"Giannantonio
Stella sul Corriere della Sera di oggi descrive il drammatico impatto che hanno
gli abbandoni scolastici sui conti dello Stato e parla chiaramente del costo
sociale pagato da molti ragazzi che, senza un'adeguata istruzione, sono privati
di reali opportunità per il futuro.
Stella
descrive una politica immobile, disattenta e poco interessata alle sorti delle
giovani generazioni.
Ecco, pur
condividendo la necessità di rafforzare il quadro degli interventi contro la
dispersione scolastica, trovo ingeneroso che non si riconosca il lavoro che
abbiamo provato a fare in questi anni.
Si alimenta
il fuoco della disaffezione alla politica, mettendo nello stesso calderone chi
si impegna da anni su questi temi con chi non ha mai mostrato interesse per la
scuola (in termini di idee e di investimenti).
Bisogna
cominciare a distinguere, altrimenti chi si lamenta della china che sta
prendendo il Paese potrebbe diventare responsabile del disamore o
dell'indifferenza con cui i cittadini guardano alla cosa pubblica.
Dunque, non
vi è dubbio che il tasso di dispersione sia ancora troppo alto e che, spesso,
sia legato alla povertà educativa. Questo significa che molti ragazzi che
vivono in realtà disagiate saranno costretti tutta la vita a rimanere
prigionieri delle loro condizioni di partenza, rendendo vuoto il principio
contenuto nell'articolo 3 della costituzione.
La lotta
contro la povertà educativa è uno dei temi sui cui ho fondato il mio impegno
politico e che mi sta particolarmente a cuore: qualche giorno fa ho organizzato
un convegno proprio sul diritto all'istruzione come elemento fondamentale per
garantire l'uguaglianza sostanziale tra tutti i cittadini.
Cosa abbiamo
fatto e cosa possiamo ancora fare? La riduzione dei tassi di abbandono è un
primo indicatore utile. Gli investimenti sul potenziamento, sui servizi per
l'infanzia, sulla didattica innovativa, sul rafforzamento del legame tra scuola
e lavoro, sull'apertura pomeridiana delle scuole, sulle periferie, sul reddito
di inclusione collegato all'effettiva frequenza scolastica e sull'edilizia sono
strumenti che abbiamo provato a mettere in campo.
Ma non
basta. Una delle priorità nazionali, condivisa da tutte le forze in campo, deve
essere la lotta contro la povertà educativa perché è da piccoli che, spesso, si
dividono le strade: disuguaglianza o opportunità. Agire sulla dispersione
scolastica, sull’insuccesso formativo e sulla povertà educativa è un’azione che
richiede un intervento strutturato da parte di tutti gli attori in campo:
amministrazione centrale, enti territoriali, realtà associative e famiglie.
È molto
importante agire in verticale, non solo nel periodo scolastico e non solo
all’interno della scuola ma bisogna investire anche sull’acquisizione di
competenze lungo tutto l'arco della vita e aiutare i ragazzi, soprattutto
chi è in condizione di svantaggio, ad affrontare al meglio la transizione dalla
scuola agli studi successivi o nel mondo del lavoro.
Cosa
possiamo fare di più e come proseguire la strada che abbiamo intrapreso e
indicato chiaramente nel documento conclusivo della Cabina di regia
ministeriale istituita da Valeria Fedeli e guidata da Marco Rossi Doria e
quello della Commissione cultura sulla dispersione scolastica: dobbiamo
perseguire l’estensione ed il potenziamento dei servizi per la prima infanzia,
il rafforzamento delle reti territoriali per la valorizzazione delle buone
pratiche, l’attivazione di interventi per fare in modo che città e quartieri
entrino sempre più in relazione con le comunità educanti, insistere sul’ edilizia
scolastica di qualità, e soprattutto, secondo me, investire ancora e di più
sull'estensione del tempo pieno.
A livello
scolastico vanno adottate modalità specifiche di composizione delle classi,
rafforzata e favorita la didattica laboratoriale con una gestione più
flessibile e aperta delle classi stesse, va ricostruito il patto fra scuola e
famiglie, vanno promosse tutte quelle attività che vadano oltre l’orario
scolastico, il sostegno all’innovazione digitale e ai laboratori, la formazione
dei docenti.
Credo che
sia necessario riconoscere il lavoro svolto e da lì ripartire per mettere tutti
i ragazzi del nostro Paese nelle condizioni di reale e concreta
uguaglianza".
Lo scrive
Camilla Sgambato, membro della direzione nazionale Pd e componente della VII
Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati.
Roma,
30.01.2018
Nessun commento:
Posta un commento