L’OMAGGIO DI BACCINI E IL
‘TRITTICO’ DEL SUD
CHIUDONO LA TERZA GIORNATA DEL
FESTIVAL
PANICO,
BONAVIRI E IL DUO ASCOLESE-ALVITI EMOZIONANO IL PUBBLICO
CON I
LORO CONCERTI AL TRAMONTO. POI LA MUSICA “SPIAZZA”.
Comincia, al tramonto, le terza
giornata di Festival con un Lello Panico,
visibilmente emozionato nonostante di ‘Settembre al Borgo’ sia un veterano: il
bluesman casertano trapiantato a Roma ha dedicato a Mesolella, dallo stesso
palco, il suo ultimo album. “Fausto è
stato il mio mito da ragazzino, aveva cinque anni più di me e lo guardavo
suonare con gli occhi sbarrati – racconta -
E’ stato il primo chitarrista rock
che ho visto da vicino, assistevo estasiato alle sue prove, eppure abbiamo
suonato una sola volta insieme, al Comunale di Caserta un paio d’anni fa.
Peccato”. Poi è stata subito la volta della emozionante chitarra flamenca di
Daniele Bonaviri, risuonata nel
giardino della Cattedrale con l’ennesimo degti omaggi Fausto Mesolella, a cui
questa 45esima edizione è dedicata: una lunga sequenza di flamenco che non ha
mancato di ricordare, oltre all’uomo, l’artista: “Il suono caldo della sua chitarra e quello dei pedali era
inconfondibile: Fausto sapeva accompagnare chiunque, grazie all’ingegno campano
e al calore delle sue note”.
Alle 20.30 cambio di location:
all’interno della Cattedrale con il suggestivo “Gioco Con-Corde” di Michele Ascolese e Massimo Alviti, formazione che prende il nome di Mama Duo. “Inutile ricordare l’immensità di Fausto
artista – ha esordito Ascolese – voglio
piuttosto condividere con voi quello che era come persona. Mi ricordo le
risate, tante, come quella volta che ci sorprese una bufera di neve e provammo
a mettere le catene alla macchina. Quando arrivò il soccorso stradale io avevo
quella ferraglia in mano e lui il libretto d’istruzioni: il quadro era talmente
comico che aspettarono cinque minuti prima di intervenire”. Anche Alviti ha
condiviso il suo personale ricordo di Mesolella: “Comprò una chitarra uguale alla mitica “Insanguinata”: stessa marca,
stessa serie, ma non suonava mica uguale. Lui si disperava e mi chiedeva di
provarla, per capire come mai potesse succedere. Quante risate, e che bella
persona”. Un “gioco con-corde” appena
interrotto dagli intermezzi della Compagnia
della Città-Fabbrica Wojtyla, che sera dopo sera regala piccoli camei teatrali
al pubblico della Cattedrale con note sospese da leggere tra le righe. Tante le
visite alla Chiesa dell’Annunziata, dove l’Arpa
di Luce continua ad incantare chiunque arrivi a Casertavecchia; poco più
avanti, in Largo Castello, il palcoscenico a chilometro zero ha viosto ancora
una volta alla ribalta le nuove leve della chitarra. Ieri sera è toccato a Gabriele Grifa Duo, Giovina Elèna e Francesco Maria Cianciaruso, Fernando
Ciaramella, Michela Russo, Salvatore e Carlo Cesarano, Augusto Ausanio.
Alle
21,15 in Piazza Vescovado, tre nomi per tre generi e tre regioni, il siciliano Mario
Incudine, uno degli interpreti più rappresentativi della nuova world music
italiana; l’apprezzato duo folk campano Ilaria Graziano & Francesco
Forni e la musica impegnata del calabrese Antonio Pascuzzo. Un solo
comune denominatore, dunque, il Sud. “Fausto
era orgogliosamente legato alla sua terra, aveva solide radici – ha
ricordato Forni – Ma aveva anche una
porta sempre aperta sul mondo, sul nuovo, e questo è stato ciò che lo ha fatto
grande. Non era mai scontato, ecco perché ha dato tanto alla musica”. Un
filo ha unito Casertavecchia alla Sicilia con l’esibizione di Incudine, “D’acqua e di rose” “come le donne della
mia terra – ha spiegato – La Sicilia
ha bisogno di essere raccontata diversamente da come è stato fatto finora e,
incredibilmente, Fausto ha saputo guardarla con i suoi occhi disincantati e
cantarla con “Benedetta la Sicilia”. Non finirò mai di ringraziarlo per questo,
anche per il tempo che mi ha dedicato, per la moka napoletana che si portava
sempre dietro, per le prove che facevamo nella sua camera d’albergo tra le sue
scarpe in giro e i vestiti sul letto. Chi è legato alle piccole cose, come lui,
è legato alla verità”. Da Pascuzzo un omaggio emozionato ed emozionante: ha
eseguito, oltre ai pezzi dei suoi album, “Na Stella”, brano di Mesolella “scritto su una spiaggia della mia terra
– ha spiegato – Di lui ho sempre
apprezzato la cifra stilista, il suono, credo di essere stato tra i primi non
di Caserta ad apprezzare quell’esperimento artistico che è stata la Piccola
Orchestra Avion Travel”.
La
piazza si era già scaldata quando, sul palco, è arrivato Francesco Baccini.
L’artista genovese, che si è concesso generosamente ai suoi fan già durante le
prove, ha cantato i suoi successi e quelli di Luigi Tenco accompagnandosi
al pianoforte: “Non avrei potuto certo
imparare a suonare la chitarra oggi, quindi, in un festival in cui tutto ruota
intorno alla chitarra, ho un chitarrista qui apposta per me”. Antonello
Musto, casertano, che ha accarezzato le sue corde completando l’incanto di
una serata che il pubblico, tanto, ha apprezzato fino all’ultimo brano sotto la
luna di Casertavechia. “Qui il tempo
sembra essersi fermato”, ha detto Baccini prima del concerto, ricordando i
suoi trent’anni di carriera e di amicizia con Fausto Mesolella e chiudendo con
un crescendo di emozioni la terza serata di Festival.
Comunicato n. 28 del
04.09.2017
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