Domani
sera 31 marzo alle 21, Caserta Film Lab
inaugura presso il Jarmusch Club il filone “i cult di animazione in
lingua originale”. Il film capofila è Mary and Max di Adam Elliot, Australia 2009, con le voci
originali di Philip Seymour Hofman e Toni Colette. Mary Dinkle è una bambina
che vive nella periferia di Melbourne, in Australia, insieme ai suoi genitori e
al suo gallo. Non è una bambina molto socievole e le sue amicizie si limitano
al suo animale da compagnia e ad alcuni pupazzi di sua costruzione,
raffiguranti i personaggi del suo cartone animato preferito. Il papà di Mary,
Noel Norman, lavora in una fabbrica di bustine di tè e non dedica molte
attenzioni alla figlia. La madre, Vera Lorraine, è sempre ubriaca e rappresenta
motivo di turbamento da parte della piccola Mary che dopo la morte del nonno,
unico punto di riferimento della bambina, non ha più nessuno che possa
rispondere alle numerose domande che si pone sul mondo che la circonda. Proprio
la grande curiosità di Mary la porta a spedire una lettera ad un indirizzo
casuale in America, per avere risposta ad una delle sue tante domande. Riceve
tale lettera Max Horowitz: un curioso newyorkese di quarantaquattro anni con la
Sindrome di Asperger, asociale ed emotivamente fragile. Tra i due nasce una
grande amicizia. Mary continua a raccontare a Max le sue angosce e i suoi
sogni, Max fa lo stesso con la medesima ingenuità della bambina. Si
accompagnano l'un l'altra nel trascorrere della vita, sia quando Mary perde i
genitori, sia quando Max viene rinchiuso in un ospedale psichiatrico. Fino al
giorno in cui Mary, ormai diventata grande, si dedica agli studi universitari
di psichiatria, laureandosi e pubblicando un libro proprio sulla sindrome di
Asperger e usando Max come caso di studi. Quando spedisce una copia del libro
all'amico, lui reagisce male, ponendo fine alla corrispondenza tra loro. Mary
cade in depressione, al punto di distruggere tutte le copie del suo libro e di
cadere nell’alcolismo. Intanto Max prosegue sua vita il più regolarmente
possibile, finché un piccolo scontro con un mendicante non lo fa ritornare sui
suoi passi e perdonare Mary, alla quale manda subito un pacco con alcuni regali
in segno di riconciliazione. Il pacco trova Mary appena prima che compia un
insano gesto, causato anche dall'abbandono di lei da parte del marito. Mary
ritrova la sua ragione di vita e si scopre anche che aspetta un bambino. Ad un
anno dal tentato suicidio, Mary si reca con suo figlio a New York, a trovare
Max per la prima volta. Quando arriva però Max è morto da qualche ora. Primo
brillante lungometraggio per l'australiano Adam Elliot (già Oscar nel 2004 come
miglior corto di animazione per "Harvie Krumpet"), è un film sulla
solitudine. In particolare su due solitudini apparentemente diverse, distanti
nello spazio e nel tempo (anagrafico), ma in qualche modo esattamente uguali e
speculari. Elliot coinvolge lo spettatore con un umorismo sottile, inatteso, a
volte tagliente, amaro, leggermente caustico, ma intriso di un'atmosfera sempre
candida e innocente, perché con candore e innocenza i due protagonisti
osservano e cercano (inutilmente) di capire i loro rispettivi mondi. Una delle
migliori produzioni australiane degli ultimi anni, film d'apertura al Sundance
festival, e una delle opere d'animazione più interessanti e coraggiose nel
parlare con intelligenza di amicizia e amore, e anche di morte, nevrosi, fobie,
differenze sessuali e religiose, incomprensioni, ma soprattutto solitudine,
senza ammiccamenti, senza ruffianerie o luoghi comuni. Non si considera l’età.
Si hanno le stesse domande, gli stessi problemi da risolvere, e a volte una
piccola cosa, la lettera di un perfetto sconosciuto può cambiarti la vita, e
puoi trovare quello che hai sempre cercato.
Fonte: comunicato stampa
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