Diocesi di Acerra
Curia vescovile
Ufficio comunicazioni sociali
COMUNICATO STAMPA
8/2021
Acerra, 26 settembre 2021
Nuovo
impianto di trattamento di rifiuti ad Acerra
IL VESCOVO ANTONIO DI DONNA: «SI
INTERVENGA SUL PIANO TERRITORIALE
REGIONALE, CHE SI ACCANISCE A CONFIGURARE LA
NOSTRA CITTA’ COME TERRITORIO
“INDUSTRIALE-URBANO”, MENTRE ESSO SI
CONFIGURA PIUTTOSTO COME AGRICOLO-URBANO»
Appello del presule in vista della Conferenza
dei servizi del prossimo 30 settembre in Regione Campania sulla richiesta di
rilascio dell’autorizzazione unica per la costruzione dell’impianto di
trattamento di rifiuti speciali liquidi in località Calabricito del Comune di
Acerra
«Ancora una volta» il
vescovo Antonio Di Donna è «costretto» a scrivere alla Regione per «ribadire lo
smarrimento della popolazione di Acerra di fronte al cinico e beffardo progetto
dell’ennesimo impianto di trattamento dei rifiuti su un territorio per il quale
da decenni è stato dichiarato il disastro ambientale». Con un appello: «Si
intervenga con leggi – è la forte richiesta del presule – sul Piano
territoriale regionale, che si accanisce a configurare Acerra come territorio
“industriale-urbano”, mentre la nostra città è piuttosto un territorio
agricolo-urbano».
Monsignor Di Donna ha inviato questa mattina una
lettera alla direzione delle “Autorizzazioni ambientali e rifiuti” della Giunta
regionale della Campania in vista della Conferenza dei servizi convocata per il
30 settembre 2021 sulla valutazione ed eventuale approvazione della richiesta
di rilascio dell’autorizzazione unica per la costruzione e l’esercizio
dell’impianto di trattamento di rifiuti speciali: 50 tonnellate al giorno da
smaltire e stoccare in località Calabricito nel Comune di Acerra.
Auspicando «che venga scongiurato questo
accanimento», per il vescovo di Acerra «è sconcertante la ciclicità con la
quale il nostro territorio diventa suolo appetibile per la realizzazione di
impianti di smaltimento e stoccaggio di rifiuti». Addirittura nel caso
specifico, sottolinea Di Donna, «l’impianto in discussione il prossimo 30
settembre sorgerebbe in una zona che, già di per se stessa è inquinata e
bisognosa di bonifica e, soprattutto, vicina alle sorgenti del Riullo e di
notevole interesse paesaggistico ed archeologico. In più, a due passi
dall’inceneritore. Per non dire che l’impianto in questione si aggiungerebbe ad
altri impianti che solo poche mesi fa hanno destato forti preoccupazioni tra la
gente di Acerra e dei comuni circostanti».
Perciò la ripetuta denuncia del vescovo: «E’ chiaro il
disegno di fare del nostro territorio il polo dell’immondizia e dei rifiuti
pericolosi e non pericolosi della regione e forse oltre; e di fare delle nostre
terre, soprattutto Acerra, una città di scarto. E tutto questo “sulla testa dei
cittadini”, ignorando quanto chiesto da Papa Francesco al numero 183 della
Lettera enciclica Laudato sì: “Nel dibattito devono avere un posto privilegiato
gli abitanti del luogo, i quali si interrogano su ciò che vogliono per sé e per
i propri figli, e possono tenere in considerazione le finalità che trascendono
l’interesse economico immediato”. Ed eludendo sistematicamente quel “principio
di precauzione” – invocato ancora dal Pontefice al numero 186 dello stesso
documento – che “permette la protezione dei più deboli, che dispongono di pochi
mezzi per difendersi e per procurare prove irrefutabili”».
In questa situazione il presule si chiede: «Fino
a quando dovremo assistere impotenti a questo scempio? Fino a quando dovremo
ripetere che questo territorio è saturo, deve essere blindato, non sopporta
altri impianti? A chi ancora dobbiamo dirlo? C’è ancora qualche Istituzione,
qualche ente responsabile che prenda a cuore le sorti di questo territorio
vincendo la cecità e la sordità di questi anni?».
Ma anche, infine, una coraggiosa e impegnativa
proposta.
Per monsignor Di Donna sembra di assistere a un «gioco
delle parti: l’azienda fa richiesta alla Regione; la Regione dà il
suo benestare; l’amministrazione comunale dà il parere negativo; gli
ambientalisti protestano; il Vescovo alza la voce, e tutto si conclude secondo
un copione già scritto e la povera Acerra, e con essa tutto il territorio,
continua ad essere “lo scantinato” della città metropolitana. E il bello è che
tutto avviene “secondo la legge”, e intanto l’ammalato muore, e muore “secondo
la legge”».
Da qui il forte appello: «Oggi
chiedo che si intervenga, da parte di chi ne ha il potere, sulle leggi. In
particolare, sul Piano Territoriale Regionale (PTR), che si accanisce a
configurare Acerra come territorio “industriale-urbano”, mentre la nostra città
si configura piuttosto come territorio agricolo-urbano».
Antonio Pintauro
Direttore UCS Diocesi di Acerra
Nessun commento:
Posta un commento