Il collare cervicale nei traumi? Per alcuni ricercatori norvegesi meglio di no
Ce lo hanno sempre rappresentato come un presidio salvavita o che comunque limiterebbe le gravi conseguenze per i traumi alla colonna vertebrale, ma secondo uno studio norvegese il collare cervicale per il trasporto dei pazienti traumatizzati comporta inconvenienti e possibili danni che ne sconsigliano l'uso.
Il crescente scetticismo contro l’uso preospedaliero del collare cervicale rigido trova altri sostenitori. Ad evidenziarlo Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, dopo la pubblicazione di uno studio dell’University Hospital di Bergen, in Norvegia, che fa seguito ad altre ricerche in materia.
L’uso di questi strumenti di immobilizzazione rappresenta un argomento consolidato delle procedure per l’assistenza del paziente traumatizzato. Nel corso degli anni, però, l’impiego di routine non ha presentato vantaggi ma, al contrario, prove limitate di possibili danni ed effetti indesiderati. Per alcuni autori il collare cervicale può comportare un aumentato movimento nelle parti superiori del collo, più ampi deficit neurologici quando c’è un trauma spinale, un aumento della pressione intracranica per la compressione venosa al collo, un’ostacolata gestione delle vie aeree e un aumentato rischio di aspirazione.
Partendo da questa prospettiva, lo studio norvegese propone una strategia di immobilizzazione sicura, facile da implementare ed efficace, che non richiede alcuna nuova attrezzatura, la cui differenza principale dagli attuali protocolli è l’omissione dell’applicazione di routine del collare cervicale.
Nei pochi pazienti in cui è necessaria, l’immobilizzazione andrebbe realizzata su tavola spinale con blocchi e cinghie.
L’utilizzo temporaneo di un collare rigido è un’opzione durante le procedure di estricazione, per esempio in caso di incidente stradale. I pazienti traumatizzati non coscienti e non intubati devono essere trasportati in una posizione laterale modificata che mantiene l’allineamento della colonna vertebrale e la pervietà delle vie aeree. Infine, la gestione preospedaliera non dovrebbe in alcun modo ritardare il trasporto e le cure in ospedale di pazienti gravemente feriti.
La ricerca conclude che si dovrà anche rivedere l’uso delle tavole spinali rigide a favore di materassi a depressione o altri supporti più morbidi, comodi e adattabili alle singole variazioni della forma corporea.
Fonte: comunicato stampa
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