COMUNICATO STAMPA
CRISI IN SENO AL
CONSIGLIO DELL’ORDINE DEGLI AVVOCATI DI SANTA MARIA C.V., LETTERA APERTA DI
SADUTTO AL PRESIDENTE RUSSO: “BISOGNA ESSERE RESPONSABILI E FAVORIRE IL
FUNZIONAMENTO DEL COA, DISPONIBILE A DIMETTERMI DA TESORIERA SE ANCHE IL
PRESIDENTE FARÀ UN PASSO INDIETRO”.
Lettera aperta della consigliera dell’Ordine degli Avvocati
di Santa Maria Capua Vetere, Annamaria Sadutto, al Presidente Adolfo Russo, per
superare la situazione di empasse venutasi a creare da settimane in seno al COA
tanto da paralizzarne ogni attività.
“Egr. Presidente, come previsto,
a causa dei tre dimissionari Vice Presidente Iaselli, Segretario Palmirani,
Consigliera delegata alla formazione Puoti, che nel proprio interesse - e non
certo nell’interesse della classe forense - hanno dismesso la carica consiliare
al limite della scadenza del biennio per avere - evidentemente - la possibilità
di ricandidarsi, i Consiglieri del “Gruppo Dignità Forense” Avv. Gianmarco
Carozza, Avv. Ottavio Pannone, Avv. Ugo Verrillo, Avv. Tiziana Ferrara, Avv.
Marisa De Quattro, Avv. Emilia Borgia, Avv. Giuseppe Merola e il Consigliere
della lista “Passione e Impegno Forense” Avv. Giuseppe Gallo - stanno rendendo
impossibile il regolare funzionamento dell’ente non partecipando alle sedute
consiliari.
I Consiglieri del Gruppo Dignità
Forense, ribaltando la realtà, La accusano di “totale immobilismo perché Lei
nemmeno riesce a garantirsi il numero legale per una seduta” (cfr.
comunicazione del 26 febbraio 2021) quando invece sono proprio loro che con le
loro assenze - dopo le predette dimissioni di Iaselli, Palmirani e Puoti - non
consentono il raggiungimento del quorum ed il regolare svolgimento delle
riunioni. La invitano inoltre a regolarsi secondo l’art. 33 della Legge
Professionale chiedendole “senso di responsabilità” da loro - evidentemente -
non praticato con le loro assenze, per fare avere ai Colleghi “vantaggi in termini
di tempo e qualità di servizi”, si legge nella missiva della Tesoriera
dellì’Ordine.
“L’art. 33 Legge Professionale
prevede che “Il consiglio è sciolto se non è in grado di funzionare
regolarmente”: nella situazione che riguarda il Nostro Consiglio, la
impossibilità attuale di funzionamento è determinata da chi si assenta. Non è
assolutamente comportamento RESPONSABILE da parte di alcun Consigliere inviare
gli atti al Consiglio Nazionale Forense per far sciogliere e commissariare il
COA e tanto meno è comportamento RESPONSABILE da parte del Presidente.
In un momento difficile per
l’Avvocatura tutta - come quello che stiamo vivendo a causa della emergenza da
Covid-19 - invocare il Commissariamento dell’Ente assolutamente non è
comportamento da RESPONSABILI!
Commissariamento che si
perfezionerebbe nell’arco di almeno due mesi bloccando dunque per tale
ulteriore periodo qualsiasi attività che viene svolta dall’Ente (iscrizioni,
trasferimenti, cancellazioni, rilascio certificati di compiuta pratica,
ammissione al gratuito patrocinio, riconoscimento crediti, riconoscimento
patrocinio ai giovani avvocati, impossibilità di svolgere la cerimonia dei
giuramenti, pagamenti, rinnovo contratti, approvazione bilanci, ecc. ecc.).
Commissariamento che
determinerebbe un aggravio di spese per l’ente. Commissariamento che renderebbe
possibile solo atti esclusivamente ordinari. Commissariamento che porterebbe
solo alla indizione di nuove elezioni (nell’arco di 240 giorni) con aggravio di
spese per l’ente, probabilmente nell’autunno di quest’anno per la nomina di un
Consiglio che resterebbe in carica solamente circa un anno e qualche mese (fino
a gennaio 2023).
E soprattutto commissariamento
che macchierebbe l’onore ed il prestigio di tutta l’avvocatura sammaritana. E
se pure così fosse, se la soluzione “responsabile” fosse - secondo l’ipotesi
della minoranza – il Commissariamento dell’Ente, si chiede - anzi si diffidano
- i Consiglieri ASSENTI che attualmente richiedono l’applicazione dell’art. 33
della Legge Professionale, alle Dimissioni in blocco in modo tale che subito si
giunga al Commissariamento da loro invocato”, scrive Sadutto.
“Comportamento responsabile è
invece rendere possibile il regolare funzionamento dell’Ente. Se il concreto
obiettivo dei Consiglieri del gruppo “Dignità forense” e del Consigliere
indipendente della lista “Passione ed Impegno Forense” è l’effettivo
funzionamento dell’Ente e la doglianza è la non condivisione del progetto
politico dell’attuale Presidente, il Suo comportamento responsabile è la immediata
ed effettiva rimessione della carica di Presidente (conservando invece la
funzione di Consigliere dell’Ordine) per ottenere un concreto dialogo con la
minoranza.
Al fine di responsabilizzare e
far comprendere ai Consiglieri di minoranza la necessità di rendere possibile
l’immediato funzionamento dell’ente con la loro partecipazione alle sedute
consiliari e alla gestione del Consiglio, unitamente alla rimessione della Sua
carica di Presidente rimetterò anche la mia carica di Tesoriere.
Tale responsabile gesto - che
segna la fine di un percorso - nel contempo è il concreto segnale della volontà
di una RIFONDAZIONE del Consiglio affinché si possa ridiscutere con tutti i
Consiglieri nessuno escluso - prima ancora delle cariche - della tempestività
con cui vanno presi i provvedimenti, della etica e della trasparenza dei
criteri per selezionare coloro cui vengono assegnate nomine e incarichi, della
chiarezza delle proposte formulate, dei metodi da adottare per la risoluzione
delle problematiche che attanagliano in questo momento la Avvocatura”, conclude
la consigliera e tesoriera del COA.
Santa Maria C.V., 01.03.2021
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