sabato 3 dicembre 2022

La bellezza dell’incontro con l’altro Ne parla l’Arcivescovo don Mimmo Battaglia nella Seconda Lettera di Avvento

 

La bellezza dell’incontro con l’altro

Ne parla l’Arcivescovo don Mimmo Battaglia nella Seconda Lettera di Avvento

 

La bellezza dell’incontro con l’altro, costante oppure occasionale, che si realizza o che resta sospesa, incompiuta, attesa o inattesa, attenta o distratta. La bellezza dell’incontro con l’altro si esprime con uno sguardo, una stretta di mano, un sorriso, un abbraccio, un pensiero.

Lo sottolinea l’Arcivescovo Metropolita di Napoli, don Mimmo Battaglia, nella seconda Lettera da lui scritta per l’Avvento, indirizzandola simbolicamente a Paolino, invalido, costretto alla sedia a rotelle.

Don Mimmo prende spunto dal profeta Isaia, il quale, nel pensare al Paradiso, racconta delle relazioni “improbabili” tra animali domestici e selvatici, tra prede e predatori, inserendovi, poi, l’immagine di un Bambino, di una vita nuova; un Bambino che rende possibile le relazioni tra mondi apparentemente inconciliabili, in guerra l’uno con l’altro. È nella relazione con questo Bambino, fragile ma potente nell’amore, che possiamo imparare anche noi a relazionarci gli uni gli altri e a restaurare quelle relazioni che possono sembrare perdute. che hanno il sapore della speranza ma anche il retrogusto della fatica.

Penso, dice l’Arcivescovo di Napoli,  a quelle relazioni appesantite dalle incomprensioni, dai litigi, dai non detti, dall’incapacità di accorgersi dei bisogni più profondi dell’altro. E penso anche a quelle relazioni andate avanti sulla scia delle abitudini, in cui non ci si è presi realmente cura gli uni degli altri, in cui non ci si è fatti carico di quei cambiamenti necessari e di quelle correzioni indispensabili.

C’è ancora speranza per queste relazioni? Sì, nella misura in cui saremo capaci di fare tre passi molto concreti…

Il primo passo sta nella capacità di fare il primo passo, non vivendo più la relazione da spettatore, lasciando che sia il mare a portarla dove vuole, ma afferrandone il timone attraverso il dialogo, l’ascolto, la parola, il confronto. Quanti problemi avremmo evitato, quante cancrene saremmo stati capaci di prevenire se invece di lasciar correre, se invece di aspettare che le cose si aggiustassero da sole avremmo usato la sfida del dialogo!

Il secondo passo è quello di comprendere le ragioni dell’altro, anche quando non le si condivide, anche quando sono lontane dalla nostra realtà, dal nostro pensare, dal nostro sentire. Comprendere l’altro significa dargli diritto di cittadinanza nella nostra vita, entrare realmente nel suo mondo, scoprendo il suo punto di vista, imparando che, anche dove a volte pensiamo che ci siano solo torto ed errore, ci possono essere ragione e verità.

Il terzo passo è quello di trovare, tra le tante cose che ci dividono e ci separano, ciò che ci unisce nel profondo. Il diventare uomo di Dio in Gesù manifesta proprio il suo farsi uno con ciascuno di noi, il suo desiderio di condividere la nostra carne, il nostro sangue abbattendo ogni muro di separazione. Quante volte nei nostri litigi dimentichiamo l’amore che ci unisce, volendo primeggiare gli uni sugli altri, o semplicemente volendo far valere a tutti costi quelle che sono le nostre ragioni.

Usciamo dal recinto gretto delle nostre pretese, aggiunge l’Arcivescovo Battaglia, e incontriamo l’altro nella sua bellezza, grati per la sua presenza nella nostra vita. Può essere l’altro che ci appartiene, al quale apparteniamo, quello che aspetti, che ti aspetta. Può essere l’altro con cui lavori, lo sconosciuto che incontri per caso e che forse non rivedrai mai più, l’amico col quale sorseggi il caffè al bar il mattino presto. Può essere una bellezza quotidiana, consueta, oppure una bellezza insolita, inaspettata che non abbiamo mai conosciuto.

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