Alla vigilia della
Giornata internazionale contro la violenza sulle donne (che si celebra in tutto
il mondo il 25 novembre) Francesco D’Andrea, presidente della Società italiana
di chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica, promuove le linee guida per intervenire
sul fenomeno. «La chirurgia plastica è spesso coinvolta nel tema - spiega
D’Andrea - poiché grazie alle sue metodiche e alle sue tecniche, può dare un
aiuto alle vittime di violenza. Spesso si tratta di una violenza che lascia
esiti, perché utilizza metodologie che vanno ad alterare l’estetica della
donna. Quindi la chirurgia ricostruttiva può ripristinare e reintegrare quelle
forme che sono state lesionate e ridare un aspetto normale a chi è rimasta
sfigurata». Tanti i casi negli ultimi anni di donne sfigurate da acido, «che
rientrano nel capitolo delle ustioni chimiche cioè dei danni che si manifestano
in fase acuta con una perdita di tessuto e quindi devono essere trattate già in
un immediato pronto soccorso al fine di evitare che il danno si estenda e possa
diventare ancora più grave». Ma quali sono le tecniche per intervenire?
«Anzitutto rimuovere l’agente ustionante che ha provocato il danno per evitare
che si prolunghi l’effetto lesivo. Poi si applicano tutte le medicazioni
specifiche affinché si prevengano le infezioni, uno dei fenomeni più frequenti in questi casi. La
fase successiva è quella dell’esito: una volta guarite, queste donne spesso
rimangono sfigurate. Sulla cicatrice residua possiamo intervenire - prosegue
D’Andrea - con tecniche che servono a trasferire i tessuti fino ad arrivare
alle nuove frontiere della chirurgia ricostruttiva, ossia la medicina
rigenerativa che sfrutta le cellule staminali cioè la possibilità - attraverso
la tecnica del lipofilling (il trasferimento del tessuto adiposo nello stesso
individuo) - di rigenerare il tessuto lesionato».
Della necessità di
Linee guida nazionali per intervenire sul fenomeno D’Andrea parlerà nel corso
del primo summit interdisciplinare sul tema delle mutilazioni genitali
femminili, in programma il 25 novembre all’azienda ospedaliera Federico II di
Napoli: «da tempo la Società italiana di chirurgia plastica, ricostruttiva ed
estetica che presiedo si muove in questa direzione. Nello specifico stiamo
studiando delle linee guida per trovare gli approcci terapeutici migliori nei
casi di grandi traumi, di violenza o di mutilazioni genitali femminili, altro
fenomeno in espansione anche sul nostro territorio. Per far sì che vi siano dei
riferimenti che possano essere utilizzati in maniera univoca in tutte le
strutture che si occupano di chirurgia ricostruttiva e offrire i migliori
risultati in termini di ripristino e reintegrazione fisica e funzionale».
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