venerdì 8 marzo 2013

Consiglio Nazionale Udc: il discorso di Lorenzo Cesa

giovedì 7 marzo 2013
Consiglio Nazionale Udc: il discorso di Lorenzo Cesa

Roma, 7 marzo 2013  -
"Ho chiesto al presidente Buttiglione di convocare con celerità questo consiglio nazionale perché potessimo affrontare tutti assieme un'analisi franca del nostro risultato in queste elezioni politiche. 
Prima di tutto però vi debbo una comunicazione: come previsto dal regolamento congressuale dell'Udc, ho deciso che entro fine aprile verrà celebrato a Roma il nostro congresso nazionale.
Sarà quella l'occasione per dare a questo partito la linea politica da seguire, per portare idee nuove e costruttive, per valorizzare una nuova classe dirigente cresciuta sul territorio alla quale dovremo dare spazio per favorire il rinnovamento di cui c'è bisogno. 
Veniamo all'analisi del voto. Non voglio fare nessun giro di parole, per cui metterò sul tappeto una dopo l'altra tutte le questioni che penso sia indispensabile affrontare in questo momento per poi lasciare spazio al dibattito.
Non possiamo e non vogliamo certo nasconderci dietro un dito: per noi l'esito del voto è stato pesante e deludente, molto deludente. 
Su questo dobbiamo essere molto onesti ed anche molto lucidi. Dovremo saperne trarre le conseguenze. Ed è quello che farò in primo luogo, se avrete la pazienza e la disponibilità di ascoltare fino alla fine questo mio breve intervento.
Quello che ritengo indispensabile però, per il bene di tutti, di tutto il partito, non è solo fermarci all'analisi cruda dei risultati elettorali e alle conseguenze che un risultato così negativo ha avuto ed avrà. Quello che serve soprattutto, secondo me, è partire da queste analisi per trovare il modo migliore per rimetterci in piedi e tornare ad avere un ruolo importante nella politica italiana.
Siamo tutti consapevoli che la situazione è difficilissima. Sappiamo anche però che sono altissime le probabilità che questo risultato negativo venga azzerato molto presto e ci venga offerta una nuova possibilità nel giro di pochi mesi. Quello che è uscito dalle urne è un risultato che rende praticamente impossibile la formazione di una maggioranza politica stabile. Il Pd non vuole parlare con il Pdl e Grillo non vuole parlare con nessuno. E' chiaro che di fronte alla crisi economica del Paese questo stallo non può durare e quindi le probabilità di un rapido ritorno al voto sono elevate.
Per cui l'invito che faccio a tutti noi davvero con il cuore è uno solo: oggi e nei prossimi giorni possiamo fare tutto, criticarci, discutere, confrontarci anche aspramente. Quello che non possiamo permetterci assolutamente è dividerci, dare all'esterno la sensazione che non siamo uniti, perdere la nostra unità interna: i piccoli che si dividono - e oggi il voto ci ha restituito la fotografia di un partito piccolo - scompaiono. Discutiamo tra di noi, ma evitiamo di farci ancora più male sui giornali. Quello è autolesionismo e non è ciò che serve. Anche perché sappiamo tutti che dobbiamo cambiare. Quindi cerchiamo di farlo insieme.
Se rimaniamo uniti e lucidi sono convinto che i margini di ritornare ad avere presto, anche molto presto, una possibilità ed un ruolo importante da giocare ci siano tutti. Anche perché sappiamo bene che quell'1,8% non è un risultato del tutto sincero. 
Guardate, anche qui voglio essere subito molto chiaro: visto com'è andata in queste elezioni non c'erano le possibilità per noi non dico di crescere, ma nemmeno di confermare il risultato del 2008. Il Pd ha perso in cinque anni 3 milioni e mezzo di voti. Il Pdl ne ha persi 6,3. Grillo ha tolto a tutti, anche a noi.  Per cui, anche noi non saremmo mai riusciti a tenere il nostro 5,6% del 2008, a tenere tutti i nostri 2 milioni di elettori. Ma sappiamo anche che quell'1,8% finale che abbiamo raccolto due settimane fa è un risultato che ci sottostima. Valiamo di più.
Altrimenti, - faccio un esempio solo di una realtà piccola, ma comunque di una regione intera, che rende perfettamente l'idea di quello che sto affermando - altrimenti non si spiega quello che è successo in Molise: dove l'Udc alle regionali ha ottenuto il 6,3% e dove, nello stesso giorno, nella stessa Regione, per le elezioni della Camera, lo stesso simbolo dell'Udc ha raccolto appena l'1,73%. Insomma un 4,5% dei nostri elettori per la Regione ha votato per noi, mentre per la Camera ha messo la croce sul simbolo di Monti, tratto in inganno anche dal fatto che al Senato il nostro simbolo non c'era ma eravamo nella lista unica di Monti.
E' questo è solo un esempio, ma sono sicuro che ognuno di voi che sta sul territorio potrebbe portare il suo. 
Allora io credo che sia indispensabile per noi, per me prima di tutto, fare autocritica. Proprio perché siamo sempre stati un partito presente sul territorio avevamo capito che il fenomeno del Movimento 5 Stelle avrebbe ottenuto un grande successo, ma ad esempio abbiamo sottovalutato le straordinarie capacità di recupero di Berlusconi che in campagna elettorale si sa davvero trasformare ogni volta. Anche questo è stato un errore.


Guardando al futuro, credo non ci sia più lo spazio per non collocarsi. E questo credo che valga per noi, ma probabilmente vale anche per chi è stato con noi in queste elezioni. Ma se questo spazio c'è ancora o no, e che direzione dobbiamo prendere, non possiamo deciderlo in questa sede. La sede di queste decisioni sarà il nostro congresso. Ma se ho molti dubbi sul fatto che alle prossime elezioni ci si possa presentare ancora con un polo autonomo  - vedremo quale sarà la legge elettorale comunque - vorrei dirvi che sono assolutamente convinto che lo spazio per un partito di area cattolica, ancorato ai valori del Ppe in Europa, c'è, c'è ancora, e se ci rimettiamo in moto da subito con la nostra struttura sul territorio possiamo riconquistarlo.
Anzi, se guardiamo oltre i nostri confini possiamo vedere che in prospettiva questo spazio è destinato ad essere più ampio di quello che avevamo davanti dopo il voto del 2008. Allora Pd e Pdl insieme arrivavano quasi al 75% dell'elettorato.
Oggi il Pd è in crisi e di fatto ha cancellato la sua componente moderata della Margherita, dei cattolici che avevano contribuito alla sua nascita. Ed il Pdl, legato com'è ai destini di una persona sola, per quanto incredibilmente combattiva, è destinato per forza di cose a ridimensionarsi. Mentre il Movimento 5 Stelle, io sono pronto a scommettere con chiunque, non può durare perché ha raggiunto una dimensione tale che gli rende impossibile continuare a lungo ad essere solo forza di protesta e non appena verrà misurato sulla capacità di proposta finirà inevitabilmente per sgonfiarsi.
Allora ci sono tante ragioni per fare autocritica ma anche altrettante ragioni per rimetterci subito al lavoro in vista del congresso e delle prossime amministrative che per noi saranno un primo banco di prova attraverso cui dimostrare che sul territorio continuiamo ad esserci e ad essere organizzati.
Di sicuro quello che non mi si può chiedere - e anche su questo voglio essere molto netto - è di rinnegare quello che è stato fatto nella scorsa legislatura. 
Non sono uno sciacallo del giorno dopo e se qualcuno si aspettava un comportamento simile da parte mia oggi, mi spiace ma su questo lo deluderò.
L'Udc negli ultimi cinque anni in Parlamento, con le nostre componenti alla Camera e al Senato, con Pier, con Rocco, con me, con i capigruppo Galletti e D'Alia ha criticato un sistema che non funzionava più e che infatti è andato in tilt alle elezioni.
Ha avuto il merito di salvare l'Italia aprendo la strada all'arrivo di Monti che con il suo governo ci ha evitato il fallimento. Ha avuto una classe dirigente responsabile, leale. Lo dico senza mezzi termini: la migliore classe dirigente che il Parlamento ha avuto nella scorsa legislatura è stata quella dell'Udc. Un gruppo di straordinari parlamentari che ha messo davanti a tutto l'interesse del Paese, stando in prima fila, sempre, anche quando si sono dovute approvare riforme dure e impopolari, come quella delle pensioni. Abbiamo tenuto sempre davanti l'interesse del Paese, delle famiglie italiane, rispetto a quello del partito.
L'Udc è il partito che ha deciso di giocarsi la partita della coerenza fino in fondo, e siccome l'analisi della crisi del bipolarismo era giusta - oggi il bipolarismo non c'è più, come ho detto prima Pd e Pdl insieme hanno perso 9 milioni e mezzo di voti! - ha tentato la via della costruzione di un nuovo polo di governo, serio, responsabile, perbene.
Sono stati commessi degli errori. Tutti quelli che ho elencato prima e chissà quanti altri, ma non ci si poteva chiedere dopo cinque anni di contrasto al bipolarismo di fare finta di niente e tornare bipolaristi per il voto. Forse abbiamo peccato di troppa generosità. Abbiamo lasciato troppo correre quel fastidio verso i partiti che una parte dei nostri elettori ha interpretato paradossalmente contro noi stessi.  Oggi che quel bipolarismo è davvero finito si apre un'altra stagione: come dicevo prima credo che, se il congresso lo vorrà, anche noi la prossima volta saremo chiamati a fare delle scelte. Qualunque scelta faremo, però, non ci si chieda di essere incoerenti con noi stessi e con le grandi questioni che rappresentano il nostro Dna: i temi eticamente sensibili, la difesa delle famiglie, la centralità della persona, la dignità del lavoro. E ancora: l'impegno per l'abolizione delle province, il dimezzamento dei parlamentari, la riforma di questa legge elettorale folle, le riforme istituzionali che salvaguardino l'unità del Paese.
Siccome nessuno ha vinto davvero queste elezioni - altrimenti sapremmo già quale governo e quale maggioranza avremmo - noi diciamo che l'unica possibilità che esiste è quella di formare un governo tecnico che approvi poche riforme, a partire da quella delle legge elettorale, e ci riporti rapidamente al voto.
Il tentativo di Bersani di queste ore può apparire come un gesto forte e nobile verso il suo stesso elettorato, ma mi chiedo quali margini possa avere, considerato che non avrà l'appoggio né di Grillo né del Pdl. Per cui sarà ancora una volta il Capo dello Stato a dover sbrogliare la matassa, affidando l'incarico ad un tecnico. E questa volta anche Pd e Pdl, dovranno assumersi le loro responsabilità per riformare la legge elettorale prima di tornare a votare. La nostra posizione è sempre stata nota: noi siamo per il ritorno delle preferenze. Ma se si vuole scegliere un sistema con il doppio turno o altri meccanismi che rimettano al centro il cittadino lo si faccia, e in fretta, perché il Paese ha bisogno di essere governato. Di risolvere lo spaventoso problema della disoccupazione giovanile, di avere nuove e moderne infrastrutture, di far respirare le famiglie e le imprese. Non possiamo lasciare l'Italia in queste condizioni ancora a lungo.
Per quanto riguarda noi invece, l'invito che rivolgo a tutti è impegnarci a rimettere fuori la testa per le prossime amministrative che sono davvero dietro l'angolo e a preparare al meglio il congresso.
Un congresso che sarà gestito in modo aperto e collegiale. Che dia voce e spazio di decidere a tutti, perché in questo momento abbiamo bisogno di ascoltare tutti. Fin dai prossimi giorni la Commissione di garanzia per la preparazione del congresso comincerà a girare l'Italia, regione per regione, per raccogliere il quadro della situazione sul posto e per organizzare al meglio questo appuntamento decisivo per il nostro futuro.
Come ho detto all'inizio sono convinto che fra pochi mesi si tornerà a votare e dunque avremo una nuova possibilità: rimaniamo uniti, rinnoviamo tutto quel che c'è da rinnovare, rimanendo fedeli però ai nostri simboli e ai nostri valori e, anche se ci aspetta una fase molto dura, sono convinto che ne sapremo venire fuori, che sapremo recuperare i nostri elettori smarriti.
Un'ultima cosa vorrei dire in chiusura. Ed è una cosa che tocca la mia coscienza di Segretario nazionale prima di tutto, ma che credo che stia a cuore di ognuno di noi.
Voglio ringraziare pubblicamente tutti i lavoratori, i dipendenti ed i collaboratori che in questi anni si sono impegnati ed hanno dato il massimo per l'Udc.  Nel partito, nei gruppi della Camera e del Senato. Molti di voi le hanno conosciute nei nostri uffici in questi anni e sono davvero persone splendide. Oggi queste persone e le loro famiglie vivono momenti di preoccupazione per il loro lavoro. Anche per loro, come per tutti gli italiani che sono in difficoltà, che hanno perso o stanno perdendo l'occupazione, dobbiamo essere responsabili e non farci prendere dal desiderio di distruggere tutto come i grillini.  Anche a loro, semmai, dobbiamo cercare di dare soluzioni e speranze e dobbiamo essergli vicini. Se ci riusciremo vorrà dire che avremo cominciato ad imboccare la strada giusta anche per noi. E io credo sinceramente che insieme, rinnovandoci e impegnandoci ancora di più, possiamo riuscirci."
 
                                            ON. LORENZO CESA
 



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