Successo di pubblico ma
soprattutto un successo fatto di lunghi applausi, quelli che hanno certificato
fattivamente lo spessore musicale del concerto tenuto dal grande pianista Enrico Fagnoni domenica scorsa a Napoli per la sesta edizione
della kermesse pianistica “Piano City”, un festival di rilievo internazionale
che quest’anno ha ospitato il maestro tra i main concert. La direzione
artistica del festival all’ultimo momento ha optato per un cambio di sala,
inizialmente infatti era la piccola Sala della Loggia a dover ospitare Fagnoni,
poi il concerto si è tenuto nella Sala dei Baroni. Probabilmente si era
inizialmente sottovalutato l’elevato contenuto musicale e viste anche le
innumerevoli richieste per l’evento si è arrivati alla decisione di spostare il
maestro presso una sala più capiente ed ospitale per le tante persone accalcate
in fila già molti minuti prima dell’inizio del concerto. Fagnoni ha mostrato
una infinita esperienza, non è da tutti infatti provare sala e pianoforte solo
per pochi minuti tra l’altro a ridosso dell’orario previsto per l’inizio. Repertorio
versatile, prerogativa dello stesso musicista, con brani elaborati tutti personalmente
dal pianista quali “The man i love” di Gershwin, “Libertango” di Piazzolla,
“C’era una volta in America” di Morricone, “Fantasia in re min.” di Mozart,
“Aria e Galop” da Omaggio a Lehàr, “American Fantasy” di Fagnoni. Applausi
scroscianti ad ogni brano e pubblico più volte in piedi, finale con il classico
“bis” chiesto per ben due volte dove Fagnoni tra l’altro ha omaggiato la sua
città con un brano del repertorio classico napoletano. Virtuosismo, padronanza
assoluta della tastiera inarrivabile alternata ad una grande intimità sonora
con un suono penetrante di una bellezza unica, un modo elegante compìto e
rispettoso nonché riconoscente nei confronti di un pubblico in visibilio.
Probabilmente l’unico e vero interprete capace di prendere le distanze dai suoi
colleghi “vitaliani”. Di papà aversano e mamma napoletana, quello che è stato
un enfant prodige diventato poi un musicista affermato di fama internazionale, Enrico
Fagnoni inizia la sua carriera a quattro anni in eurovisione guadagnandosi
l’appellativo di “enfant prodige”. Studia pianoforte con il Maestro Vincenzo
Vitale e successivamente composizione e direzione d’orchestra, concludendo gli
studi con il massimo dei voti e la lode. All’età di dieci anni, si esibisce al
Teatro “San Carlo” di Napoli suscitando l’attenzione di Nino Rota nonché, negli
U.S.A. dove si fa apprezzare
dal celebre clarinettista Benny Goodman. Impersona il
giovanissimo “Giuseppe Verdi” nello sceneggiato televisivo di RAI UNO. L’ampio repertorio
e la sua riconosciuta straordinaria versatilità,
gli consentono di prendere parte a molteplici attività musicali: in campo
didattico con pubblicazioni di studi per pianoforte, elaborazioni pianistiche e
collaborazioni con alcune università; nel teatro di prosa e lirico con musiche
di scena; ospite, quale concertista, in trasmissioni televisive; collaborazioni
con famosi attori, noti solisti, ensemble classiche, jazzistiche ed orchestre sinfoniche.
È stato insignito di importati riconoscimenti e tiene a tutt’oggi, a livello internazionale, concerti e masterclasses. Il titolo del concerto la
dice lunga su quello che è stato un viaggio di emozioni di suoni appunto “Suoni
infiniti…piano…forte”. Nonostante gli innumerevoli riconoscimenti ottenuti
anche in giovane età, l’artista ha sempre mantenuto un profilo musicale che
bada più alla sostanza che alla semplice facciata. Infatti il concerto è stato
una “chicca” di questa edizione, una rarità visto che il Fagnoni pur vivendo
stabilmente a Napoli da anni non si esibisce frequentemente nella sua città, molto
probabilmente questa scelta poteva sembrare ai poco informati come una
inattività o semplice appiattimento dell’attività professionale che però si è sempre
svolta in altri posti d’Italia e spesso all’estero. Una scelta di vita
personale e professionale dell’artista basata sulla compostezza e poco
sull’apparenza il che dimostra una tale riservatezza lontana dai riflettori di
una vita mondana dove oggi invece conta molto apparire. Questo concerto ha
suscitato per questo motivo tanto clamore ed è il concerto più gettonato della VI
edizione di Piano City che sta spopolando anche sul web. La tre giorni
pianistica dello scorso week end è stata resa possibile grazie
all’organizzazione dell’associazione “Napoli Piano” e l’Assessorato alla
Cultura ed il Turismo del Comune di Napoli. Nasce da un’idea del pianista
tedesco Andreas Kern ed è un grande happening intorno al pianoforte, oltre 250
concerti in tre giorni (Fagnoni era tra i concerti più importanti). L’obiettivo
era far risuonare il pianoforte in ogni angolo della città, con concerti,
eventi, appuntamenti nei salotti delle case napoletane (House Concert) e nei
più bei luoghi storici: Musei, Palazzi antichi, Biblioteche, Metropolitane,
Aeroporto, scalinate, e piazze. La
location principale, il Castel Nuovo anche noto come Maschio Angioino, ha ospitato
gratuitamente, sabato e domenica la maggior parte degli eventi negli spazi
dell’Antisala e della Sala dei Baroni, Sala della Loggia e nel Corridoio
dell’Armeria. Il Festival era aperto a tutti i generi musicali dalla classica
al jazz, dalla contemporanea al rock e al pop, tutti solo ed esclusivamente al
pianoforte con la partecipazione di concertisti professionisti, appassionati e
studenti.
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