Marzia Davide, vicecampionessa mondiale di Pugilato, vuole andare alle Olimpiadi di Rio de Janeiro e per far ciò deve lottare con un avversario in più: il Peso. Ecco il suo pensiero, in esclusiva per AnnuarioUssi.info.
Ho iniziato a boxare nel 2002 per trovare nuovi stimoli, per mettermi alla prova in uno sport decisamente duro ma affascinante. Per fortuna sono arrivati subito i primi risultati. Non mi scorderò mai l’emozione del primo incontro: di fronte a me avevo un’avversaria molto più imponente a livello fisico. Mia madre, che in quella occasione decise di accompagnarmi, era molto preoccupata. Lo eravamo tutti ma alla fine andò tutto per il meglio. Da lì ho capito che io e la boxe ne avremmo fatte di belle insieme. Fuori e dentro il ring, i guantoni hanno sempre condizionato la mia vita. Ne ho fatti di sacrifici insieme a mio padre Davide, che è anche il mio allenatore, e se tornassi indietro seguirei lo stesso identico copione. Mi sono tolta anche molte soddisfazioni con la maglia azzurra ed ho girato il mondo, tornando sempre a casa, a Pontecagnano, con la consapevolezza di aver dato il massimo o almeno di averci provato. Sono stata campionessa italiana per ben otto volte, mi sono messa la collo la medaglia d’oro ai Campionati dell’Unione Europea del 2013 e quella d’argento nel 2009; ho raggiunto la vetta europea nel 2003 a Pecs, nel 2004 a Riccione e, dopo il terzo posto nel 2009, quest’anno a Budapest, dove mi sono rimessa in gioco dopo due anni di fermo. Più che giustificato, direi, visto che ho fatto la mamma a tempo pieno. A soli dieci mesi dal parto sono diventata campionessa d’Italia e lì ho capito che il match più importante lo dovevo disputare tra le quattro mura domestiche. Mio figlio è la vittoria più grande ed il motivo per cui sono rientrata ancora più motivata e consapevole delle mie capacità. Devo renderlo orgoglioso e fargli capire quanto una passione forte come la mia non vada mai messa da parte ma coltivata ed alimentata con nuove emozioni. Conciliare i due ruoli non è affatto facile e devo ringraziare la mia famiglia per il grande sostegno, ma ora più che mai voglio dimostrare che anche da mamma un atleta vale. Ho indossato nuovamente la divisa azzurra perché il mio sogno più grande è quello di partecipare alle Olimpiadi e questa volta spero di riuscirci. La strada verso Rio non è poi così lunga. Purtroppo ancora non sono riuscita a colorarmi d’oro in un evento mondiale, avendo riportato a casa anche quest’anno, dopo il secondo posto del 2002, la medaglia d’argento in Corea. Ho combattuto contro la bulgara Petrova, più giovane di dieci anni, ciò nonostante c’è mancato davvero poco per il podio più alto. Mi rifarò. Punto alla qualificazione a Rio 2016 nei 51 Kg. Rispetto ai 54 di prima ho acquistato in velocità seppur con tanta fatica. Il peso, del resto, per noi pugili è l’avversario più temibile e quindi l’alimentazione è fondamentale. Per questo mi faccio seguire da persone competenti. Una buona dieta è già un ottimo punto di partenza per vincere una competizione. Si fa questo e altro per una grande passione, rinunce comprese. Per capire cos’è la boxe, del resto, bisogna praticarla. Per me è sinonimo di vita. Parola di una mamma azzurra!
Fonte: Annuario USSI
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