DIOCESI DI POZZUOLI
Settore Stampa
COMUNICATO STAMPA DEL 30 NOVEMBRE 2020
La Diocesi di Pozzuoli sullo Stadio San Paolo - Maradona
La morte di Diego
Armando Maradona ha scosso ed emozionato tutto il mondo, che dal giorno della
sua scomparsa, lo scorso mercoledì 25 novembre, lo sta celebrando come il più
grande atleta della storia dello sport del calcio. Il cordoglio che è seguito
alla sua morte ha dimostrato come fosse il più amato calciatore di tutti i
tempi per le sue straordinarie qualità tecniche.
In modo particolare,
la sua scomparsa è stata avvertita a Napoli quasi come la perdita di una
persona cara, di un figlio della nostra terra, pur essendo egli argentino di
nascita. In realtà, il suo legame con la città di Napoli, e con tutta la sua
popolazione, non solo non è venuto meno nel corso degli anni, ma si è anzi
addirittura rafforzato grazie a numerose reciproche attestazioni di affetto e
di vicinanza. I napoletani hanno continuato ad amare Maradona anche dopo che
egli ha lasciato la squadra cittadina, non perché il suo nome sia legato a
vittorie e a conquiste di trofei sportivi, ma perché lo hanno sempre avvertito
come “uno di noi”: allo stesso modo Maradona non ha mai smesso di evidenziare
il suo speciale legame con Napoli, mostrando ogni qual volta fosse possibile di
sentirsi parte di questa città.
Ci piace inoltre
sottolineare come Maradona avesse soprattutto un tratto distintivo in comune
con i napoletani: la generosità. Non a caso, anche recentemente, Papa Francesco
- argentino come lui, e che lo aveva più volte incontrato - ha ricordato il suo
impegno per numerose iniziative benefiche a favore dei più bisognosi, come la
partecipazione a diversi progetti ed iniziative nel segno dell’educazione e
della solidarietà organizzate da “Scholas occurrentes”, organizzazione
internazionale promossa da Papa Francesco.
Da ricordare, ad
esempio, la sua partecipazione alla Partita interreligiosa per la pace svoltasi
nel 2014, e a quella del 2016, in aiuto della popolazione di Amatrice colpita
dal terremoto. In quell’occasione la conferenza stampa di presentazione
dell’evento, a cui lo stesso Maradona volle partecipare, si tenne nei locali di
Radio Vaticana.
Teatro delle gesta
sportive di Maradona, nei 7 anni di appartenenza alla squadra del Napoli, è stato
lo Stadio San Paolo. Quest’impianto sportivo fu inaugurato nel 1959, ed ebbe in
principio la denominazione di Stadio
del Sole. Fu intitolato a San Paolo con delibera n. 218 del 5
maggio 1961, a firma del sindaco G. Fiorentino, approvata all’unanimità dalla
Giunta Comunale. L’occasione per il cambio di denominazione fu il XIX anniversario centenario dell’arrivo
di San Paolo in terra flegrea, così come ricordano gli Atti degli Apostoli, in cui
l’evangelista Luca, compagno di predicazione di San Paolo, racconta: “Il giorno
seguente si levò lo scirocco e così l'indomani arrivammo a Pozzuoli. Qui
trovammo alcuni fratelli, i quali ci invitarono a restare con loro una
settimana. Quindi arrivammo a Roma” (At 28,13-14). La via che da Pozzuoli
(allora Porto di Roma prima della costruzione del Porto di Ostia) portava alla
Città Eterna passava nelle vicinanze del luogo dove era stato costruito lo
Stadio (l’attuale via Terracina, in cui ancora oggi sono visibili alcuni scavi
archeologici di notevole importanza). Non a caso in quella zona fu dedicato a
San Paolo anche un parco residenziale, e successivamente anche l’ospedale.
Il passaggio
dell’Apostolo delle genti nel nostro territorio, testimoniato dal Nuovo
Testamento, è stato sempre considerato dalla nostra Chiesa di Pozzuoli un
episodio di fondamentale importanza non solo per la fede cristiana, ma per la
stessa civile convivenza. Luca, infatti, sottolinea la tradizione di ospitalità
della nostra terra: pur essendo San Paolo in quel momento un prigioniero, non
solo fu accolto benevolmente, ma gli fu offerta accoglienza per tutta una
settimana. Questa grande tradizione, mai venuta meno nel corso dei secoli, e
oggi ancora più da coltivare, fonda la stessa identità del nostro popolo aperto
per sua natura alla cultura dell’incontro: non perderne la memoria è sempre
stato considerato di grande rilievo.
È questa memoria che
oggi preme a tutti noi conservare. A questo, il nome dello Stadio San Paolo può
contribuire in modo efficace. Pur tuttavia, non ci sembra l’unico modo. Essa si
è mantenuta viva, infatti, per molto tempo prima che lo Stadio venisse
costruito, e si manterrà viva ancora dopo. È nel cuore, nella coscienza, di
ogni abitante di questa terra che essa vive. Ci sembra invece che intitolare lo
Stadio a Diego Armando Maradona possa oggi essere un segno di richiamo ai
valori fondanti lo sport, facendo riferimento a uno dei suoi più grandi
rappresentanti, e a una passione che dall’ambito puramente sportivo deve
diffondersi in tutto il tessuto sociale, politico, economico della nostra terra
flegrea, con particolare attenzione ai più bisognosi secondo quella generosità
che fu anche del giocatore argentino.
Ben venga, dunque,
l’intitolazione a Diego Armando Maradona del principale impianto sportivo della
nostra città, se questo aiuterà la crescita umana e sociale della nostra terra
purché non si perda la memoria delle nostre radici e ci siano iniziative
culturali significative che mettano in evidenza i fondamenti greco-romani e
cristiani della storia del nostro territorio. Senza radici profonde dove
andiamo?
Addetto Stampa Diocesi
di Pozzuoli Carlo Lettieri
Direttore Ufficio Diocesano
Comunicazioni Sociali don Paolo Auricchio
Segni dei Tempi - e-mail:
redazione@segnideitempi.it - www.segnideitempi.it - Sito diocesi: www.diocesipozzuoli.org
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