LUNEDÌ, 27 GENNAIO 2020
IN MORTE DI KOBE BRYANT, L’ASSO DEL BASKET CHE AMAVA L’ITALIA
di Nestore Morosini
Kobe Bryant è morto, ieri mattina verso le 10 ora di Los Angeles, insieme alla figlia Gianna e ad altre sette persone precipitando con il suo elicottero con il quale stava andando alla partita della squadra femminile “Mamba” di basket che patrocinava e nella quale giocava anche la sua figliola tredicenne, scomparsa con lui nell’incidente. Kobe, una delle stelle più fulgide del basket NBA con Kareem Abdul Jabbar, Michael Jordan, Larry Bird e Bill Russel, aveva lasciato l’attività agonistica quattro anni fa con una serata memorabile allo stadio dei Los Angeles Lakers, la sua squadra, la squadra con cui aveva vinto tanto, immortalata in un documentario sulla pallacanestro per il quale aveva addirittura ricevuto l’Oscar. Ebbene in quella serata di particolare premiazione, Kobe Bryant aveva messo a nudo quanto fosse legato all’Italia e quando amasse la nostra lingua, concludendo il suo ringraziamento, ovviamente in inglese, alla propria famiglia e alle figlie con un italianissimo “vi amo con tutto il cuore”.
Kobe aveva vissuto molto in Italia e parlava perfettamente la nostra lingua, senza le inflessioni tipiche degli anglosassoni. Suo Padre, Joe, aveva lasciato la NBA nel 1984 trasferendosi nel campionato italiano dove giocò dal 1984 al 1991, a Rieti, a Reggio Calabria, a Pistoia, a Reggio Emilia. Kobe aveva quindi frequentato le elementari e le medie nelle nostre scuole. Così Kobe era cresciuto bilingue e, come ha ricordato Dino Meneghin, amava profondamente l’Italia ed era uno sponsor del basket italiano. A Pistoia, mi racconta Gialuca Barni carissimo collega, il bambino Kobe seguiva sempre il padre Joe che giocava nel campionato di A2 nella squadra della città: nell’intervallo della partita il ragazzino entrava in campo e tirava “da 3” con risultati sorprendenti e fra gli applausi del pubblico. Specialità, nel tiro da 3, in cui poi Kobe ha eccelso giocando nei Lakers.
Poche ora prima di morire, Kobe aveva inviato un tweet di congratulazioni a Lebron James che, a Filadelfia nel contro si una partita contro i”76”, aveva segnato 29 punti lo aveva superato nella classifica dei migliori realizzatori della NBA. Era un generoso e un signore, come raramente se ne incontrano nello sport. Mancherà alla pallacanestro.
Kobe Bryant è morto, ieri mattina verso le 10 ora di Los Angeles, insieme alla figlia Gianna e ad altre sette persone precipitando con il suo elicottero con il quale stava andando alla partita della squadra femminile “Mamba” di basket che patrocinava e nella quale giocava anche la sua figliola tredicenne, scomparsa con lui nell’incidente. Kobe, una delle stelle più fulgide del basket NBA con Kareem Abdul Jabbar, Michael Jordan, Larry Bird e Bill Russel, aveva lasciato l’attività agonistica quattro anni fa con una serata memorabile allo stadio dei Los Angeles Lakers, la sua squadra, la squadra con cui aveva vinto tanto, immortalata in un documentario sulla pallacanestro per il quale aveva addirittura ricevuto l’Oscar. Ebbene in quella serata di particolare premiazione, Kobe Bryant aveva messo a nudo quanto fosse legato all’Italia e quando amasse la nostra lingua, concludendo il suo ringraziamento, ovviamente in inglese, alla propria famiglia e alle figlie con un italianissimo “vi amo con tutto il cuore”.
Kobe aveva vissuto molto in Italia e parlava perfettamente la nostra lingua, senza le inflessioni tipiche degli anglosassoni. Suo Padre, Joe, aveva lasciato la NBA nel 1984 trasferendosi nel campionato italiano dove giocò dal 1984 al 1991, a Rieti, a Reggio Calabria, a Pistoia, a Reggio Emilia. Kobe aveva quindi frequentato le elementari e le medie nelle nostre scuole. Così Kobe era cresciuto bilingue e, come ha ricordato Dino Meneghin, amava profondamente l’Italia ed era uno sponsor del basket italiano. A Pistoia, mi racconta Gialuca Barni carissimo collega, il bambino Kobe seguiva sempre il padre Joe che giocava nel campionato di A2 nella squadra della città: nell’intervallo della partita il ragazzino entrava in campo e tirava “da 3” con risultati sorprendenti e fra gli applausi del pubblico. Specialità, nel tiro da 3, in cui poi Kobe ha eccelso giocando nei Lakers.
Poche ora prima di morire, Kobe aveva inviato un tweet di congratulazioni a Lebron James che, a Filadelfia nel contro si una partita contro i”76”, aveva segnato 29 punti lo aveva superato nella classifica dei migliori realizzatori della NBA. Era un generoso e un signore, come raramente se ne incontrano nello sport. Mancherà alla pallacanestro.
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