Un’équipe multidisciplinare del
Dipartimento Cardio-vascolare, diretto dal professore Paolo Calabrò, dell’Aorn “Sant’Anna
e San Sebastiano” di Caserta ha eseguito per la prima volta in Campania due
procedure ibride, a poche settimane di distanza l’una dall’altra, per il
trattamento di gravi patologie dell’arco aortico.
In un primo caso, il paziente di 71 anni
già sottoposto 5 anni prima a impianto di endoprotesi in arco aortico con
occlusione dell’arteria succlavia sinistra, in emergenza, per il trattamento
dissezione aortica acuta di tipo B, presentava aneurisma di 8 cm dell’arco
aortico tra arteria carotide comune sinistra e succlavia sinistra, da
verosimile endoleak di tipo I della precedente protesi. Tale patologia richiedeva
un trattamento chirurgico in urgenza sia per l’elevato rischio di rottura
dell’aorta, che avrebbe portato a morte istantanea il paziente, sia perché
l’aneurisma stesso comprimeva gli organi mediastinici viciniori.
In un secondo caso, la procedura ha riguardato
un paziente di 77 anni, con dissezione dell’arco aortico, che originava
prossimalmente all’emergenza dell’arteria succlavia sinistra e con iniziale
fissurazione dell’aorta, “autotamponata”.
L’intervento, in due tempi, è stato eseguito
dall’équipe coordinata dal dottor Rosario Gregorio della Uoc di Cardiochirurgia,
diretta dal dottor Francesco Tritto, e dal dottor Raffaele Carbone della Uoc di
Chirurgia vascolare, con la collaborazione del dottor Danilo Ceriello, chirurgo
vascolare, dei dottori Alfonso Alfieri e Giuseppe Mercone, emodinamisti, e
degli anestesisti afferenti alla Uosd di Terapia Intensiva della
Cardiochirurgia, diretta dalla dottoressa Maria Rosario Piccirillo. È consistito
nell’esecuzione in un primo tempo di un by–pass carotido–carotideo e
successivamente nell’impianto attraverso l’arteria femorale di una endoprotesi
vascolare nell’arco aortico, a valle dell’emergenza del tronco brachiocefalico
destro; questa seconda procedura è stata eseguita a paziente sveglio, in
anestesia subaracnoidea. Al termine della procedura i pazienti sono rientrati
in stanza di degenza e dopo tre giorni sono stati dimessi.
«Si tratta di un risultato eccezionale –
afferma il Commissario Straordinario dell’Aorn avvocato Carmine Mariano – soprattutto se si considera che in genere questa
patologia viene trattata con un intervento cardiochirurgico in circolazione
extracorporea, in ipotermia moderata, con una fase di arresto di circolo, e
cioè di interruzione della circolazione sanguigna, per permettere la sostituzione
dell’ arco dell’aorta, ossia del tratto di arteria aorta da cui originano i
tronchi sopra-aortici, cioè le arterie che irrorano il cervello. Tale
intervento è gravato da un elevato rischio di mortalità e di complicanze
perioperatorie e prevede una prolungata degenza postoperatoria in terapia
intensiva e un ricovero prolungato.
La multidisciplinarità nell’ambito del
Dipartimento Cardio-vascolare ha permesso di effettuare un trattamento
salvavita, complesso nella sua articolazione e organizzazione, utilizzando
tecniche all’avanguardia, primi casi effettuati nella nostra regione.
30 ottobre 2019
L’addetto stampa (Enzo Battarra)
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