Perugia, 13 dicembre 2020 - Tantissime persone hanno partecipato questa mattina alla commemorazione di Paolo Rossi allo stadio Curi di Perugia. La cerimonia in sé e per sé era privata, ma fuori dallo stadio c'erano grandi e bambini per salutare un'ultima volta l'eroe di Spagna '82.
Presenti striscioni, bandiere tricolori e di Spagna '82, i cori ("Pablito sempre con noi"). All'interno dello stadio si è svolto il rito funebre con il cappellano don Mauro Angelini, presenti il sindaco Andrea Romizi, il Perugia Calcio con il presidente Massimiliano Santopadre, il tecnico Fabio Caserta e alcuni giocatori, e soprattutto c'erano i compagni di squadra del Perugia 1979-'80: il portiere Malizia, Franco Vannini, Walter Novellino.
Per ricordare Pablito è stato deciso di intitolargli il settore giovanile del Perugia.
Ad accompagnare il feretro, la famiglia con la moglie, la giornalista perugina Federica Cappelletti. "Paolo ha sempre amato Perugia, grazie per l'amore che è tornato indietro, sono orgogliosa", ha detto.
Il sindaco Romizi ha ricordato che Rossi "è stato un esempio, ha scritto pagine importanti della memoria di Perugia". Santopadre ha assicurato "massima apertura nel poter fare qualcosa per ricordarlo".Di giovani ha parlato il cappellano del Grifo, padre Angelini, ricordando l'umanità di Rossi quando "di nascosto andava a trovare i bimbi malati all'ospedale". "Ora gioca nelle praterie celesti - ha aggiunto - non solo con Scirea e D'Attoma, ma anche quei bambini malati di leucemia". Pablito, campione del mondo nel 1982 e giocatore del Perugia nella stagione 1979-'80, è stato salutato anche da un ex Grifone che ha rappresentato le vecchie glorie biancorosse, Franco Vannini.
Nel pomeriggio lo stesso stadio Curi tornerà ad ospitare il calcio giocato, con il tributo a Pablito impresso sulle maglie dei grifoni nella gara contro la Virtus Verona, il minuto di silenzio (osservato in tutti gli stadi italiani) e il lutto al braccio. La salma di Rossi era arrivata ieri poco dopo le 18 al cimitero monumentale di Perugia. Sopra la bara, la maglia della nazionale con il numero 20 e una sciarpa del Vicenza. Per sua volontà, il campione sarà cremato e poi le ceneri ritorneranno in Toscana, appunto a Bucine, il paese dove viveva con la moglie e le figlie.
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