Alla c.a. del direttore
responsabile
Dr. Gianluigi Guarino
Egregio direttore,
leggo con
disappunto la tua nota che – mio malgrado – tende ad invischiarmi in una
polemica politica che non mi riguarda. In questi giorni ho ricevuto parole di
attenzione e solidarietà da molti: imprenditori, colleghi, sindacati, rappresentanti
politici, ma anche semplici persone che nulla hanno avuto mai a che fare con il
ruolo ed il lavoro decennale di comunicatore istituzionale da me svolto. Ringrazio
tutti. Mi è stato di aiuto e conforto in questo non facile momento.
Non son un
“retroscenista” – non bravo come te, almeno – né mi affascina il compito di
dovere trovare a tutti i costi una chiave di interpretazione maliziosa in tutte
le cose che accadono. Spesso la lettura dei fatti è più semplice di quanto si
pensi. E probabilmente è stata anche già evidenziata, magari su altri giornali,
da colleghi più umili e meno bravi di noi. Soltanto che non ci siamo soffermati
a leggere. Ma questo è un limite di tutti noi giornalisti, specialmente di
provincia: ci vantiamo di fare il nostro, ma trascuriamo negligentemente di
leggere gli altri giornali. Anzi, spesso non leggiamo neanche il nostro. Provo,
allora, a suggerirti in due parole la chiave di interpretazione, così come l’ho
desunta dalla lettura delle cronache dei giorni scorsi (non da interno!) della
tensione – se c’è – tra il gruppo Udc e il presidente degli industriali:
housing sociale.
Per il
resto, sempre con riferimento alla lettura dei giornali, i nomi dei quattro
licenziati in tronco dal presidente di Confindustria Caserta sono stati
pubblicati il 30 e il 31 gennaio scorsi con tutta evidenza dal Mattino.
Infine, il
riferimento a Firema. Non voglio addentrarmi nello specifico delle reazioni
“politiche” – e se ci sono state – alla crisi di questa importante azienda. So
soltanto che alla Firema nessun dipendente è stato mai licenziato in tronco:
sono state avviate, invece – come è giusto che sia – tutti i percorsi di tutela
previsti dalla normativa vigente in materia di lavoro e di crisi industriale.
Non solo. Arrivata ad un passo dal fallimento, grazie alla guida di un
management capace, oggi l’azienda non soltanto ha superato il momento più
difficile, ma è tornata a produrre treni, ha riassorbito le maestranze in
mobilità e si avvia, quest’anno, a fare nuove assunzioni. Segno insomma, che di
crisi non si debba necessariamente morire, ma anzi si può uscire e rilanciare.
Firema è l’esempio da seguire, tutt’altro che da stigmatizzare.
Ti ringrazio
dell'attenzione
Antonio Arricale
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