Esclusiva assoluta per la Campania e evento da segnare in rosso sull’agenda degli imperdibili il concerto che Kenny Barron terrà martedì 12 novembre al Moro di Cava dè Tirreni (inizio ore 22, biglietti 30 €, prevendita su postoriservato.it, info al 3334949026).
Kenny Barron da molto tempo è uno dei più stimati - dalla critica, dal pubblico del jazz e dagli stessi colleghi - pianisti americani. Ascoltarlo nella sempre suggestiva formula del solo piano, che permette di apprezzarne fraseggio, suono, nonché la smisurata cultura jazzistica, è un’opportunità da non perdere. Per anni Barron è stato membro, nonché fondatore, di Sphere, il quartetto dedicato, già a partire dal nome, alla musica di Thelonious Monk, il principale ispiratore, con Tommy Flanagan e Wynton Kelly, del pianista di Filadelfia. Non solo bebop moderno, però, nello stile di Barron, che unisce la predilezione per la bossa nova al jazz modale, la grande libertà armonica al rispetto per la tradizione. Un artista capace di muoversi, con assoluta padronanza, praticamente in qualunque contesto del jazz contemporaneo. Nell’arco di una lunga ed intensa carriera Barron ha collaborato, tra i tanti, con stelle come Dizzy Gillespie, James Moody, Freddie Hubbard, Joe Henderson, e, in tempi più recenti, Dave Holland, Regina Carter, Lionel Loueke. Barron ha poi fatto parte dell'ultimo grande quartetto di Stan Getz, del quale ha condiviso il periodo finale della carriera.
Vincitore più volte (l’ultima nel 2017) degli Awards come pianista dell’anno, il musicista, nato nel 1943 a Philadelphia, inizia la sua ascesa verso l’Olimpo del pianismo jazz negli anni ’60. Genio del be-bop, tecnica sopraffina, sperimentazione sonora e uso di inconsuete tessiture armoniche sono le caratteristiche che rendono il suo stile unico. Dagli anni ottanta, il pianista, riferimento assoluto del mainstream, predilige la formula solistica e in “piano solo” suonerà anche al Moro. Universalmente riconosciuto come uno dei maestri del jazz contemporaneo, Barron ha una capacità ineguagliabile di incantare il pubblico con il suo suono elegante, che racchiude una rara bellezza armonica e melodica dove prendono forma sorprendenti intrecci sonori e ritmi contagiosi. Il Los Angeles Times lo ha definito "uno dei migliori pianisti jazz del mondo" e Jazz Weekly "il pianista più lirico del nostro tempo".
A chi gli chiede come si sia avvicinato al pianoforte, risponde così: “c'era un pianoforte nella casa in cui sono cresciuto a Philly e ogni volta che il venditore di ghiaccio faceva una consegna si sedeva e suonava un po’. Credo sia stato questo l'inizio del mio amore per il pianoforte. Nella mia famiglia tutti dovevamo suonarlo e io ho iniziato a studiare musica classica in tenera età, a 6 anni. Una delle mie maestre è stata Vera Bryant, sorella di Ray Bryant e madre di Kevin e Robin Eubanks. Il jazz me l’ha fatto amare mio fratello maggiore Bill, sassofonista, che viveva a New York. Aveva 17 anni più di me, quindi non abbiamo potuto lavorare insieme fino alla mia adolescenza. Il mio primo concerto retribuito l’ho tenuto quando avevo 14 anni a South Philly. Bill mi aveva procurato questo lavoro in un cabaret e visto che ero ancora minorenne mio padre dovette venire a prendermi prima del coprifuoco!”
La sua tecnica inarrivabile potrebbe indurre a pensare ad un artista che applica una metodica ferrea nel suo lavoro, esercitandosi moltissimo; Barron controbatte: “beh, non credo che la mia etica del lavoro sia così ferrea… ciò di cui sono sicuro è che mi piace condividere il mio talento di compositore e artista come un dono che ho ricevuto. Per me suonare è più un mezzo per esprimere i miei pensieri sul mondo e su come mi sento e, credetemi, non passo molto tempo a esercitarmi!”
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