Ordinazioni
Presbiterali
29
giugno 2019 – Festività dei SS. Pietro e Paolo
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Mentre ci uniamo alla Chiesa Universale per
celebrare gli Apostoli Pietro e Paolo, la nostra Chiesa che è a Napoli gioisce
per l’ordinazione presbiterale di tredici suoi figli.
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Pietro e Paolo “sono i Santi Apostoli che nella
vita terrena hanno fecondato con il loro sangue la Chiesa”
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In continuità apostolica, oggi, ricevendo
l’Ordine del Presbiterato, Mario, Cristiano, Domenico, Nicola, Emanuele,
Michele, Paolo, Vincenzo, Carlo, Emanuele, Michele, Raffaele, Pio, donano la
loro vita a Cristo e alla Chiesa per compiere la missione alla quale sono stati
chiamati: la salvezza delle anime che saranno loro affidate.
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Cari Ordinandi, Cristo vi ha scelti come fece con
i discepoli lungo il mare di Galilea e vi ha chiamati a seguirlo lasciando
tutto per diventare pescatori di uomini. Tra poco sarete unti col crisma
sacerdotale e lo Spirito Santo scenderà su di voi per assimilarvi e
configurarvi totalmente e
definitivamente a Cristo: diventerete alter Christus: o, meglio, ipse Christus!
Questa è, infatti, la vostra identità , come
ce la descrive l’evangelista Marco (3,13): “Gesù salì sul monte, chiamò a sé
quelli che egli volle ed essi andarono da lui. Ne fece dodici perché stessero
con lui e per mandarli a predicare”.
In questo passo, udiamo la totale gratuità
di Cristo nella scelta: “chiamò a se quelli che egli volle”, ad evitare che
qualcuno possa pensare di essere autosufficiente e degno di essere scelto, ma
c’è anche il riferimento certo e saldo dell’identità del discepolato di Cristo.
“Perché stessero con lui” è la prima e
fondamentale relazione con il Maestro: bisogna imparare da Lui l’essere
totalmente e definitivamente di Dio e dei fratelli. Il legame indissolubile con
Cristo è lo stesso legame di Cristo col Padre, nello Spirito Santo. “Senza di
me non potete far nulla”. L’insegnamento è chiaro e non ammette limitazioni o
dubbi: “Io sono la vite, voi , i tralci”; se ci stacchiamo dalla vite siamo perduti!
Questa
unione con Cristo si costruisce con la preghiera. Come ci ha insegnato Gesù,
che trascorreva in preghiera prolungata e solitaria la sua attività
missionaria. In realtà la tenuta umana, spirituale e pastorale di un presbitero
dipende dalla sua vita di preghiera, dal modo in cui celebra i santi Misteri,
dalla fedeltà alla meditazione, dalla recita assidua e fervorosa della Liturgia
delle Ore, dall’adorazione eucaristica, dalla confessione delle proprie colpe,
dalla recita del Rosario e dalle altre pratiche di pietà.
Cari
Amici: non ci sono, non dovranno mai esserci scuse per tralasciare la
preghiera: nessun appuntamento, o impegno, o riunione, o altro potrà mai
giustificare la mancanza della preghiera nella vostra giornata. Seguiamo
l’esempio dei Santi, che hanno saputo unire con sapienza l’apostolato con la
preghiera; l’essere per gli altri, con l’essere in Dio e per Dio.
È
la preghiera lo strumento principale che ci immerge nel Mistero di Dio, ci fa
conoscere la sua volontà e ci insegna a camminare per la strada della santità.
Siate
santi: è questa la volontà di Dio; è questo quello che il mondo chiede a noi.
Non abbiate paura di essere santi, anche se questo vi richiederà sacrifici,
incomprensioni, difficoltà. “Gaudete et esultate” ci incoraggia Papa Francesco
nell’Esortazione Apostolica, pubblicata nel marzo dell’anno scorso e dedicata
alla “chiamata alla santità nel mondo contemporaneo”. Ma Questa santità va
incarnata nel contesto attuale, con i suoi rischi, con le sue sfide e le sue
opportunità, che sono proprio quelle che derivano dalla partecipazione alla
missione e alla grazia di Cristo Sacerdote.
Santità
incarnata la si vive nella carità, nel servizio al povero, all’ammalato, al
carcerato, a chi vive ai margini della società, all’immigrato. Vivere la
santità nella preghiera e nella carità farà sì che il vostro ministero
presbiterale sarà ricco di gioia e di frutti spirituali, superando ogni
tentazione di vivere un’esistenza sacerdotale “mediocre, annacquata e
inconsistente”.
La
santità è il volto più bello del presbitero, che trova la fonte perenne
nell’Eucaristia. In un’omelia al Clero di Roma, il Papa San Giovanni Paolo II
diceva: “Accostandovi all’altare, vostra quotidiana scuola di santità, di
comunione con Gesù,… scoprite sempre più la ricchezza e la tenerezza dell’amore
del Divin Maestro, che oggi vi chiama ad una più intima amicizia con Lui. Se lo
ascoltate docilmente, se lo seguirete fedelmente, imparerete a tradurre nella
vita e nel mistero pastorale il suo amore e la sua passione per la salvezza
delle anime”.
Cari
Amici, facciamo nostra questa esortazione del grande Papa e affidiamo alla
materna intercessione di Maria, Madre di Cristo e dei sacerdoti, la nostra vita
e il nostro ministero presbiterale.
Dio
vi benedica e
‘A
Maronna v’accumpagna
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