Il
futuro dell’area ex Macrico di Caserta è al centro di un annoso e importante
dibattito che va al di là dei meri confini comunali.
Nell’ultimo
periodo è stata indetta persino una petizione popolare per dare
"indicazioni" in merito al futuro di questa area.
L’Ordine
degli Architetti P.P.C. della Provincia di Caserta, nell'esercizio del proprio
ruolo istituzionale, non ha potuto fare a meno di interessarsi all'argomento e,
con l’ausilio della Commissione Urbanistica, è stata condotta un'attenta
valutazione tecnica, fatta con la visione urbanistica propria dell'essere
architetto, quale figura competente in materia di salvaguardia del paesaggio e
sviluppo del territorio.
Nel
corso degli anni l’aera ex Macrico ha avuto diverse destinazioni, nel periodo
Borbonico venne utilizzata come campo per le esercitazioni militari, nel
dopoguerra fu trasformato in magazzino delle forze armate italiane come rimessa
per carri armati.
Proprio
in questo periodo prese la denominazione che oggi conosciamo tutti divenendo
una piccola città che offriva alloggi a civili e militari.
L’area
attualmente è di proprietà dell'Istituto diocesano di sostentamento.
Dalla
fine degli anni novanta si trova in uno stato di forte abbandono.
L’amministrazione
comunale di Caserta in sede di redazione del preliminare di PUC, approvato con
delibera di Giunta Comunale n°69 del 2017, indicava le strategie di sviluppo
della Città, individuando nell’area ex Macrico una destinazione prevalentemente
a Verde Attrezzato.
Tale
destinazione è scaturita da un confronto con i cittadini e con i portatori
d’interesse in sede di elaborazione del P.U.C.
Nel
2019 con Delibera di Giunta Comunale n°168, contrariamente a quanto deciso
precedentemente, l’Amministrazione Comunale di Caserta intendeva avviare il
procedimento di variante urbanistica al vigente P.R.G. per la realizzazione di
un nuovo plesso scolastico da ubicare in una porzione dell’area ex Macrico.
Tale
decisione anticipa e sconfessa la definizione e approvazione del Piano
Urbanistico Comunale, allo stato in itinere.
Appare,
quindi, a dir poco inopportuno decidere la destinazione di una porzione
dell’Area ex Macrico in assenza di uno strumento urbanistico che individui, a
seguito di un processo di condivisione, la strategia complessiva della Città e
in particolare di un’area che nel tessuto urbanistico cittadino e territoriale
assume un ruolo rilevantissimo. D’altro canto, anche il Codice dei Contratti
all’art.22 comma 1, in merito alle scelte strategiche per la pianificazione
territoriale, evidenzia che “Le amministrazioni aggiudicatrici e gli enti
aggiudicatori pubblicano, nel proprio profilo del committente, i progetti di
fattibilità relativi alle grandi opere infrastrutturali e di architettura di
rilevanza sociale, aventi impatto sull’ambiente, sulla città o sull’assetto del
territorio, nonché gli esiti della consultazione pubblica, comprensivi dei resoconti
degli incontri e dei dibattiti con i portatori di interesse. I contributi e i
resoconti sono pubblicati, con pari evidenza, unitamente ai documenti
predisposti dall’amministrazione e relativi agli stessi lavori”.
È
opportuno richiamare l’attenzione dell’Amministrazione Comunale al rispetto di
quanto già avviato per la redazione di uno strumento di pianificazione in
itinere, indispensabile per il futuro della Città capoluogo e del suo
territorio. La necessità di realizzare un’importante opera pubblica potrebbe
essere un’occasione per riprendere le attività di confronto volte a delineare,
attraverso laboratori di pianificazione partecipata, un’idea strategica di
destinazione per l’intera area Macrico ed evitare quegli errori di cui oggi
sono visibilmente evidenti i segni nel tessuto urbano, in quanto rappresentano
interventi non pianificati e non condivisi, ma nati solo da esigenze
contingenti.
È
opportuno, altresì, richiamare l’attenzione anche sul vincolo della Direzione
Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Regione Campania, di cui
al D.R. n° 1865/2013, che dichiara l’area ex Macrico, con i manufatti edilizi
preesistenti, di particolare interesse ai sensi dell’art.10 comma 3 lett. d)
del Dlgs n°42/2004 e, quindi, sottoposta a tutte le disposizioni di tutela in
esso contenute.
Infine, vale la pena rimarcare che i concetti di
sostenibilità, compatibilità, emissioni zero, riqualificazione, tecnologie
innovative, recupero e riuso, sono oggigiorno i punti cardine del dibattito
culturale su questioni ambientali, urbane e architettoniche, e incentivano
contributi multidisciplinari e specialistici che possano fornire risposte
operative e concrete per lo sviluppo e il controllo del territorio.
Pertanto,
la delibera di cui discutiamo annulla, di fatto, anni di battaglie condotte
dalla collettività con la forte spinta delle associazioni culturali,
ambientaliste, ecc., introducendo un elemento di pericolosa discontinuità con
l’idea, ormai acclarata, di un futuro organico per questa parte di città. Il
nuovo atto d’indirizzo costituisce una netta inversione di tendenza rispetto a
tale risultato e alle nuove politiche di sviluppo che individuano nella Smart
City il punto di arrivo. Francamente, dalla
stesura definitiva del PUC ci si aspetta il riequilibrio nella dotazione
delle attrezzature pubbliche, tanto più che il Macrico è ricompreso in un unico
comparto che si estende alle limitrofe caserme, oggi in via di dismissione. È necessario che Caserta utilizzi il Macrico
per dotarsi finalmente di un’ampia area a verde attrezzato, con strutture a uso
collettivo, a servizio dell’intera conurbazione, per colmare la gravissima
mancanza del verde pubblico previsto dalla normativa vigente, sia nazionale che
regionale, e per rispettare le richieste dei cittadini. L’area ex
Ma.cri.co. e le aree contermini sono occasione di recupero identitario per la
città, attraverso un’importante operazione di riqualificazione fisica del
contesto urbano, necessaria a quel processo di rivitalizzazione indispensabile
per proiettare Caserta nel futuro.
Alla
luce di queste considerazioni si evidenzia che l’atto di estrapolare dall’area
singoli lotti per l’esecuzione di interventi disgiunti e disorganici, seppure
di pubblica utilità, oltre a rappresentare un pericoloso precedente nella
direzione della parcellizzazione, che di fatto apre la strada a successivi
possibili interventi di speculazione, neutralizza la possibilità di un disegno
organico che abbia le caratteristiche e le valenze sopra descritte. Del resto
tale convincimento è già patrimonio dell'amministrazione comunale, essendo
chiaramente espresso nella Delibera di Consiglio Comunale n.45 del 11 aprile
2014, come linee di indirizzo per il redigendo PUC.
Si
auspica, quindi, che l’amministrazione comunale concentri la propria attenzione
sul forte contributo che la destinazione dell'area Ma.cri.co. a Parco pubblico può dare al
processo di rigenerazione urbana della città di Caserta e del suo contesto
conurbativo.
A
tale scopo, sarebbe anche opportuno concentrarsi sulla creazione di un sistema
di supporto che funga da indotto per i tanti attrattori turistici del nostro
territorio, promuovendo, ad esempio, attività formative per il recupero di
mestieri tradizionali che siano strettamente connessi alla manutenzione e al
rilancio dei beni monumentali.
In
un contesto di cambiamenti economici e tecnologici causati dalla
globalizzazione e da un costante processo d’integrazione e interazione, le
città del terzo millennio dovranno coniugare la competitività con uno sviluppo
urbano sostenibile, coinvolgendo ogni aspetto della qualità della vita urbana,
a partire dall’economia per arrivare alla cultura, alle problematiche sociali
e, non certo in ultimo, alle condizioni ambientali. In particolare, per
stimolare uno sviluppo endogeno e autonomo, che parta dalle risorse presenti
sul territorio, le Smart Cities dovranno individuare e valorizzare i loro punti
di forza.
Raffaele Cecoro – Presidente
Ordine degli Architetti PPC della
provincia di Caserta
Commissione Urbanistica
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