LA NOTIZIA DEL GIORNO
Mattarella: “Troppi errori nell’indagine sulla morte del giudice”
Nel giorno dell’anniversario della strage di via D’Amelio, il provvedimento contro la famiglia del capo di Cosa Nostra. Tribunale di sorveglianza: “No a scarcerazione di Riina”. A Palermo, nell’operazione contro il clan Brancaccio: sono state sequestrate aziende per un valore di circa 60 milioni di euro
Il 19 luglio del 1992 un'autobomba esplodeva uccidendo il magistrato Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta. Un attentato che ha segnato la storia della Repubblica italiana. E proprio nell’anniversario per commemorare la strage di Via d’Amelio di 25 anni fa, sono stati bloccati beni per un milione e mezzo riconducibili al capo di Cosa Nostra Salvatore Riina, mentre la polizia e la Guardia di finanza di Palermo, in un’altra operazione, hanno emesso 34 misure cautelari nei confronti di mafiosi della cosca di Brancaccio.
Riina, sequestro beni. E il Tribunale di sorveglianza dice no a scarcerazione
Rapporti bancari (38), terreni, società, una villa, tutti appartenenenti al padrino corleonese. Il provvedimento che ha disposto il sequestro arriva dopo un’inchiesta nata dai redditi dichiarati negli anni da Riina e dai suoi congiunti da cui è stato possibile ipotizzare l'utilizzo di mezzi e di risorse finanziarie illecite. Una gestione dei beni che, secondo i carabinieri, rappresenta “un ulteriore elemento sintomatico di come l'anziano e malato capo di Cosa nostra, nonostante la lunga detenzione, sia riuscito nel tempo ad imporre il proprio volere riguardo dinamiche criminali non solo interne al mandamento di Corleone, ma anche nei più generali assetti di Cosa nostra". Intanto, il tribunale di sorveglianza di Bologna ha rigettato la richiesta di differimento pena o, in subordine, di detenzione domiciliare presentata dai legali del boss Totò Riina. I giudici hanno riunito due procedimenti, decidendoli insieme. Riina quindi resta detenuto al 41bis nel reparto riservato ai carcerati dell'ospedale di Parma. Alla richiesta dei legali, motivata da ragioni di salute del boss, si è opposto il pg di Bologna Ignazio De Francisci che per anni ha lavorato a Palermo.
L’operazione contro il clan Brancaccio
Sempre oggi, la Polizia e la Guardia di Finanza di Palermo hanno emesso 34 misure cautelari nei confronti di mafiosi della cosca di Brancaccio e loro complici e hanno sequestrato numerose aziende, per un valore complessivo di circa 60 milioni di euro. Tra gli arrestati Pietro Tagliavia, capo del mandamento mafioso di Brancaccio e della famiglia di "Corso dei Mille". In manette anche il fratello di Giovanni Lo Porto, l'operatore umanitario sequestrato da Al Qaeda nel 2012 e assassinato tre anni dopo durante un'operazione antiterrorismo degli Usa da un drone.
Via D'Amelio, 25 anni fa
Un’autobomba caricata con 100 chilogrammi di tritolo esplode in Va d’Amelio. Era il 19 luglio del 1992. Nell’attentato perdono la vita il procuratore aggiunto di Palermo Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta.
Una strage che arriva dopo soli 57 giorni da quella in cui perse la vita Giovanni Falcone, sull'autostrada A29 nei pressi dello svincolo di Capaci.
Le parole di Mattarella: "Troppi errori nelle indagini"
I contorni della vicenda si inscrivono in un momento delicato della storia italiana e, dopo quattro processi per accertare i fatti, come ha ricordato oggi il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sono ancora tanti gli interrogativi. “La tragica morte di Paolo Borsellino, insieme a coloro che lo scortavano con affetto, deve ancora avere una definitiva parola di giustizia - ha detto il capo dello Stato alla cerimonia di commemorazione oggi al Csm -. Troppe sono state le incertezze e gli errori che hanno accompagnato il cammino nella ricerca della verità sulla strage di via D'Amelio, e ancora tanti sono gli interrogativi sul percorso per assicurare la giusta condanna ai responsabili di quel delitto efferato".
Salvatore Borsellino: “Nell'agenda di Paolo segreti
Fonte: Sky Evening News
Riina, sequestro beni. E il Tribunale di sorveglianza dice no a scarcerazione
Rapporti bancari (38), terreni, società, una villa, tutti appartenenenti al padrino corleonese. Il provvedimento che ha disposto il sequestro arriva dopo un’inchiesta nata dai redditi dichiarati negli anni da Riina e dai suoi congiunti da cui è stato possibile ipotizzare l'utilizzo di mezzi e di risorse finanziarie illecite. Una gestione dei beni che, secondo i carabinieri, rappresenta “un ulteriore elemento sintomatico di come l'anziano e malato capo di Cosa nostra, nonostante la lunga detenzione, sia riuscito nel tempo ad imporre il proprio volere riguardo dinamiche criminali non solo interne al mandamento di Corleone, ma anche nei più generali assetti di Cosa nostra". Intanto, il tribunale di sorveglianza di Bologna ha rigettato la richiesta di differimento pena o, in subordine, di detenzione domiciliare presentata dai legali del boss Totò Riina. I giudici hanno riunito due procedimenti, decidendoli insieme. Riina quindi resta detenuto al 41bis nel reparto riservato ai carcerati dell'ospedale di Parma. Alla richiesta dei legali, motivata da ragioni di salute del boss, si è opposto il pg di Bologna Ignazio De Francisci che per anni ha lavorato a Palermo.
Sempre oggi, la Polizia e la Guardia di Finanza di Palermo hanno emesso 34 misure cautelari nei confronti di mafiosi della cosca di Brancaccio e loro complici e hanno sequestrato numerose aziende, per un valore complessivo di circa 60 milioni di euro. Tra gli arrestati Pietro Tagliavia, capo del mandamento mafioso di Brancaccio e della famiglia di "Corso dei Mille". In manette anche il fratello di Giovanni Lo Porto, l'operatore umanitario sequestrato da Al Qaeda nel 2012 e assassinato tre anni dopo durante un'operazione antiterrorismo degli Usa da un drone.
Un’autobomba caricata con 100 chilogrammi di tritolo esplode in Va d’Amelio. Era il 19 luglio del 1992. Nell’attentato perdono la vita il procuratore aggiunto di Palermo Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta.
I contorni della vicenda si inscrivono in un momento delicato della storia italiana e, dopo quattro processi per accertare i fatti, come ha ricordato oggi il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sono ancora tanti gli interrogativi. “La tragica morte di Paolo Borsellino, insieme a coloro che lo scortavano con affetto, deve ancora avere una definitiva parola di giustizia - ha detto il capo dello Stato alla cerimonia di commemorazione oggi al Csm -. Troppe sono state le incertezze e gli errori che hanno accompagnato il cammino nella ricerca della verità sulla strage di via D'Amelio, e ancora tanti sono gli interrogativi sul percorso per assicurare la giusta condanna ai responsabili di quel delitto efferato".
Salvatore Borsellino: “Nell'agenda di Paolo segreti
Fonte: Sky Evening News
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