CASERTA – Continuano le iniziative della
programmazione natalizia casertana che si intersecano, come nel caso della
conferenza tenuta ieri sera nella chiesa di San Benedetto Abate, con la
programmazione dell’anno benedettino diocesano a cura di don Antonio Di Nardo.
La conferenza era incentrata sulla presentazione del restauro della Pala
d’Altare della stessa chiesa.
Ieri sera, alle ore 19, alla presenza tra l’altro
del Sindaco di Caserta Del Gaudio e del Dott. Paolino Maddaloni, don Antonio Di
Nardo, alle ore 19, presentando il relatore, Maestro Restauratore Aldo Guida,
ha illustrato la programmazione della sera evidenziando aspetti già emersi in
occasione della inaugurazione dei restauri della chiesa e di talune opere
d’arti dello scorso luglio.
Aspetti dell’opera nonché elementi storici della
chiesa e della Pala d’Altare sono emersi già in occasione della inaugurazione
della chiesa dopo i restauri di luglio 2014 in occasione della inaugurazione
del restauro eseguito. Oltre alla conferenza di ieri si attendono ulteriori
approfondimenti in occasione dello studio storico artistico della chiesa e
delle sue opere di prossima edizione su promozione e a cura del Direttore del
Restauro, Architetto Mariano Nuzzo, e del Parroco, don Antonio Di Nardo.
In occasione della Conferenza di presentazione del
restauro, che è la prima conferenza/evento dell’anno benedettino promosso dallo
stesso parroco don Antonio Di Nardo, per l’anno 2015, abbiamo posto al Maestro
Restauratore Aldo Guida delle domande sull’opera e sul suo intervento.
D: Quale
è il primo approccio, come ci si deve muovere di fronte ad un’opera di questa
importanza?
R: “Sicuramente il primo approccio è puramente
visivo, da subito ci si deve rendere conto di cosa abbiamo davanti, un primo
sguardo sia stilistico che tecnico ci deve proiettare verso un progetto
completo di restauro che tenga conto in primis dell’importanza storica e di
devozione di un’opera simile, un primo approccio che immediatamente ci apre una
forbice temporale in cui poter collocare l’opera e che da subito ci segna la
strada in quelle che sono tecniche realizzative, stile, materiali, ecc…”.
D: Il
progetto che viene redatto all’inizio riesce poi a rispecchiare sempre l’esecuzione
successiva?
R: “Il progetto iniziale è come se fosse un
grande calderone in cui vengono messi tutti gli ingredienti e poi solo
successivamente si scelgono quelli più adatti, questo accade perché in fase di
lavorazione si verificano quasi sempre sorprese e situazioni particolari che
distinguono un restauro dall’altro, mai nessun procedimento è uguale ad un
altro, l’importante è rispettare le direttive ministeriali”.
D: Quindi,
durante questo restauro quali sono state le sorprese?
R: “Oltre a quelle tecniche come le due grandi
cuciture vrticali che uniscono tre pezze da circa 90 cm a formare la larghezza
di circa 270cm, oppure come la figura di San Benedetto che dopo essere stata dipinta
è stata probabilmente cancellata e poi rifatta oppure ancora il riuscire ad
individuare i vari interventi
localizzati per tentare di porre rimedio al deterioramento a cui l’opera andava
incontro, le sorprese più belle sono venute in senso storico-artistico, l’aver
individuato la committenza, il periodo preciso di realizzazione e soprattutto
la bottega esecutrice, sono grandi soddisfazioni e sicuramente rendono
giustezza ancor di più ad una comunità dalla lunghissima ed importantissima
tradizione”.
D: Ci dà
notizia in merito?
R: “Secondo i miei studi l’opera fu
commissionata dalla famiglia Acquaviva d’Aragona a cavallo tra la fine del ‘500
e l’inizio del ‘600, in particolare presumo che la tela sia stata realizzata
sotto il principato di Andrea Matteo Acquaviva IV (1594-1634) che inoltre avvia nel 1607 le decorazioni del
Palazzo del Boschetto, decorazioni che il principe affida a Camillo Spallucci.
Il pittore Spallucci porta con se diversi pittori tra cui un fiammingo, Agostino
Pussè, che lo aiuta a terminare gli affreschi del Boschetto. Seguendo
questa traccia ho iniziato a comparare il carattere stilistico di tali affreschi con quello della tela di San
Benedetto e mi sono reso conto che solo per alcuni punti c’erano similitudini,
questo voleva dire che uno dei pittori che ha lavorato al Boschetto ha
sicuramente lavorato anche sulla tela; così ho seguito le tracce di ognuno di
loro e tra i tanti ho scelto di seguire per primo proprio Agostino Pussè, a
questa scelta mi hanno guidato i toni bassi, gli incarnati pallidi e la grande
maestria con cui è stato realizzato il paesaggio, tipico dei fiamminghi. Dopo
ulteriori approfondimenti e comparazioni sono arrivato alla conclusione che la
tela sia opera proprio di Agostino Pussè e della sua bottega, infatti sono
almeno tre le mani che ci hanno lavorato. Per quanto riguarda la datazione
ritengo che la tela sia stata realizzata tra il 1594, inizio del principato di
Andrea Matteo Acquaviva e il 1607, inizio delle decorazioni al Boschetto, la tela
di San Benedetto è certamente opera antecedente agli affreschi per mostrare
caratteri di maggiore rigidità compositiva e alcune significative
caratteristiche legate agli studi dell’amico Pietro di Lorenzo sulla presenza
degli strumenti musicali nelle opere d’arte, che inducono a riferimenti
temporali, come l’assenza del corno e la presenza dell’arpa”.
D: Sono
comuni nel nostro territorio opere di autori fiamminghi, ha già affrontato
restauri di tale importanza?
R: “Diciamo che in questo periodo sono una
miriade i pittori che si spostano da ogni parte d’Europa per venire a studiare
a Napoli, tra questi ce ne sono molti provenienti dai Paesi Bassi e che una
volta fortificata la loro presenza iniziano ad avere svariate committenze,
alcune delle quali davvero di altissimo livello, mi viene in mente ad esempio
Teodoro d’Errico nella Basilica Assunta in Santa Maria a Vico e ad Arienzo. Per
quanto riguarda altri restauri penso alla pala lignea di Orazio de Carluccio che
lo scorso anno abbiamo restaurato, la pala d’altare della Congrega di San
Giovanni Battista in Maddaloni; inoltre anticipo che ci saranno piacevoli
sorprese nel restauro che sto eseguendo sulla tela secentesca in San Nicola
Magno a Santa Maria a Vico. Aggiungo che maggiori dettagli li potrete trovare
all’interno della prossima pubblicazione sul restauro di tutta la chiesa di San
Benedetto Abate a cura di Don Antonio di Nardo e del direttore ai lavori
l’arch. Mariano Nuzzo. In ultimo mi permetta di ringraziare la Diocesi di
Caserta, il parroco di San Benedetto Don
Antonio e la famiglia che si è caricata dell’onere del restauro, oltre alla
comunità tutta”.
Il lavoro di restauro condotto dal Maestro Aldo
Guida ha visto la compartecipazione di “L’ARCO restauro e conservazione” di
Acerra in collaborazione con “LA BOTTEGA laboratorio d’arte e restauro” di
Santa Maria a Vico.
È possibile visitare altre opere restaurate dal
Maestro Aldo Guida, sia per Soprintendenze che per privati, nonché verificare
le proprie illustri collaborazioni, consultando il portale web www.restauroearte.it.
Continuano le iniziative della programmazione della
comunità di San Benedetto Abate ancora oggi, infatti, si sta tenendo in queste
ore la GIORNATA DELLA PREVENZIONE, iniziata stamani alle ore 10 e che si
completerà alle ore 20, ed a termine della stessa si terrà una Consulenza
Medico Specialistica, mentre alle ore 18,30 è previsto il Concerto del Coro
“Canta e Cammina” che vedrà come Direttori Artistici i Maestri Attilio Essolino
e Michele Farina.
Altro appuntamento è quello di martedì 6 gennaio 2015,
giorno dell’EPIFANIA DEL SIGNORE, allorquando alle ore 18,30 si terrà la
Solenne Processione di Gesù Bambino con la partecipazione di tutti i bambini.
Al termine sarà recitata “Poesie di Natale”.
Per maggiori informazioni sugli eventi o per
partecipare agli stessi: PARROCCHIA S. BENEDETTO ABATE - Tel. 0823 555322
- 338 4685721.
Caserta, lì 04 gennaio 2015
Fonte: comunicato stampa
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