Clemente Russo, vicecampione olimpico a Pechino 2008 e a Londra 2012, racconta ad AnnuarioMediaSport.it cosa significa essere innamorati del Pugilato e cosa si prova in avvicinamento all’Olimpiade.
“Per me quella di Rio 2016 sarà la quarta Olimpiade consecutiva. Un orgoglio essere l’unico pugile italiano ad essere riuscito a qualificarsi per 4 Olimpiadi consecutive. Mi sto preparando già da tempo con il mio staff tecnico formato da: il mio preparatore di Vittorio Romanacci e Coach Francesco Damiani. Nei prossimi mesi disputerò molti tornei sulle tre riprese, per riprendere il ritmo gara e la giusta velocità per un torneo come quello olimpico dove i match sono su questa distanza. Gareggiare davanti a una folla mi dà sempre una carica impressionante. Quando sento gridare il mio nome, mi sembra di avere un uomo in più all’angolo e più forza nelle braccia. Sono sicuro che le mie vittorie più belle siano arrivate anche grazie all’incitamento, al supporto dei miei tifosi e delle persone che mi vogliono bene. Mia moglie, ad esempio, deve sempre essere seduta in prima fila e devo averla sotto occhio, perché riesce a infondermi una forza incredibile.
Facendo un passo indietro, l’Excelsior Boxe di Marcianise è stata la mia vera culla sportiva. Da bambino andavo in bicicletta perché ero “cicciottello” e mio padre voleva dimagrissi. La bici, fortunatamente, non funzionò e quindi decise di accompagnarmi alla “Excelsior” del mio paese, che era oltretutto gratuita. Il pugilato, oltre a farmi dimagrire velocemente, mi ha letteralmente catturato. Un amore e una passione tra me e la Noble Art destinati a non morire mai. Del mio esordio ricordo perfettamente il sudore alle mani, quell’adrenalina mista alla tensione e alla paura. Oggi la tensione provata sui ring di arene internazionali è su per giù la stessa di quando ero un giovanissimo boxer. Se non avessi calcato quelle piccole arene, oggi non potrei sicuramente salire con coraggio sui grandi ring”.
Facendo un passo indietro, l’Excelsior Boxe di Marcianise è stata la mia vera culla sportiva. Da bambino andavo in bicicletta perché ero “cicciottello” e mio padre voleva dimagrissi. La bici, fortunatamente, non funzionò e quindi decise di accompagnarmi alla “Excelsior” del mio paese, che era oltretutto gratuita. Il pugilato, oltre a farmi dimagrire velocemente, mi ha letteralmente catturato. Un amore e una passione tra me e la Noble Art destinati a non morire mai. Del mio esordio ricordo perfettamente il sudore alle mani, quell’adrenalina mista alla tensione e alla paura. Oggi la tensione provata sui ring di arene internazionali è su per giù la stessa di quando ero un giovanissimo boxer. Se non avessi calcato quelle piccole arene, oggi non potrei sicuramente salire con coraggio sui grandi ring”.
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