo didattico con pubblicazioni di studi per pianoforte, elaborazioni pianistiche e collaborazioni con alcune università; nel teatro di prosa e lirico con musiche di scena; ospite, quale concertista, in trasmissioni televisive; collaborazioni con famosi attori, noti solisti, ensemble classiche, jazzistiche ed orchestre sinfoniche. È stato insignito di importati riconoscimenti e tiene a tutt’oggi, a livello   internazionale, concerti   e masterclasses. Il titolo del concerto la dice lunga su quello che è stato un viaggio di emozioni di suoni appunto “Suoni infiniti…piano…forte”. Nonostante gli innumerevoli riconoscimenti ottenuti anche in giovane età, l’artista ha sempre mantenuto un profilo musicale che bada più alla sostanza che alla semplice facciata. Infatti il concerto è stato una “chicca” di questa edizione, una rarità visto che il Fagnoni pur vivendo stabilmente a Napoli da anni non si esibisce frequentemente nella sua città, molto probabilmente questa scelta poteva sembrare ai poco informati come una inattività o semplice appiattimento dell’attività professionale che però si è sempre svolta in altri posti d’Italia e spesso all’estero. Una scelta di vita personale e professionale dell’artista basata sulla compostezza e poco sull’apparenza il che dimostra una tale riservatezza lontana dai riflettori di una vita mondana dove oggi invece conta molto apparire. Questo concerto ha suscitato per questo motivo tanto clamore ed è il concerto più gettonato della VI edizione di Piano City che sta spopolando anche sul web. La tre giorni pianistica dello scorso week end è stata resa possibile grazie all’organizzazione dell’associazione “Napoli Piano” e l’Assessorato alla Cultura ed il Turismo del Comune di Napoli. Nasce da un’idea del pianista tedesco Andreas Kern ed è un grande happening intorno al pianoforte, oltre 250 concerti in tre giorni (Fagnoni era tra i concerti più importanti). L’obiettivo era far risuonare il pianoforte in ogni angolo della città, con concerti, eventi, appuntamenti nei salotti delle case napoletane (House Concert) e nei più bei luoghi storici: Musei, Palazzi antichi, Biblioteche, Metropolitane, Aeroporto, scalinate, e  piazze. La location principale, il Castel Nuovo anche noto come Maschio Angioino, ha ospitato gratuitamente, sabato e domenica la maggior parte degli eventi negli spazi dell’Antisala e della Sala dei Baroni, Sala della Loggia e nel Corridoio dell’Armeria. Il Festival era aperto a tutti i generi musicali dalla classica al jazz, dalla contemporanea al rock e al pop, tutti solo ed esclusivamente al pianoforte con la partecipazione di concertisti professionisti, appassionati e studenti.

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