Ill.mo Avv. David Ermini
n.q. Vice Presidente C.S.M.
comunicazioni@cosmag.it
Ill.mo On. Alfonso Bonafede
Ministro della Giustizia
segreteria.ministro@giustizia.it
segr.ministro@giustizia.it
TRASMISSIONE VIA MAIL
Oggetto: pagamenti per ingiusta detenzione
Signor Vice Presidente, Signor Ministro,
alla luce dei dati in crescita in merito alle ordinanze e gli indennizzi per chi è stato ingiustamente
privato della propria libertà, vorrei porre un quesito.
Nel 2018 le ordinanze di riparazione sono state 895; siamo passati in un solo anno, nel 2019, a 1000
ordinanze. Quanto all’ammontare degli indennizzi, sempre dal 2018 al 2019, a livello nazionale,
parliamo di una cifra che è lievitata da 33.373.830 milioni di euro a 43.496.630 milioni di euro. È
una situazione realmente incancrenita.
Mi domando se sia solo lo Stato a pagare per un danno tanto grave, considerando che in altri ambiti,
come quello della Sanità ad esempio, c’è la responsabilità medica nel caso di errore e dunque colpa.
Troppo spesso in secondo appello la sentenza di un magistrato va ad annullare la sentenza
precedente emanata da un altro collega: data l’evidenza di contraddittorietà, uno dei due è
certamente in errore.
Mi permetto poi di sottolineare un altro dato in merito alle ingiuste detenzioni.
Il primato spetta a Napoli, che nel 2019 ha emanato 129 ordinanze di riparazione rispetto alle 113
dell’anno precedente, sebbene la cifra per i pagamenti non sia la più alta: parliamo infatti di
3.207.214 milioni di euro contro, ad esempio, una somma assai più cospicua a Reggio Calabria. Su
120 ordinanze, infatti, sono stati spesi 9.836.865 milioni di euro.
Gli errori sono tanti, troppi. Chi sbaglia è giusto che paghi, non solo a livello disciplinare ma anche
a livello economico. Privare ingiustamente della libertà personale non è solo un reato grave, è
soprattutto un profondo danno morale e psicologico a cui difficilmente si può riparare.
Se si emettono ordinanze di riparazione, probabilmente sin dal principio non vi erano prove
sufficienti per emanare ordinanze di custodia cautelare; e se i magistrati non sono stati in grado di
valutare bene gli elementi a disposizione, prima o dopo, vuol dire che c’è stato o c’è un errore.
Ringraziando della cortese attenzione, invio distinti saluti.
Roma,
14 Luglio 2020 f.to
On. Antonio DEL MONACO
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