BABY GANG – Le riflessioni del Cardinale Sepe in una
intervista al quotidiano Avvenire di
oggi
L’Arcivescovo ai sacerdoti: “Alzate il capo per vedere quello
che succede sul territorio parrocchiale;
guardate oltre il quotidiano; cercate quei tantissimi altri giovani che
si muovono in lontananza e andate loro incontro senza aspettare nelle sacrestie
e negli oratori. La nostra deve essere una chiesa autenticamente missionaria,
che sappia educare e interessare, prima di catechizzare”.
In questi giorni si sono ripetute
le vili e assurde aggressioni da parte di baby gang, di “ragazzi quasi sempre
minorenni e incensurati che si attengono unicamente alla legge del branco,
senza un perché, per cui mettono in atto aggressioni in danno di coetanei
indifesi”.
Lo si legge in una intervista di Avvenire al Cardinale Sepe, il quale
sottolinea che è “la legge della strada, in mancanza della legge della
famiglia. E’ crisi economica? No! E’ crisi di valori. Di chi la responsabilità?
Di tutti. Su tutta la società grava il
peccato di omissione”.
E a tale riguardo l’Arcivescovo
riconosce che “anche la Chiesa, forse, in certi momenti si distrae e non
dimostra tutta l’attenzione che dovrebbe rivolgere a coloro che sono lontani.
Bisogna essere comunità sempre e cercare di coinvolgere tutti”.
Il Cardinale prosegue facendo
riferimento alle “aree più precarie dove è maggiore il disagio, dove anche le
condizioni ambientali stravolgono i sentimenti, il modo di pensare e di
rapportarsi all’altro, il senso civico, il rispetto delle regole. Così, vivere
sopra le righe o avere in dispregio la legge e sentirsi diversi dagli altri
componenti della comunità per alcuni diventa una conseguenza quasi naturale, se
non motivo di orgoglio”.
Ma, “non possiamo piangerci
addosso e forse non ne abbiamo neppure il diritto -sottolinea l’Arcivescovo-
per questo ho detto che non serve recriminare o delegare altri, perché da soli
non si va da nessuna parte. C’è bisogno di lavorare insieme e costruire una
rete facendo ciascuno la propria parte”.
Da qui la proposta: “Ho proposto
di costituire un Comitato permanente, come quello per l’ordine e la sicurezza
pubblica, con la partecipazione delle istituzioni pubbliche, della chiesa,
della scuola, del mondo accademico, dei soggetti rappresentativi dei genitori,
delle famiglie, dei giovani. Una proposta accolta con positività da tutti.
Vogliamo dimostrare ai giovani attenzione e vicinanza per difendere chi vive di
valori e per recuperare coloro che si sono messi sulla strada sbagliata.
Individuiamo i percorsi di una possibile prevenzione, che deve significare
incontro, ascolto, accompagnamento, formazione”.
Intanto che il tavolo venga
attivato, l’Arcivescovo si rivolge ai sacerdoti dell’Arcidiocesi: “Alzate il
capo per vedere quello che succede sul territorio parrocchiale; guardate oltre il quotidiano; cercate quei
tantissimi altri giovani che si muovono in lontananza e andate loro incontro
senza aspettare nelle sacrestie e negli oratori. La nostra deve essere una
chiesa autenticamente missionaria, che sappia educare e interessare, prima di
catechizzare”.
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