martedì 10 gennaio 2017

LA NOTIZIA DEL GIORNO


LA NOTIZIA DEL GIORNO

Un ingegnere nucleare e sua sorella: chi sono i due hacker

L'indagine della Postale ha smantellato una centrale che per anni ha raccolto notizie riservate e dati sensibili. Nella rete alti funzionari di politica ed economia italiani. Spiato anche comandante GdF e computer di Camera e Senato. Arrestati Giulio e Francesca Maria Occhionero, volti noti della finanza capitolina. Intanto a Roma arrestato presunto terrorista: faceva proselitismo in carcere

Spiavano politici, istituzioni, pubbliche amministrazioni, studi professionali e imprenditori di livello nazionale. Una centrale di cyberspionaggio che per anni ha raccolto notizie riservate e dati sensibili è stata scoperta e smantellata dalla polizia. Tra le persone spiate ci sarebbero anche l'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi e il numero uno della Bce Mario Draghi. Nella lista degli account 'hackerati' ci sarebbero anche quelli di Mario Monti, Fabrizio Saccomanni, Piero Fassino, Ignazio La Russa, Mario Canzio, Saverio Capolupo, Vincenzo Scotti, Walter Ferrara, Alfonso Papa, Paolo Bonaiuti, Maria Vittoria Brambilla, Luca Sbardella, Fabrizio Cicchitto, Daniele Capezzone, Vincenzo Fortunato, Paolo Poletti. I due arrestati avevano costruito un database con un elenco di 18.327 username, di cui 1.793 corredate da password e catalogate in 122 diverse categorie, dalla politica agli affari, oppure indicate attraverso le iniziali di nomi e cognomi. L'elenco degli "spiati"
Arrestato ingegnere nucleare e la sorella
L'indagine, condotta dalla Polizia postale e coordinata dalla procura di Roma, ha portato all'arresto dei fratelli Giuliio e Francesca Occhioscuro. Lui è un ingegnere nucleare e insieme alla sorella sono residenti a Londra ma domiciliati a Roma e conosciuti nel mondo dell'alta finanza capitolina; ai due vengono adesso contestati i reati di procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, accesso abusivo a sistema informatico aggravato ed intercettazione illecita di comunicazioni informatiche e telematiche. La rete del cyberspionaggio

Gli arrestati gestivano una rete di computer infettati
Le indagini degli investigatori del Cnaipic, il Centro nazionale anticrimine informatico della Polizia postale, hanno accertato che i due fratelli gestivano una rete di computer (botnet) - infettati con un malware chiamato 'Eyepyramid' - che avrebbe loro consentito di acquisire, per anni, notizie riservate e dati sensibili di decine di persone che, a vario titolo, gestiscono la funzione pubblica e delicati interessi, soprattutto nel mondo della Finanza. La sigla 'Pobu', Politicians Business, indicava la 'cartella' in cui venivano catalogati tutti i politici scelti come target e spiati in questi anni mentre 'Bros' (fratelli), era invece la sigla della cartella in cui sono stati piazzati tutti gli appartenenti ad una loggia massonica.
Una segnalazione all'origine delle indagini
L'indagine è partita dalla segnalazione al Cnaipic dell'invio di una mail: indirizzata all'amministratore di rilievo di un'infrastruttura critica nazionale, conteneva il virus Eyepyramid. Seguendo quella traccia gli investigatori sono risaliti alla rete botnet che, sfruttando il malware, riusciva ad acquisire da remoto il controllo dei computer e dei sistemi informatici delle vittime. Tra i portali oggetto dell'attività dei due anche quello della Banca d'Italia, della Camera e del Senato. E risultano "compromessi" pure due computer in uso ai collaboratori del cardinale Gianfranco Ravasi, dal 2007 presidente del Pontificio Consiglio della cultura, della Pontifica Commissione di archeologia sacra e del consiglio di coordinamento tra accademie pontificie. L'organizzazione aveva immagazzinato le informazioni trafugate in alcuni server sequestrati in Usa.

Terrorismo, un arresto nella capitale
Perquisizioni in tutto il Lazio nei confronti di sospettati di appartenere a organizzazioni terroristiche e l'arresto di un presunto affiliato a Ansar Al-Sharia, organizzazione libica considerata legata ad al Qaida. È il bilancio di un'operazione della polizia condotta oggi. L'uomo arrestato si trovava già nel carcere romano di Rebibbia per altra causa. In base alle indagini condotte dal Nic, il Nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria, in coordinamento con la Digos, l'arrestato "ha manifestato atteggiamenti coerenti con l'ideologismo dell'Isis mediante aggressioni intramurarie". L'uomo avrebbe reclutato adepti in carcere e dalle indagini sarebbe stata riscontrata anche la sua "particolare capacità di indottrinamento dei compagni di detenzione". "Una volta libero andrò in Siria a combattere con i fratelli musulmani", avrebbe detto ai compagni di cella.
La bandiera sospetta
L'indagine del Nic ha avuto inizio subito dopo l'arresto del tunisino perché durante la perquisizione domiciliare la Digos di Roma ha rinvenuto una bandiera riconducibile all'organizzazione terroristica Ansar Al Sharia, oltre a numerosi supporti informatici, telefonia mobile e documenti d'identità (passaporti e patenti di guida intestati a stranieri) di sospetta illecita provenienza. Da quel momento il Nic ha raccolto importanti elementi investigativi che hanno dimostrato non solo la pericolosità dell'uomo, ma anche la sua radicalizzazione violenta di matrice confessionale e una elevata capacità di indottrinamento ideologico.

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