In
dialogo con il pensiero di Domenico Jervolino
per
preparare la visita di Papa Francesco
Alla
presenza del Cardinale Crescenzio Sepe, nove studiosi si confronteranno con le
idee e gli scritti del filosofo campano scomparso lo scorso anno. Jervolino
considerava l’altro come cifra dell’esistenza e atto costitutivo della vita
morale degli individui e delle società. È per questo che l’Ateneo vuole
ricordarlo nell’ambito dei lavori preparatori al convegno del 20 e 21 giugno
cui, nel secondo giorno di lavori, interverrà anche Papa Francesco con una
relazione dal titolo “La teologia dopo Veritatis
Gaudium nel contesto del Mediterraneo”
“Dialogando con Domenico Jervolino. Fenomenologia
della vita morale: una filosofia per il Mediterraneo?”. È questo il tema del
convegno che si terrà, alle 14.30 di giovedì 16 maggio, nell’aula 1 della
sezione San Luigi della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia meridionale,
in via Petrarca 115, a Napoli. È un altro degli incontri organizzati
dall’Ateneo per preparare la visita di Papa Francesco, che il 21 giugno
prenderà parte al secondo giorno di lavori del convegno
su “La teologia dopo Veritatis Gaudium nel contesto del Mediterraneo”. Una
tappa di avvicinamento importante ad un evento storico per la Facoltà tanto
che, ad ascoltare gli approfondimenti sulla figura di Jervolino (Sorrento 1946
– Roma 2018), sarà presente anche l’Arcivescovo di Napoli, il Cardinale
Crescenzio Sepe.
Dopo i saluti di Edoardo Massimilla,
direttore del Dipartimento per gli Studi umanistici dell’Università Federico
II, e di Padre Pino Di Luccio, decano della Sezione San Luigi, interverranno Donatella
Abignente, docente di Morale Fondamentale presso la Facoltà Teologica; Lorenzo
Altieri, che ha conseguito un dottorato in Histoire de la Philosophie in
cotutela con l’Università Sorbona di Parigi e un post-dottorato in Semiotica all’Istituto
di Scienze Umane di Firenze; Angelo Bottone, che si è laureato sotto la
direzione di Jervolino con una tesi dal titolo “Newman e Wittgenstein sulla
certezza”; Francesco De Carolis, dottore di ricerche in Scienze Filosofiche, collaboratore
della cattedra di filosofia del linguaggio dell’Università “Federico II”;
Giacomo Losito, borsista dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici con un
dottorato di ricerca in Filosofia dell’Università italiana e in Storia delle
religioni alla Sorbona; il gesuita Emanuele Iula, docente di etica e di
mediazione dei conflitti presso la Facoltà Teologica; Giuseppe Martini,
psicoanalista della Società psicoanalitica Italiana e primario psichiatra; Aldo
Meccariello, docente di filosofia e storia nei licei statali; Rocco Pititto,
già professore di Filosofia del Linguaggio e di Filosofia della Mente all’Università
Federico II. A presiedere i lavori sarà il professore Pasquale Colella,
direttore della rivista “Il tetto”.
Raccontare
gli incontri, i confronti e i percorsi di Domenico Jervolino significa rifare i
conti con alcuni dei protagonisti della filosofia tra Otto e Novecento. John
Newman, Maurice Blondel, Pietro Piovani, Pierre Thévenaz, Emmanuel Mounier,
Paul Ricœur, Jan Patocka, Enrique Dussel. Sono stati questi i personaggi che in
misura e in tempi diversi hanno costituito il perimetro degli interessi
speculativi più prossimi di Domenico Jervolino. È nel riferimento costante a
questi personaggi, diventati oggetto di studio e di riflessione, che si è
sviluppata nel filosofo napoletano una ermeneutica della vita morale, che ha
trovato lo sbocco in una filosofia della traduzione, intesa come incontro delle
culture e scambio di memorie. L’impresa filosofica di Domenico Jervolino è
rimasta incompiuta, non prima, però, di aver individuato il tema dell’altro
come cifra dell’esistenza e atto costitutivo della vita morale degli individui
e delle società. Professore di Filosofia del Linguaggio e
di Filosofia Teoretica alla Federico II, filosofo impegnato nella politica e
studioso dei processi storici, Domenico Jervolino ha interpretato il suo ruolo
di intellettuale impegnandosi in prima persona nelle lotte degli uomini per la
loro liberazione. I diversi interventi, proposti dai relatori a convegno,
costituiranno una specie di mappa dei suoi interessi di studio, la cui
molteplicità rivela l’irrequietezza, o l’inquietudine, di uno studioso attento
a comprendere i fenomeni sociali.
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