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Il club dei giganti buoni. E' il motivo conduttore che ha sempre accompagnato gli azzurri alle Olimpiadi nella categoria più pesante. Buono era Francesco De Piccoli, oro a Roma nel 1960 nei massimi, e lo era Bepi Ros (bronzo a Tokyo 1964). Ma buoni erano anche, una volta istituita la categoria dei supermassimi, l'argento di Los Angeles Francesco Damiani (battuto in finale da Tyrrell Biggs, da prof uno dei tanti 'giustiziati' da Mike Tyson), Paolo Vidoz (bronzo a Sydney 2000) e Roberto Cammarelle, trionfatore a Pechino e beffato a Londra dall'ormai lanciatissimo Anhony Joshua. Questo tanto per citare i più famosi. Il loro comunque denominatore è sempre lo stesso: rispetto dell'avversario sul ring, mai una parola fuori posto e correttezza nella vita. Un club nel quale punta ad entrare anche Guido Vianello, 22 anni, romano dell'Eur. Dei requisiti appena elencati gliene manca solamente uno, la medaglia. Cercherà di conquistarla il prossimo mese a Rio, intanto però si segnala come personaggio atipico, lui che sembrava legato a doppio filo con una carriera tennistica.

Vianello, ci spiega questa cosa del tennis?
"Appena nato di fatto mi hanno messo la racchetta di mano. I miei hanno un circolo tennistico che porta il nome di famiglia all'Eur. Il tennis è un grande sport, ci mancherebbe, però non riuscivo ad incanalare la mia energia. Arrivavo al match point, ma non avevo la rabbia per chiudere. Già a 15 anni ero alto oltre 1,90, ho provato con il basket per vedere se andava meglio, ma anche in questo caso non mi sono trovato bene".
Non ha citato il calcio, come mai?
"Non amo particolarmente il calcio, e se c'è una cosa che mi fa arrabbiare sono i troppi tentativi di simulazione".
Poi la folgorazione con il pugilato
"Sono entrato nella palestra della Montagnola, e sono rimasto subito affascinato da quella 'gabbia di matti'. Al circolo ero abituato ai signorini, ma quell'ambiente così popolare mi ha attratto immediatamente".
La palestra della Montagnola, è la stessa del campione del Mondo Giovanni De Carolis
"Ed è lo stesso anche il maestro, Italo Mattioli. Quando mi ha visto per la prima volta mi ha chiesto l'età, appena ho risposto quindici anni mi ha detto di tornare subito il giorno dopo agevolandomi in tutti i modi anche con gli orari di allenamento".
De Carolis sta facendo grandi cose tra i professionisti, lei ha intenzione di passare tra i grandi?
"Sì, perché considero il professionismo un completamento dell'opera intrapresa da dilettante. Prima però voglio vincere una medaglia olimpica: se non sarà a Rio sarà a Tokyo, ma prima del salto voglio il podio olimpico".
Che ne pensa dei professionisti ai Giochi?
"I grandi, Pacquiao, Mayweather, Klitschko tanto per citarne altri, non hanno aderito. Quindi, anche per il modo in cui è stata posta, l'iniziativa è stata un buco nell'acqua. Fermo restando che siamo ben lieti di avere con noi Tomassone, sono sport diversi. Il professionista studia su dodici round, il dilettante è obbligato a partire forte".
Joshua, Fury, Wilder, Klitschko. Dei quattro prof più in voga della categoria chi le piace di più?
"Molti dicono che io somiglio a Joshua per la velocità delle combinazioni. Direi però Klitschko, per due motivi. Il primo è tecnico: ha ricevuto delle critiche per la sua boxe, ma uno che prendendo pochi colpi resta sul trono dei massimi per dieci anni è un grandissimo. Il secondo è perché fuori dal ring è veramente un gentiluomo, per modi e cultura".
A proposito, con gli studi come sta messo?
"Ho preso il diploma al liceo scienfitico, poi però lo sport mi ha preso completamente. Non studio più ma leggo tantissimo, ora sto finendo l'Alchimista di Paulo Coelho".
Abbasso quindi il prototipo del pugile che viene da ambienti malfamati...
"Beh,
non ho mai fatto a botte con nessuno fuori dal ring, neanche da bambino. Evito persino le discussioni per il traffico, penso di essere veramente il più buono del mondo fuori dal quadrato".
Ci parli della sua vita privata
"Sono fidanzato con Laura. Lei ha sfiorato la qualificazione ai Giochi nel beach Volley, è un'atleta, sa cosa vuol dire sacrificarsi e quindi mi capisce"

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