Flavia Tartaglini: “Pelle d’oca e carica di adrenalina al pensiero di Rio”
Flavia Tartaglini, espressione azzurra del windsurf, parla a ruota libera dell’esperienza olimpica. “Manca poco ai Giochi, l’attesa cresce ma per quanto mi riguarda, e per quanto riguarda le mie metodologie di allenamento e il mio vivere da sportiva, in realtà non è cambiato nulla. Mi sto sempre allenando duramente e il fatto di essermi selezionata, al di là della gioia personale e del mettere una marcia in più in tutto ciò che faccio, non ha modificato la mia attitudine, che è quella di dedicarmi al 100 per cento alla causa per raggiungere l’obiettivo, che si tratti di un Mondiale o di un’Olimpiade. Certo, i Giochi sono importanti, sono 10 anni che li inseguo – ho aspettato così tanto perché sulla mia strada ho trovato una campionessa eccezionale come Alessandra Sensini – e l’ambizione è tanta, quindi non vado a Rio per fare una gita. Sono anni che staziono stabilmente tra le prime cinque del mondo e vado in Brasile per battermela con le atlete migliori, convinta di poter dire la mia, anche se so che in un’Olimpiade può succedere di tutto.
Questo quadriennio l’ho vissuto da protagonista, è diverso dai precedenti, ho lavorato duramente con al fianco un Tecnico prezioso come Adriano Stella e con il supporto di tutto lo staff della Federazione Italiana Vela, essendomi affidata ciecamente al programma centralizzato della FIV. I risultati sono arrivati e adesso sento di avere veramente un team alle spalle, che mi aiuta e supporta per fare il miglior risultato possibile a Rio, con il sogno e l’ambizione di una medaglia. Adriano è fondamentale in questo percorso, così come il DT della Nazionale Michele Marchesini, una figura presente e positiva, che ci segue con passione e competenza, ma i primi supporter sono mio papà e mia mamma, fondamentali nella mia carriera. Oltre a loro, posso contare anche su un preparatore atletico che mi segue da dieci anni – Roberto Mazzuccato, Fiamme Gialle, ex atleta del salto triplo – una persona di fiducia, speciale, di quelli che incontri raramente, e su uno psicologo sportivo a Roma, che mi aiuta e sostiene.
Per anni ho sognato i Giochi, adesso che so di andarci però fatico ad immaginarmeli. Me ne renderò conto quando sarò lì, per adesso quando ci penso mi vengono solo la pelle d’oca e un carico di adrenalina”.
Vianello, un gigante per Rio: "Giocavo a tennis, ma la boxe è la mia vita"
Il supermassimo romano è una delle punte azzurre per di Rio. Sin da piccolo con la racchetta in mano (la famiglia gestisce un circolo), non ha resistito al richiamo dei guantoni: "Sono entrato alla palestra della Montagnola, la stessa di De Carolis, e quella splendida 'gabbia di matti' mi ha subito affascinato"
Il club dei giganti buoni. E' il motivo conduttore che ha sempre accompagnato gli azzurri alle Olimpiadi nella categoria più pesante. Buono era Francesco De Piccoli, oro a Roma nel 1960 nei massimi, e lo era Bepi Ros (bronzo a Tokyo 1964). Ma buoni erano anche, una volta istituita la categoria dei supermassimi, l'argento di Los Angeles Francesco Damiani (battuto in finale da Tyrrell Biggs, da prof uno dei tanti 'giustiziati' da Mike Tyson), Paolo Vidoz (bronzo a Sydney 2000) e Roberto Cammarelle, trionfatore a Pechino e beffato a Londra dall'ormai lanciatissimo Anhony Joshua. Questo tanto per citare i più famosi. Il loro comunque denominatore è sempre lo stesso: rispetto dell'avversario sul ring, mai una parola fuori posto e correttezza nella vita. Un club nel quale punta ad entrare anche Guido Vianello, 22 anni, romano dell'Eur. Dei requisiti appena elencati gliene manca solamente uno, la medaglia. Cercherà di conquistarla il prossimo mese a Rio, intanto però si segnala come personaggio atipico, lui che sembrava legato a doppio filo con una carriera tennistica.
Vianello, ci spiega questa cosa del tennis?
"Appena nato di fatto mi hanno messo la racchetta di mano. I miei hanno un circolo tennistico che porta il nome di famiglia all'Eur. Il tennis è un grande sport, ci mancherebbe, però non riuscivo ad incanalare la mia energia. Arrivavo al match point, ma non avevo la rabbia per chiudere. Già a 15 anni ero alto oltre 1,90, ho provato con il basket per vedere se andava meglio, ma anche in questo caso non mi sono trovato bene".
Non ha citato il calcio, come mai?
"Non amo particolarmente il calcio, e se c'è una cosa che mi fa arrabbiare sono i troppi tentativi di simulazione".
Poi la folgorazione con il pugilato
"Sono entrato nella palestra della Montagnola, e sono rimasto subito affascinato da quella 'gabbia di matti'. Al circolo ero abituato ai signorini, ma quell'ambiente così popolare mi ha attratto immediatamente".
La palestra della Montagnola, è la stessa del campione del Mondo Giovanni De Carolis
"Ed è lo stesso anche il maestro, Italo Mattioli. Quando mi ha visto per la prima volta mi ha chiesto l'età, appena ho risposto quindici anni mi ha detto di tornare subito il giorno dopo agevolandomi in tutti i modi anche con gli orari di allenamento".
De Carolis sta facendo grandi cose tra i professionisti, lei ha intenzione di passare tra i grandi?
"Sì, perché considero il professionismo un completamento dell'opera intrapresa da dilettante. Prima però voglio vincere una medaglia olimpica: se non sarà a Rio sarà a Tokyo, ma prima del salto voglio il podio olimpico".
Che ne pensa dei professionisti ai Giochi?
"I grandi, Pacquiao, Mayweather, Klitschko tanto per citarne altri, non hanno aderito. Quindi, anche per il modo in cui è stata posta, l'iniziativa è stata un buco nell'acqua. Fermo restando che siamo ben lieti di avere con noi Tomassone, sono sport diversi. Il professionista studia su dodici round, il dilettante è obbligato a partire forte".
Joshua, Fury, Wilder, Klitschko. Dei quattro prof più in voga della categoria chi le piace di più?
"Molti dicono che io somiglio a Joshua per la velocità delle combinazioni. Direi però Klitschko, per due motivi. Il primo è tecnico: ha ricevuto delle critiche per la sua boxe, ma uno che prendendo pochi colpi resta sul trono dei massimi per dieci anni è un grandissimo. Il secondo è perché fuori dal ring è veramente un gentiluomo, per modi e cultura".
A proposito, con gli studi come sta messo?
"Ho preso il diploma al liceo scienfitico, poi però lo sport mi ha preso completamente. Non studio più ma leggo tantissimo, ora sto finendo l'Alchimista di Paulo Coelho".
Abbasso quindi il prototipo del pugile che viene da ambienti malfamati...
"Beh,
Ci parli della sua vita privata
"Sono fidanzato con Laura. Lei ha sfiorato la qualificazione ai Giochi nel beach Volley, è un'atleta, sa cosa vuol dire sacrificarsi e quindi mi capisce"
Prosegue a Sanremo il Mondiale 420
Completate ieri a Sanremo sei bellissime regate per gli Open e cinque per gli Under 17 nella terza giornata del Campionato del Mondo 420, in condizioni perfette con la classica termica del ponente
Rio: scherma, Pizzo “siamo pronti”
ROMA - "Siamo pronti, quello che ci siamo meritati deve arrivare". E' questo l'auspicio per Rio di Paolo Pizzo, il numero 2 del ranking mondiale nella spada. "Con la scaramanzia del caso siamo pronti - ha affermato Pizzo a margine di una iniziativa promossa dall'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma con alcuni bambini, affetti da sindrome dello spettro autistico, avviati alla scherma -, abbiamo lavorato duro, per la nostra squadra di spada maschile il motto è il lavoro, e poi qualcosa arriva sempre. Quello che ci siamo meritati dovrà arrivare perché non avremo altre occasioni. Siamo pronti". ...
Rio: paralimpiadi, 94 gli atleti azzurri
ROMA - La Giunta nazionale del Comitato italiano paralimpico (Cip) ha ufficializzato la squadra azzurra che, capitanata dalla portabandiera Martina Caironi, parteciperà ai Giochi Paralimpici di Rio (7-18 settembre). Si tratta di 94 gli atleti (38 donne e 56 uomini) che gareggeranno in 14 discipline (atletica leggera, canoa, canottaggio, ciclismo, vela, triathlon, tennis in carrozzina, tennistavolo, scherma in carrozzina, tiro con l'arco, equitazione, nuoto, powerlifting e tiro a segno). Capo missione sarà il segretario generale del Cip, Marco Giunio De Sanctis. "Sono particolarmente fiero di questa squadra - ha detto il presidente, Luca Pancalli -. Il numero degli atleti, 94, è quasi identico a quello di Londra 2012, pur mancando la squadra del basket in carrozzina, ed essendosi aggiunti al programma gare, per la prima volta, il triathlon e la canoa''. ...
Fonte:
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