Giletti non si ferma,
ma stavolta non tutto va secondo i suoi diabolici piani
Nella puntata di Non è l’Arena del 14 giugno ritroviamo,
oltre al padrone di casa, protagonista assoluto in pieno delirio di
onnipotenza, il magistrato Nino Di Matteo, il caro De Magistris e Ingroia,
entrambi ex magistrati. Tra gli ospiti anche il Senatore Licheri e qualche
giornalista.
Ovviamente si continua a blaterare nel caos più totale sulle
scarcerazioni: un minuetto di ignoranza, confusione e di parole gettate a caso.
Giletti, che si autoproclama detentore di questa inchiesta, punta il dito
ancora una volta contro il Dap, ignorandone competenze e ruolo. E come lui,
anche i signori ex magistrati in studio, che non ribattono mai.
Ad un certo punto danno i numeri, nel vero senso della
parola: Giletti, come in una folle tombola, dichiara che i detenuti della
massima sicurezza scarcerati sono 500; Ingroia, volendo dare un valido
contributo, sostiene invece che sono 400.
Finalmente interviene il Senatore del M5S, Licheri, che,
difendendosi da solo dal branco di lupi affamati di “giustizia e legalità”,
precisa che il numero esatto è di 257 detenuti, di cui buona parte rientrati
nelle patrie galere grazie al Decreto del Ministro Bonafede.
Se Cutolo è rimasto dentro, dichiara orgoglioso Giletti, il
merito è della sua trasmissione… e se Zagaria è fuori, invece, è colpa del Dap.
Di nuovo. Mi chiedo quanto ancora andrà avanti questa folle farsa: non è forse
stata la Magistratura di Sorveglianza a confermare la detenzione domiciliare a
Zagaria, dopo il disguido col Dap? Dunque la decisione è stata presa da un
magistrato.
Giletti intervista Di Matteo che comincia a parlare di
cordate di tipo mafioso della Magistratura; di nomine precise e indicate da
quest’ultima. Fatto grave. Consideriamo allora lo stesso Di Matteo: con quali
voti è stato dunque eletto?
L’atteggiamento di Nino Di Matteo continua ad essere
ambiguo, poco chiaro, anche quando, sempre nel corso dell’intervista, dichiara
di non conoscere i motivi per cui è stato messo a latere dalla Dia (Direzione
Investigativa Antimafia) a seguito di una nota scritta. A quel punto interviene
in diretta il Procuratore Cafiero De Raho per precisare la questione: la nota
fu scritta da lui perché Di Matteo aveva violato la riservatezza, in quanto
durante una riunione parlò di indagini sotto l’egida di un’altra procura. Di
Matteo, conclude De Raho, conosceva benissimo il motivo della sua esclusione
dall’Antimafia. Perché mente? A che gioco sta giocando? La trasmissione ha
rischiato di prendere una piega ben diversa da quanto progettato dal caro
Giletti che, trovandosi in difficoltà, chiude il dibattito tra i due con un
poco cortese “Vabbè, chiaritevi tra di voi”.
Io sono rimasto basito da tanta sfacciataggine, da tanta arroganza.
Perché questa continua insistenza da parte di Giletti e il suo seguito? Non
sono mancati gli attacchi a Buonafede, ovviamente, e credo sia solo
l’anticamera per un progetto più ampio: far cadere il Governo Conte! Schierarsi
dunque con un’opposizione che non sta facendo altro che danneggiare il Paese.
Eppure un tempo non lontano le idee politiche di Giletti erano dirette altrove…
Chissà cosa gli riserva il futuro.
On. Antonio DEL MONACO
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