RON FA IL PIENO IN PIAZZA
VESCOVADO:
TUTTI I SUCCESSI DI 40 ANNI DI
CARRIERA
LA COMMOZIONE DI CONDORELLI PER MESOLELLA,
L’OMAGGIO AI SUD DEL MONDO DI SIMONA SCIACCA:
EMOZIONI SENZA TEMPO NELLA QUARTA SERATA DI FESTIVAL
Un crescendo di emozioni ha caratterizzato la quarta serata della
45esima edizione di Settembre al Borgo. A rompere il ghiaccio, nel Giardino
della Cattedrale, Alessandro Chimienti e
il suo ronroco, strumento popolare a corde delle Ande Boliviane: il chitarrista
di Alessandro Mannarino, che domani
sarà sul palco di piazza Vescovado, ha eseguito quattro brani di Gustavo Santaolalla, compositore
argentino due volte vincitore del Premio Oscar per la migliore colonna sonora,
e una particolare versione di Tulipani.
“E’ il mio piccolo, piccolissimo omaggio a Fausto Mesolella – ha detto – Ci siamo conosciuti meglio durante il tour
“Corde” ma, a parte il lato artistico, ciò che amo ricordare con maggiore
piacere sono le sue telefonate. ‘Come stai, stai lavorando?’, mi diceva: ci
teneva che i suoi amici stessero bene, era sempre attento e affettuoso”. Di
aneddoti e storie legate ai “dietro le quinte” è pieno Pietro Condorelli che, sul palco insieme col Vito Di Modugno trio, è riuscito a stento a trattenere l’emozione. “Ho fatto tanti Settembre al Borgo, ma
questo è il primo senza Fausto – ha ricordato - Ma farò
in modo che ci sia lo stesso eseguendo brani che mi legano in qualche modo a
lui”. E allora ecco “The Big”, poi “Trivious of the secret” “che mi ricorda il mio primissimo incontro
con lui”, “Over the raimbow” “che
abbiamo suonato durante l’ultimo viaggio insieme”, e “Buonanotte”, un suo
pezzo. “Dedicargli questa edizione di Settembre al Borgo è davvero il minimo
che Caserta potesse fare per un grande come lui”, ha concluso il chitarrista
jazz.
Protagonisti del doppio set
in Cattedrale, a partire dalle 20, Corrado
Sfogli e Andrea Castelfranato. Il chitarrista e
direttore artistico della Nuova Compagnia di Canto Popolare ha declinato in
quattro temi l’armonia delle cinque corde: classico, sudamericano ispanico,
sudamericano portoghese e flamenco. “Negli
anni Sessanta – ha ricordato – a
Caserta c’era grande fermento: suonavamo insieme, suonavamo ovunque, io,
Fausto, Cesarino Zebro. Si potrebbe addirittura parlare di “scuola casertana”
della chitarra”. Che non è quella che ha formato Castelfranato, che si è
esibito subito dopo le note tra le righe della Compagnia della Città-Fabbrica Wojtyla. Con l’artista, abruzzese,
indicato come uno dei più promettenti talenti della chitarra acustica italiana,
gli spettatori hanno potuto compiere un vero e proprio viaggio attraverso le
influenze assimilate durante 20 anni di concerti in tutta Europa. Dal flamenco al
blues alle melodie dolci della new age, Castelfranato ha attinto a piene mani
dai suoi 5 album di chitarra. “Il primo
brano che eseguirò – ha annunciato dall’altare - sarà un omaggio a Fausto Mesolella. L’ho scritto molti anni fa e
quando glielo feci ascoltare rimase colpito dalla mia tecnica e da ciò che
riuscivo a tirare fuori dallo capacità strumento”. Pubblico incantato e
attento, l’esecuzione ha riscosso un notevole successo, preparandola alla
successiva in piazza. Ad aprire il nuovo set le melodie gitane del Simone Magliozzi Trio, che per ha
lasciato i vicoli di Casertavecchia dove, da domenica, regala serenate e
dediche a richiesta, per un piccolo concerto da fermi. A seguire la chitarra di
Tony Canto, che ha eseguito per il
pubblico del Borgo i brani del suo ultimo lavoro, “Moltiplicato”, continuando a costruire ponti
sonori tra la Sicilia e il Brasile. Notevole l’omaggio a Joao Gilberto e
Caetano Veloso, di cui ha riproposto il brano “Cajuina” in chiave
italo-tropicalista con un meraviglioso adattamento di Max De Tomassi. “Veloso l’ha scritto per la scomparsa del
suo migliore amico – ha raccontato -
Inutile chiedermi io per chi la canti, visto che Fausto era uno dei miei due
migliori amici. Non ho portato la bara col suo corpo sulle spalle, ma ho avuto
la fortuna di portare a termine uno dei suoi lavori. Quando è mancato stava
chiudendo l’album di Alessio Bonomo, a cui teneva tanto: io farò quello che non
è riuscito a fare lui e a novembre il lavoro uscirà. E’ un grande onore per
me”. Rapido cambio di set per ospitare sul palco la splendida voce di Simona Sciacca: ai canti popolari della
sua Sicilia ha mescolato incursioni sonore in Sudamerica e in Portogallo “perché i Sud di tutto il mondo parlano la
stessa lingua e narrano storie unite dallo stesso filo invisibile”. Con i
suoi tamburi a cornice Simona, che è anche corista di Mannarino e grazie a lui
ha conosciuto Fausto Mesolella, ha dedicato al chitarrista casertano “Cu ti lu
dissi”, di Rosa Balistreri: “Lo abbiamo
spesso suonato insieme, oggi è il mio omaggio a un grande”. Mentre a Largo Castello si esibivano le
chitarre emergenti di Alfonso Brandi,
Ubaldo Tartaglione
e Christian Landolfi, Enzo Faraldo,
Carlo Coronato, Emilio Di Donato, e nella Chiesa dell’Annunziata l’Arpa di
Luce continuava ad incantare i visitatori, sul palco di piazza Vescovado è
salito Ron. Pieno lo slargo, già dal
pomeriggio meta di ‘pellegrinaggio’ dei fan che da 40 anni seguono l’artista
bolognese: “Che bel ritorno questo a
Casertavecchia – ha scherzato – se mi
hanno richiamato significa che non sono poi tanto male”. Da Anima a Vorrei
incontrarti tra cent’anni, che ha cantato con Nunzia Carrozza, ai vecchi e nuovi successi della sua lunga
discografia, il pubblico ha cantato i successi dell’artista, accompagnato solo
da una chitarra o dal pianoforte: “E’
sempre una sfida essere solo sul palco, senza contorni né paracaduti, ma è
bello doversi impegnare per fare bene il proprio mestiere. Fausto? Sono l’unico
qui che non lo ha conosciuto a fondo. Ricordo una volta, al Roxy Bar: mi passò
accanto e mi salutò sfiorandomi una spalla, non feci in tempo a rispondergli
che era già sparito: ecco, oggi con voi rispondo a quel saluto… Ciao, Fausto”.
Comunicato n. 32 del
05.09.2017
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