Al
Sindaco di Caserta dott. Pio del Gaudio
Con l'avvio del #Settembrealborgo si sono anche
quest’anno illuminati il #CastellodiCasertavecchia
e la straordinaria #TorredeiFalchi,
opere di millenaria memoria per Caserta.
Oggi, con grande
umiltà, nel rispetto della storia vissuta, sento forte l’esigenza di rappresentarLe,
Signor Sindaco, un pezzo importante di storia amministrativa della nostra
città. Una storia, mi permetta di sottolineare, da leggere con attenzione
poiché il percorso burocratico compiuto e che andrò ad esporre merita rispetto
e tutela ed è, per i processi di partecipazione virtuosa attivati, un messaggio di estrema innovazione per
l’epoca dei fatti, da emulare e da tramandare.
Una ragione per cui
tutte le questioni aperte ed inerenti la sistemazione delle carte relative al
monumento storico, non possono e non dovranno avere un epilogo senza anima, ne'
radice storica.
In genere, si dice che
la storia la scrivono, secondo i loro interessi e la propria visuale, i vincitori.
Dopo circa vent'anni, mi accingo a dimostrare che non sempre i protagonisti
scrivono la propria volontà, per raccogliere gloria o ricevere suffragi.
Fino agli anni ‘90 il
Castello era semi-seppellito da detriti derivati dall’incedere dei secoli ma
anche dal cospicuo materiale di risulta proveniente da diverse ristrutturazioni
del Borgo. Un luogo da evitare, inaccessibile e pericoloso. Recintato per
evitare lo sconcio della vista ed inopportuni ingressi. Evidente era il rischio
da crolli, sgradevoli ed oltremodo pericolose le fuoriuscite di animali. Il
piazzale di ingresso segnava un luogo di incontro tra il degrado storico,
l'irriverenza e l’ingratitudine umana.
Nessuno fino ad allora
aveva osato metterci piede, né mano, data l'importanza della impresa da
realizzare, sia in termini tecnici (sottolineo il rischio incombente del crollo
definitivo dell’intera struttura) che per risorse umane ed economiche da
investire.
In quegli anni ho
avuto l'onore di lavorare alla #ScuolaSuperioredellaPubblicaAmministrazione,
anch'essa un pezzo dal pregiato valore amministrativo e di livello
internazionale, voluta dal Ministro casertano #GiacintoBosco, fin dall'intuizione del 1962, con vincolo territoriale
nel #PalazzoRealediCaserta. Una
Scuola di livello superiore per la elaborazione della strategia scientifica, organizzativa
e la formazione dei funzionari e dirigenti della P.A. Una struttura mai
percepita, per il suo rilievo, dalla città e mai valorizzata dai governi
successivi a quelli che la originarono, tant’è che si è sempre guardato ad essa
come luogo strategico e di cambiamento, ma da dissolvere sul nostro territorio
ed accentrare, in epoca di decentramento amministrativo (…!!!) per una
questione, a mio modo di vedere, di solo potere, a Roma (un giorno mi soffermerò
anche su essa per evidenziare come le battaglie condotte con passione non sempre
generano risultati positivi).
Oggi, però, mi preme
recuperare un pezzo di questa storia lavorativa per arrivare alla fonte della odierna
bellezza del Castello e all’onere morale che insorge in capo
all’amministrazione comunale.
Tra i miei colleghi
dell’epoca, vi era una professionalità eccentrica e vulcanica, un uomo dalle
mille idee e le infinite realizzazioni, un servitore della stato che anche nel
mentre sorseggiava un caffè, guardandoti negli occhi, ti enunciava un percorso
utile per la soluzione di importanti problematiche cittadine.
Una persona che
colloquiava con tutti e che aveva il carisma specifico di ascoltare e sostenere
le ragioni dei più giovani, che erano poi la sua naturale risorsa. E di giovani
intorno a lui ne giravano centinaia e non tutti casertani. Un uomo che per
raggiungere la meta, non si faceva eccessivo pensiero, di mettersi in auto,
meglio sulla jeep e raggiunta Roma “martellare” il Ministro di turno, in nome
di una casertanità e di un pezzo di territorio del Sud, bisognosi di
perseguire obiettivi possibili ed improcrastinabili.
Molti erano proprio
progetti per i giovani della sua organizzazione di volontariato giovanile che,
in partenza o in arrivo, avevano comunque il loro vincolo geografico di
destinazione nella città di Caserta.
Con gli anni, sul
piano personale e sulla capacità di gestione di eventi da gestire in emergenza,
si era conquistato infinite benemerenze e fiducia presso ministeri, ambasciate
e consolati, non solo nazionali.
Il Suo riconoscimento
più alto ed ufficiale avvenne con il terremoto dell'80, quando con una
autocolonna fatta di pochi mezzi e tantissimi ragazzi, diventati poi pilastri
della protezione civile, anche nazionale, fu uno dei primi ad entrare nelle
terre distrutte dell’avellinese e tra i più attivi nel prestare sostegno ed il
primo soccorso alle popolazioni terremotate di quella interminabile notte del
23 novembre.
Per quella preziosa
attività di soccorso ricevette, con la sua organizzazione, encomio nazionale, apprezzamenti
e citazioni dall’allora Ministro Zamberletti e dal Capo dello Stato, dei quali
fu spesso autorevole interlocutore.
Questa persona per me
speciale, che mi ha trasferito il sacro fuoco dell'impegno per le istituzioni ed
il furore indomito della passione per la città e per le nostre radici, sarà stato anche una sorta di compatibilità
genetica, dovuta al fatto che eravamo nati nello stesso giorno di anni diversi,
se qualcuno ancora non l'avesse intuito, era il fondatore del #ServizioVolontariatoGiovanile (#Svg) di Caserta il Cav. #RobertoForlani.
Un capo, sempre!
La sua attività
iniziava con le prime luci del giorno ed il suo realizzato era visibile fin
dall'avvio della attività lavorativa. In una di queste mattine, nel
mentre sorseggiava il suo caffè di metà lavoro, erano circa le 8, mi chiese di
parlare un attimo e da qui la rapida esposizione di una sua idea progetto, su
un luogo che descritto così nei dettagli, vi assicuro non conoscevo.
Si trattava della
ipotesi di recupero della Torre dei Falchi e del Castello di Casertavecchia.
Mi inondò di foto, di
progetti, di argomentazioni e di spiegazioni tecniche.
Con un suo forbicione
ritagliava pezzi e faceva minuzie di fogli, di cui ancora conservo qualche
brandello, sui quali aveva abbozzato e descritto l’intera operazione che,
ripulita di tutte le impurità e gli anacronismi, lasciava delineare e
riapparire il profilo spettacolare di una realizzazione d’epoca destinata a
divenire simbolo rappresentativo del territorio.
A me, non nascondo,
sembrava una cosa impensabile, sostenuta con il solito impeto, ma impossibile
anche per lo stesso cav. Forlani. Tante sarebbero state le difficoltà,
insormontabili i disagi, pochi coloro pronti ad affiancarlo nelle
responsabilità, nelle manovre e nelle operazioni tecniche.
Un intuito geniale,
come al solito, ma che con imprudenza giovanile definii di difficile attuazione.
La mia domanda era
soprattutto legata alle risorse, ossia sul come poteva il mio, pur illustre,
collega realizzare tutto ciò e a costo zero per la città?
Lui, abituato a porsi stringenti
interrogativi e rapide risposte, mi introdusse subito un tema, per me totalmente
nuovo, quello della cooperazione internazionale, mi parlò di un progetto tra
giovani di tutto il mondo che, impegnati su un livello di recupero e restauro,
d'intesa con la Soprintendenza ed il Ministero, potessero lavorare in
loco, con il solo impegno del vitto e dell’alloggio, per riportare a giorno non
solo il rudere ma quello che poi doveva diventare poi un simbolo di
appartenenza ed identità millenaria per
la città e l'intera comunità di Terra di Lavoro.
Un valore patrimoniale
da recuperare alla fruizione territoriale ed una immagine da esportare al mondo
intero!
Dalla sua stessa
stanza, confesso, chiamai per un incontro l’indomani il Sindaco Aldo Bulzoni, lo
feci più per rispetto verso l’uomo che per una reale convinzione verso quella
idea che, pur bella e suggestiva, a mio modo di vedere, era assai distante dalla
possibilità di potersi realizzare.
Il giorno dopo ci fu quello
che, invece, poi, si rivelò uno storico incontro, visto che l'impeto espositivo
del Cav. Forlani, le argomentazioni
tecniche poste e la comunicazione essenziale che nessun costo sarebbe insorto
per la città, coinvolse, travolgendoli, amministratori e dirigenti dell'epoca,
su una idea che, in poco tempo, divenne opera cantierata e risultato acquisito,
nelle forme e nella sostanza, così come immaginato e descritto.
Dal cantiere furono
sbancati numerosissimi tir di detriti ed inerti.
Decine di giovani, per
alcuni mesi, si diedero il cambio in un’arena a cielo aperto in cui si lavorava
con picconi, badili, pale e rigorosamente a mano, nel rispetto della singola
pietra e di ogni contorno e profilo, sia pur scomposto dal tempo o deturpato
dall’uomo.
Il Castello fu così riportato
alla luce nel suo splendore e vigore strutturale.
Negli anni successivi
furono esplorati e recuperati all’utilizzo anche alcuni vani sotterranei.
Da allora il Castello grazie
al Servizio Volontariato Giovanile è un gioiello che torna utile durante
l'anno per visite guidate di scolaresche ed assume luci, colori, suoni ed echi
durante il Settembre al Borgo.
In passato, grazie
alla tenacia ed all'entusiasmo di un’altra figura storica della protezione
civile, cara alla città e mai dimenticata dalle sue figlie Simona ed Arianna,
dal marito Enzo De Lucia, dai suoi cari e dall’intera comunità del Servizio
Volontariato Giovanile, #PatriziaIovine, che
immagino sempre seduta sorridente sulla pietra più alta della medioevale
struttura, questo luogo d'incanto si vestiva, almeno una volta l’anno, di
storia autentica, riorganizzando sapori, giochi, musiche ed abiti di
un'epoca da cui spesso dimentichiamo di trarre origine.
Dopo oltre venti anni,
questa storia che, spero con fedele e puntuale narrazione, ho qui rappresentata
ed esposta, c'è e, per fortuna, resiste e continua, malgrado che, chi ha avuto
l'intuizione, chi ci ha lavorato, chi ha costruito i percorsi amministrativi,
non abbia mai fatto menzione e sfoggio di quello che è un lusinghiero risultato
cittadino, frutto della collaborazione tra pubblico ed associazionismo operoso,
divenuto opera di grande prestigio internazionale e dallo straordinario ed
unico valore storico-monumentale.
Oggi, però, nel
rincorrersi di voci di corridoio, che quasi sempre fanno da preludio ad azioni
già in corso, si sente, ancora una volta, parlare di riaffidare il Castello
attraverso procedure, meccanismi amministrativi urgenti, necessari ed
indifferibili...
La legge,
innanzitutto! … Ovvio, corretto e giusto… specie di questi tempi!!!
Ma, mi permetta il Sindaco, dopo il lungo e spero
non noioso excursus, non sia mai questa attività sottesa alla possibilità di
sottrarre il Castello a chi lo ha voluto fortemente, a chi lo ha concepito e
partorito, così com'è!
Qualunque azione di
legale ricostruzione di un percorso, diversa dall'andamento storico descritto e
che risulta trascritta negli atti ufficiali del comune di Caserta, avrà un
amaro retrogusto speculativo, commerciale, di basso profilo politico e storico,
di cui, sono sereno e certo, la Sua amministrazione, alla luce di alcuni
episodi passati di gestione, contrari ad ogni forma di valorizzazione del
patrimonio comunale, saprà rimanere distaccata e distante.
Abbia, allora Signor Sindaco,
il coraggio di definire la procedura secondo natura, vincoli gli impegni
prodotti, la storia trascorsa, la prestigiosa tradizione, valorizzi i notevolissimi
investimenti realizzati e gli sforzi materiali ed intellettuali fin qui
compiuti, con zelo e dedizione al servizio, da un manipolo di donne ed uomini
ertisi negli anni a garanti del valore storico dell'intero contesto.
Accluda il Sindaco queste considerazioni, che sono pietre
miliari, nell'atto per il riaffidamento della struttura, affinché i pionieri
del percorso, oggi custodi, coloro che hanno speso risorse, mezzi, gioventù e
consumato vite, siano messi nella condizione di resistere, d'intesa con
l'amministrazione, in un percorso di luci che spero, ripeto, non abbia ad essere
sopraffatto dai detriti morali e dalle nebbie di una inutile ricerca di
procedure burocratiche che potrebbero risultare utili ad interessi di cordata e
che nulla avrebbero a che vedere con il prestigio ed il valore pubblico
dell'opera che nasce a Casertavecchia, appartiene alla nostra città ed è
patrimonio dell'intera Umanità.
Gli sforzi dell'amministrazione restino concentrati sul Borgo
che necessita di nuove ed innovative strategie e di una più appassionata
vicinanza.
Si definisca una
procedura di vera valorizzazione della filiera infinita dei nostri beni
culturali.
Si riorganizzino le
funzioni della città e delle frazioni intorno a questi meccanismi di rispolvero
della storia, ovunque vitali ed essenziali per la rinascita dei territori.
Non ci si sforzi,
attardandosi, a studiare parametri e meccanismi contrari alla volontà popolare,
alla storia ed alla legge divina dei fatti che non dovranno, né potranno essere
portati distanti da chi ha avuto il merito di riaccendere luce e vita in quel
luogo di straordinaria magia storica.
Chiedo scusa per la
lunghezza, ma Roberto Forlani, Patrizia Iovine e la nostra storia passata e
contemporanea, meritano talvolta di essere trascritte per far si che l’azione
amministrativa, oggi spesso additata e banalizzata dalla opinione pubblica, abbia
a recuperare il suo credito, evitando di disperdersi in aspetti e
considerazioni di sterile valore e freddo esercizio del potere.
La nostra storia sia radice e presupposto del futuro!
Con questi auspici
positivi, Signor Sindaco, al fine di
conferire lustro e risalto ai personaggi coinvolti in questo scritto e alla
storia di questa città, La invito nell’ambito della programmazione delle
attività culturali della città, per l’anno amministrativo che va ad aprirsi, di
rileggere, in sede pubblica, gli atti
propedeutici al recupero ed alla
riapertura del Castello, cogliendo l’occasione per intitolare a Roberto Forlani
e Patrizia Iovine, nostri illustri concittadini scomparsi, i pezzi di
territorio su cui hanno speso la propria vita, come il piazzale antistante il Castello
ed il Viale d’accesso alla Pineta.
Buon lavoro, Sindaco,
confido in un cordiale riscontro.
Caserta 02 settembre
2014
Il
Consigliere Comunale
Antonio Ciontoli
Nessun commento:
Posta un commento