“Le vittime dei reati: ristoro dei danni
ed assistenza alle vittime” è l’interessante argomento di cui si è parlato nel
corso di un service promosso dal Rotary Club Caserta Luigi Vanvitelli, in collaborazione
con la Lidu e l’Ordine degli Avvocati di Santa Maria Capua Vetere, per
presentare un valido progetto di solidarietà che prevede l’istituzione di
sportelli di assistenza alle vittime dei reati.
Il seminario di formazione, svoltosi martedì 15 maggio, nato da un’idea
della socia Silvana Virgilio che ha avuto la sensibilità di intuire la
grandezza del progetto, ha visto la partecipazione attiva anche di soci del
sodalizio che hanno messo al servizio del club le loro professionalità,
confermando quelli che sono i principi base del Rotary International. Ad aprire i lavori sono stati il presidente
del Club Vanvitelli Marco Petrucci,
la vice presidente della Lidu, socia rotariana Adele Vairo, che ha portato i saluti del Presidente Onorario Alfredo Arpaia, e l’avvocato Bernardino Lombardi, membro del
Consiglio nonchè socio del Rotary, che ha portato i saluti del presidente
dell’Ordine degli Avvocati di Santa Maria Capua Vetere, Carlo Grillo.
Primo relatore del convegno,
brillantemente moderato dal socio Vincenzo Domenico Ferraro, avvocato
penalista, che ha sottolineato l’importanza della difesa delle
vittime dei reati e le nuove direttive in materia, Mario Pavone, avvocato cassazionista e socio della Lidu, che
rendendo noto il suo impegno per difendere le persone di strada, ha presentato
il progetto portato avanti dalla Lidu in diverse città d’Italia. Nel suo
intervento: “La legislazione per le vittime del reato” si è soffermato sulla
parola ristoro che, per la persona che ha sete, significa bere, nel caso
specifico, vuol dire avere sete di giustizia. Ha ricostruito la storia della
tutela delle vittime di reati, facendo riferimento al 1999 quando le Camere
Penali vararono la riforma introducendo il Giusto Processo. «È giusto tutelare
il diritto dell’imputato, ma è altrettanto necessario tutelare il diritto delle
vittime di reato che – ha affermato il legale - sono rimaste fuori dalla
norma». La Lidu sta portando avanti questo impegno da anni anche perché lo
Stato non ha vigilato su molte questioni e ha una grave responsabilità per tanti
problemi, tra cui quello legato all’inquinamento ambientale: da qui
l’importanza di aprire sportelli nelle varie città italiane per assistere le
vittime dei reati. Si tratta di punti di ascolto dove operano collaboratori che
aiutano a dare risposte a persone che non hanno trovato speranza nella
giustizia. «La Lidu vuole essere di aiuto a queste persone, non solo per fare
avere loro indennizzi, ma anche per dare ristoro, risposte concrete». In
proposito Pavone ha ricordato che c’è già una rete che ha diversi
collaboratori, funziona anche un numero verde per supportare legalmente,
psicologicamente, da un punto di vista medico, legale e criminologico tali
vittime; in particolare l’Enac, circolo sportivo culturale, ha gà aderito al
progetto per prevenire reati e riabilitare le vittime dei reati, una iniziativa
che aiuta la gente a riacquisire la sua socialità all’interno della comunità in
cui vive. Al seminario era presente anche Maurizio
Abbate, Presidente Enac, che, nel suo intervento: “Prospettive di
reinserimento socio-culturale delle vittime”, ha spiegato che l’Ente fa molta
prevenzione e da tre anni a Bologna prosegue con successo il primo progetto
pilota sociale rivolto a persone che hanno avuto problemi in quanto vittime di
reato, come le vittime di violenza. Anche in molti altri circoli Enac sono
presenti punti di ascolto con professionisti, tra cui legali e psicologi, che
aiutano le persone in difficoltà.
La criminologa Maria
Giulia Turiello, che ha al suo attivo una grande esperienza presso gli sportelli e un lungo lavoro al fianco
dei Tribunali, soprattutto per la violenza di genere, nel suo intervento su:
“Gli sportelli di assistenza per le vittime del reato”, ha affermato che è
necessario intervenire sulle vittime perchè in molti casi le Forze dell’Ordine
non hanno una preparazione adeguata per trattare con queste persone. Ecco il
motivo del bisogno di aprire questi sportelli anche alle vittime di violenza di
genere e del bullismo. «La vittima ha paura di denunciare – ha sottolineato - ma
dopo la denuncia non viene tutelata; è importante la denuncia, ma anche mettere
in sicurezza la stessa vittima che, subito dopo, è in pericolo». La relatrice
ha chiarito che allo sportello vengono fornite tutte le spiegazioni relative a
come sarà la vita dopo la denuncia dal momento che le vittime tendono ad
isolarsi; dunque gli sportelli servono a sensibilizzare le persone facendo
capire loro che esistono reti che li accompagnano in questa richiesta di
riscatto e di aiuto psicologico. Occorre aiutare le vittime, ma bisogna anche
rieducare i “carnefici” che prima o poi usciranno dal carcere e molti di loro,
al termine del percorso rieducativo, sono pronti a rifare quello per cui sono
stati condannati, proprio perché non vengono rieducati. I “carnefici” si
sentono padroni dell’altra persona perché, a sua volta, in gioventù sono stati
vittima di violenza. Raffaele Ferraresso,
presidente Csin Onlus, ha presentato invece le Associazioni a sostegno delle
vittime del reato, collegate in un unico grande Coordinamento, da lui
presieduto, nato dal 2010 del quale fanno parte 27 associazioni, il cui scopo è
quello raggiungere risultati maggiori per la tutela della vittima dei reati,
attraverso tanti sportelli, ma anche verificare se sono attivi sportelli
sociali disciplinari, se sono formati e addestrati i professionisti che vi
collaborano. Ferraresso lamenta, infatti, una scarsa preparazione degli addetti
ai lavori: psicologi, psicoterapeuti, avvocati criminologi e medici,perché
molte volte, come è capitato a Roma, sono proprio le Associazioni che creano le
vittime e non le tutelano affatto. Annuncia infine per l’aprile 2019 un
Registro Nazionale del terzo settore dove confluiranno tutte le associazioni,
dal momento che con la riforma del terzo settore non esisteranno più le Onlus.
Dopo l’intervento della giornalista Antonella Sperati che ha parlato di sensibilità chimica, l’avvocato
penalista Bernardino Lombardi ha elogiato il progetto augurandosi che
possa prendere piede anche a Caserta e si è soffermato sulla tutela delle vittime
nel processo penale spiegando gli snodi principali sui quali si innesta
la normativa che oggi attualmente è in vigore e che rappresenta un sensibile
progresso verso la tutela della vittima nel nostro ordinamento. «La vittima del reato –
ha chiarito - è stata sempre tenuta in scarsa considerazione nell'ambito, e ciò
per una impostazione di cultura giuridica sempre improntata alla tutela
dell'imputato, indiscusso protagonista del processo. A partire però dall’approvazione
da parte dell'Unione Europea della direttiva n. 29 del 25 ottobre 2012 in
materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime del reato, le cose
sono cambiate. Lo Stato Italiano ha recepito tale direttiva con Decreto
Legislativo n. 212 del 15 dicembre 2015, impianto normativo che ha completamente
cambiato il ruolo della vittima del reato nel procedimento penale. Finalmente
la vittima del reato - tecnicamente
definita persona offesa - ha acquisito pari diritti, dignità processuale e
tutela da parte dell'ordinamento che ha ampliato e specificato le garanzie che
le spettano fin dalla fase delle indagini preliminari per culminare poi nelle
garanzie dibattimentali». Si sono introdotti quattro concetti fondamentali: il
diritto all'informazione della vittima del reato in base al quale la stessa ha
diritto sin dalla fase della presentazione della denunzia ad avere tutte le
informazioni possibili circa i diritti e le facoltà che le spettano; il diritto
di accedere ai servizi di assistenza in base al quale la vittima del reato ha
diritto ad avere tutta una serie di momenti di assistenza che si estrinsecano
fondamentalmente nel ruolo dei servizi sociali; il diritto di partecipare al
procedimento penale che consiste essenzialmente nel diritto alla costituzione
di parte civile e a tutti i diritti ad essa collegati; il diritto di ricevere
protezione che consiste essenzialmente nel diritto di ricevere una protezione
dalla condotte lesive in maniera individualizzata a seconda della tipologia del
reato, della condotta e delle caratteristiche specifiche di ciascuna vittima. «La vittima del reato – ha poi concluso l’avvocato penalista - può essere
chiunque: un semplice cittadino, ma anche un’istituzione. Quindi la tutela più
immediata è quella di costituirsi parte civile in un processo e chiunque può
farlo». Ora, nelle mani del Rotary, la giusta prosecuzione del valido progetto
che sarà presentato a Roma.
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