di Nestore Morosini
La finale di coppa America fra Brasile e Perù era stato pronosticato come scontro epocale, nonostante il 5-0 a favore dei verde-oro nel girone di qualificazione. E’ stata una partita vera: fra una squadra, il Brasile, che voleva mantenere fede alla propria grande tradizione calcistica e una squadra, il Perù, che voleva dimostrare di meritare a buon diritto la qualifica di grande rivelazione del calcio sudamericano.
Il Brasile ha meritato, non c’è dubbio, col suo gioco spumeggiante ha messo in difficoltà il Perù che è riuscito a pareggiare il gol iniziale di Everton grazie a una toccata di mano di Thiago Silva a scadere di tempo: rigore e trasformazione di Guerrero. Il Perù sbaglia nel tempo di recupero e Gabriel Jesus, con un’azione da grande centravanti, riporta in vantaggio i brasiliani. La ripresa è combattuta, Coutinho sfiora il terzo gol, poi vicino al 3-1 ci va Firmino su invito di G Jesus. Il pressing del Perù si fa sentire, Flores sbaglia il 2-2 quando il Brasile resta in 10: Gabriel Jesus si fa ammonire per la seconda volta e viene espulso. Ma è nel momento dell’offensiva più veemente del Perù che il punteggio fissa il risultato finale. Zambrano entra duro su Everton, a me è sembrato un regolarissimo spalla contro spalla ma io sono in poltrona e l’arbitro è in campo: il cileno Tobar fischia e dal dischetto, al 90′, Richarlison scalda il Maracana dando inizio al samba.
In Francia, nel pomeriggio di ieri, era andata in scena la finale del mondiale femminile di calcio fra Stati Uniti e Olanda. Vittoria col classico 2-0 delle americane che vincono il loro quarto titolo. E’ un altro calcio, meno tecnico sicuramente di quello dei maschi, ma bellissimo per intensità e voglia di fare gol. Non ci sono meline fra le ragazze, le olandesi giocano duro, non fanno complimenti. Ci sono tanti errori di passaggio, ma si può capire. Ma c’è in campo una determinazione straordinaria, una voglia di giocare per vincere e una voglia di giocare per non perdere che i maschi raramente mi hanno fatto vedere. Non ho mai visto, dopo il 2-0, le statunitensi fare la melina per portare a casa il prestigiosissimo risultato: sempre avanti e sempre alla ricerca del gol, a due minuti dalla fine, quando la palla è uscita la rimessa laterale è stata immediata, il pallone non è passato attraverso le mani di due tre giocatrici ma è stato lanciato subito. L’Olanda, anche nel recupero finale di 5 minuti, non si è mai arresa, dal video arrivavano i visi stanchi ma ancora tesi delle “tulipano” che cercavano disperatamente di invertire una rotta ormai tracciata. Bello, davvero. Queste ragazze meriterebbero strutture più adatte a loro, quelle dei maschi sono a volte impervie per le loro possibilità. Se la porta, ad esempio, fosse trenta centimetri più stretta, il pallone del secondo gol statunitense forse sarebbe stato parato. E se il campo avesse qualche metro quadrato di area in meno, probabilmente tutti quei passaggi sbagliati per la fatica non ci sarebbero stati e il gioco sarebbe stato più fluido e più bello. Ma anche così mi sono divertito.
Sui nostri lidi, invece, impazza il toto-Icardi. Juve e Napoli sembrano volerselo contendere. Ma la Juve, se non vende Higuain e Mandzukic, non ha il soldi per l’operazione: e i due non sono di facile collocazione. Mentre il Napoli ha più possibilità avendo Insigne da poter mettere sul mercato. Quanto richieda l’Inter per Icardi non so, e non voglio inventarmelo come fanno i cronisti dei siti. Ma se fossi l’Inter per meno di 80 milioni me lo terrei, obbligandolo a giocare come voglio io. O meglio, come vuole Antonio Conte.
La finale di coppa America fra Brasile e Perù era stato pronosticato come scontro epocale, nonostante il 5-0 a favore dei verde-oro nel girone di qualificazione. E’ stata una partita vera: fra una squadra, il Brasile, che voleva mantenere fede alla propria grande tradizione calcistica e una squadra, il Perù, che voleva dimostrare di meritare a buon diritto la qualifica di grande rivelazione del calcio sudamericano.
Il Brasile ha meritato, non c’è dubbio, col suo gioco spumeggiante ha messo in difficoltà il Perù che è riuscito a pareggiare il gol iniziale di Everton grazie a una toccata di mano di Thiago Silva a scadere di tempo: rigore e trasformazione di Guerrero. Il Perù sbaglia nel tempo di recupero e Gabriel Jesus, con un’azione da grande centravanti, riporta in vantaggio i brasiliani. La ripresa è combattuta, Coutinho sfiora il terzo gol, poi vicino al 3-1 ci va Firmino su invito di G Jesus. Il pressing del Perù si fa sentire, Flores sbaglia il 2-2 quando il Brasile resta in 10: Gabriel Jesus si fa ammonire per la seconda volta e viene espulso. Ma è nel momento dell’offensiva più veemente del Perù che il punteggio fissa il risultato finale. Zambrano entra duro su Everton, a me è sembrato un regolarissimo spalla contro spalla ma io sono in poltrona e l’arbitro è in campo: il cileno Tobar fischia e dal dischetto, al 90′, Richarlison scalda il Maracana dando inizio al samba.
In Francia, nel pomeriggio di ieri, era andata in scena la finale del mondiale femminile di calcio fra Stati Uniti e Olanda. Vittoria col classico 2-0 delle americane che vincono il loro quarto titolo. E’ un altro calcio, meno tecnico sicuramente di quello dei maschi, ma bellissimo per intensità e voglia di fare gol. Non ci sono meline fra le ragazze, le olandesi giocano duro, non fanno complimenti. Ci sono tanti errori di passaggio, ma si può capire. Ma c’è in campo una determinazione straordinaria, una voglia di giocare per vincere e una voglia di giocare per non perdere che i maschi raramente mi hanno fatto vedere. Non ho mai visto, dopo il 2-0, le statunitensi fare la melina per portare a casa il prestigiosissimo risultato: sempre avanti e sempre alla ricerca del gol, a due minuti dalla fine, quando la palla è uscita la rimessa laterale è stata immediata, il pallone non è passato attraverso le mani di due tre giocatrici ma è stato lanciato subito. L’Olanda, anche nel recupero finale di 5 minuti, non si è mai arresa, dal video arrivavano i visi stanchi ma ancora tesi delle “tulipano” che cercavano disperatamente di invertire una rotta ormai tracciata. Bello, davvero. Queste ragazze meriterebbero strutture più adatte a loro, quelle dei maschi sono a volte impervie per le loro possibilità. Se la porta, ad esempio, fosse trenta centimetri più stretta, il pallone del secondo gol statunitense forse sarebbe stato parato. E se il campo avesse qualche metro quadrato di area in meno, probabilmente tutti quei passaggi sbagliati per la fatica non ci sarebbero stati e il gioco sarebbe stato più fluido e più bello. Ma anche così mi sono divertito.
Sui nostri lidi, invece, impazza il toto-Icardi. Juve e Napoli sembrano volerselo contendere. Ma la Juve, se non vende Higuain e Mandzukic, non ha il soldi per l’operazione: e i due non sono di facile collocazione. Mentre il Napoli ha più possibilità avendo Insigne da poter mettere sul mercato. Quanto richieda l’Inter per Icardi non so, e non voglio inventarmelo come fanno i cronisti dei siti. Ma se fossi l’Inter per meno di 80 milioni me lo terrei, obbligandolo a giocare come voglio io. O meglio, come vuole Antonio Conte.
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